Laura Avalle a Talky: “La maternità mi ha confermato che non so stare senza scrivere”

Dirige con grande successo il mensile Vero Salute ma negli ultimi anni è esplosa anche come scrittrice. Laura Avalle, reduce dal grande successo del libro “Le altre me”, presenta a Talky la sua ultima fatica letteraria “Vita io ti aspetto – L’Amore raccontato a una bimba che sta per nascere” (Collana “Primo Piano” – Giuliano Ladolfi editore) la cui prefazione è stata scritta dalla direttrice di Vero e VeroTv Laura Bozzi.

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Laura, come nasce il tuo nuovo libro “Vita, io ti aspetto”?
Nel modo più naturale possibile, quando ho visto comparire quella scritta, sul test di gravidanza, che ti cambia tutto: “incinta”. E improvvisamente mi sono ritrovata a mettere nero su bianco emozioni, sensazioni, ma anche gli esami e i controlli medici. Ho sentito la necessità di fermare quei momenti che il tempo avrebbe poi inevitabilmente sbiadito, ma non solo. Ho iniziato a dialogare con mia figlia, le ho raccontato di come io e suo padre ci siamo conosciuti e innamorati, dei suoi nonni, della vita che l’aspetta. Che è meravigliosa, ma che a volte può anche fare male. L’importante, nonostante inevitabili salite e discese, è non dimenticare mai che la felicità, prima ancora di essere un diritto, è una scelta.

C’è una pagina o un passaggio del libro di cui vai più fiera?
Si parla tanto di parità tra i sessi, ma c’è ancora tanta strada da fare. Così, quando ho scoperto che quella vita che portavo in grembo era una femmina e non un maschio, come pensavamo all’inizio, ho sentito il dovere di insegnarle l’amore, quello vero, che non ha niente a che vedere con la violenza, a battersi contro le ingiustizie, a maturare una propria personalità e imparare a difenderla, non essere quello che gli altri si aspettano che lei sia. Gandhi diceva, a ragione, che “dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere nel mondo” e io credo che noi genitori, che abbiamo il compito di educare i nostri figli a essere brave persone, giochiamo un ruolo importante in questo senso.

Qual è stata, invece, la pagina più difficile da scrivere?
Raccontare il parto, la tragicità di quegli attimi dovuti a una complicazione che nessuno poteva prevedere dove ho rischiato di perdere mia figlia. I medici, che sono stati straordinari, hanno fatto la differenza.

Chi vorresti leggesse “Vita, io ti aspetto”?
Questo è un libro pieno di positività e di amore per la vita. Credo che potrebbe essere di aiuto a tante persone.

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Quando tua figlia sarà grande e leggerà questo libro che cosa ti piacerebbe pensasse?
Ho tentato di farla riflettere sul senso della vita. Per questo ho toccato molte tematiche: l’amore, la malattia, la disabilità, la gioia, il dolore. Senza perdere mai di vista la grande fortuna di essere venuti al mondo. Spero di essere riuscita a trasmetterle questo entusiasmo.

L’esperienza della maternità come ha cambiato il tuo approccio al lavoro e alla scrittura?

Ho la fortuna di fare un lavoro che amo e che mi regala grandi emozioni e l’esperienza della maternità mi ha confermato che non so stare senza scrivere.

Immaginando una trasposizione cinematografica di “Vita, io ti aspetto”, quali attori sceglieresti?
Più che una trasposizione cinematografica, “Vita, io ti aspetto” si presterebbe benissimo per una pièce teatrale. Raccontare con questa forma di arte i dialoghi di una mamma con il suo pancione farebbe molta presa sul pubblico. Anzi, ora che ci penso ti ringrazio molto per avermi dato l’idea! Chi fosse interessato mi contatti su Facebook. E’ un sogno che mi piacerebbe realizzare insieme a voi.

Dirigi da anni con successo il mensile Vero Salute. In cosa differisce rispetto al tuo lavoro di scrittrice?
Sono giornalista di professione e scrivo libri per hobby. Entrambe queste cose sono unite dalla passione per la scrittura. Ciò che le differisce, invece, è lo stile.

Visto il successo dei primi due, stai già pensando al tuo terzo libro?
Mi piacerebbe, l’anno prossimo, festeggiare i miei quarant’anni con un libro di poesie. Sarebbe la mia seconda raccolta di versi, dopo “Gli ultrasuoni del cuore” (GDS Edizioni), pubblicato nel 2011. Ma intanto, in pentola, bolle già un altro romanzo sul genere di “Le altre me” (La Lepre Editore, 2015) che, ne sono certa, farà parlare parecchio.

In futuro quali altri traguardi, sia sul fronte privato che professionale, ti piacerebbe raggiungere?
Più che desiderare qualcosa che non ho, sento il bisogno e il dovere morale di ringraziare per tutto quello che ho: un marito, una figlia, una casa, un lavoro, amici e amiche meravigliose, un cane. Mi sento molto fortunata e devo dire grazie a mia nonna Maddalena, per avermi trasmesso questo senso di gratitudine per le piccole cose della vita (che tanto piccole non sono). Lei che ora ha 88 anni e che ha vissuto la guerra e che ogni volta, davanti a un piatto di pastasciutta dice: «Ho patito la fame e conosciuto la miseria più nera e adesso solo la donna più felice del mondo, perché non mi manca niente».

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