Life – Non oltrepassare il limite: la recensione, i marziani sono pericolosi
23/03/2017 di Redazione
Life – Non oltrepassare il limite, diretto da Daniel Espinosa è il nuovo thriller di fantascienza, dove lo scoperta di vita su Marte diventa decisamente non auspicabile.
Daniel Espinosa è un regista di origine cilena allevato nel nord europa, di conseguenza un mix di latino e scuola danese di cinema che lo hanno portato al successo in Svezia con Snabba Cash (Easy Money), film che gli ha aperto la strada di Hollywood, sempre alla disperata ricerca di talenti. Al suo terzo film in lingua inglese dopo i validissimi Safe House- Nessuno è al sicuro con Denzel Washington e Ryan Reynolds e Child 44 – Il bambino numero 44 tratto dal romanzo di Tom Rob Smith, si avventura nel campo del fanta horror con Life – Non oltrepassare il limite.
Life – Non oltrepassare il limite richiama subito alla mente il primo Alien di Ridley Scott e molti film recenti con ambientazioni futuristiche, come Gravity e Sopravvissuto – The Martian. In realtà ai più esperti non sarà affatto sfuggito che la scoperta di entità aliena in grado di contaminare la Terra, che viene prima esaminata al “sicuro”, nel nostro caso nella stazione spaziale seguendo una rigida serie di protocolli di sicurezza ricorda decisamente il capolavoro Andromeda (The Andromeda Strain) film diretto nel 1971 da Robert Wise e tratto dall’omonimo romanzo di Michael Crichton (quello di Jurassic Park) che racconta dell’arrivo di un letale microrganismo sul pianeta Terra dopo il rientro di un satellite.
In Life – Non oltrepassare il limite, il satellite che torna da Marte con il campione di microrganismo viene portato sulla stazione spaziale ed esaminato dal team internazionale di scienziati ed astronauti. Nel buio dell spazio , all’interno di un sistema di contenimento, il piccolo organismo ritroverà la vita, ma alle prime entusiaste reazioni sul Pianeta Terra, dove una scuola di bambini gli dona l’innocuo nome di Calvin, per il primo marziano scoperto nella storia, ben presto la crescita dell’organismo si rivelerà un pericolo per gli abitanti della stazione spaziale e per il nostro pianeta.
La trama essenziale del classico fanta horror viene però portata sullo schermo con maestria da parte di Espinosa e da tutti gli attori. Ricalcando i classici clichè da Ryan Reynolds astronauta spaccone, al dottore con le gambe paralizzate (Ariyon Bakare) che studia la creatura, all’esperta di sicurezza (Rebecca Ferguson) che ha concepito il piano per evitare la contaminazione, all’astronauta ed esperto ingegnere (Jake Gyllenhall), al capo dell stazione una eroina russa (Olga Dihovichnaya) allo scienziato giapponese (Hiroyuki Sanada). Espinosa usa tutti i più classici sistemi per spaventare e tenere alta la tensione, e complici le splendide scenografie e gli effetti speciali, lo scopo di intrattenere e spaventare il pubblico funziona perfettamente.
Si potrebbe frettolosamente liquidarlo come un Gravity con l’Alieno, ma in realtà lo studio effettuato per rendere la sceneggiatura credibile, specie sull’effettivo sviluppo e ritorno in vita di un organismo alieno (ricordiamo a tutti, che anche oggi per le missione spaziali i protocolli di decontaminazione sono molto rigidi, basti ricordare gli astronauti della missione Apollo costretti ad una lunga quarantena) decisamente lo rende molto differente. Nella parte horror della pellicola è dove la regia riesce a dimostrare le sue qualità, magari troveremo la nostra creatura fin troppo intelligente e “vivace”, ma lo scopo è proprio quello di mostrare il mostro spaziale con tutta la sua forza, strizzando anche l’occhio a vecchi classici anni ’50, che i giovanissimi sicuramente non hanno mai visto.
In conclusione una onesta pellicola, che senz’altro divertirà gli amanti di questo genere, un pò meno chi non ama le storie fantastiche che danno angoscia. Senza dubbio il sottotitolo di non oltrepassare il limite lo possiamo “appiccicare” al film, nel senso letterale di riuscire a svolgere la sua funzione di intrattenimento, ma restando di gran lunga inferiore alle sue principali fonti di ispirazioni, e di conseguenza non superando quel limite. Se il primo Alien resta uno dei migliori fanta horror mai realizzati nella storia del cinema, vi invitiamo anche riscoprire Andromeda, che in quanto ad atmosfere ed angoscia è pari al film Scott. Forse non è un caso che entrambi siano stati realizzati nella decade magica degli anni’70, mentre per il nostro Life: non oltrepassare il limite lo consigliamo decisamente agli appassionati del genere.
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