Logan – The Wolverine: L’incontro con Hugh Jackman, Patrick Stewart e James Mangold a Berlino
18/02/2017 di Redazione
Abbiamo incontrato Hugh Jackman, Patrick Stewart, il regista James Mangold e i produttori, Hutch Parker e Simon Kinberg per parlare del film ” Logan – The Wolverine ” a Berlino.
Logan potrebbe diventare un musical? Siccome potrebbe essere l’ultima volta che veste i panni del personaggio, le mancherà?
Jackman: Per la prima domanda: no, un musical decisamente no. (Si rivolge a Mangold): Tu mi dirigeresti?
Mangold: No.
Jackman: Questo è un film diverso dagli altri, non definito dal franchise né ai film precedenti o ai successivi. Ero molto teso prima di vederlo ed è oltre le mie aspettative, mi ha fatto piangere. Il personaggio di Logan non mi mancherà perché non andrà mai via. I fan me lo ricorderanno costantemente. Fa parte del mio viaggio, è dentro di me.
Jackman: Jim (Mangold) è un grande storyteller. Con le sue storie va oltre la vita quotidiana. “Logan è un film sulla famiglia, su una persona che ha paura dei legami che ci pone una domanda: è meglio connetterci agli altri o vivere da soli? Non importa il genere di cui si occupa, che sia un horror o un cinecomic, c’è la sua scrittura e il suo modo di raccontare una storia. Nel film c’è un personaggio, che è un supereroe, che si prende cura di un altro più anziano. Il messaggio diventa più importante della violenza.
Mangold: ”Logan” ci permette di rivolgerci ad un pubblico più ampio. Credo che sia importante non fare film che addormentano le coscienze. Per questa ragione, i riferimenti alla cultura pop sono strumenti utili, ma non vogliamo solo vendere solo t-shirt o action figures. Ci interessa ma dire qualcosa.
Nel film si vedono bambini che uccidono, come è stato sul set?
Mangold: Girando questo film abbiamo creato un ambiente d’amore. Tutti sono affettuosi. Patrick (Stewart) mi ricordava poco fa si quando lui e Hugh (Jackman), nelle lunghe scene in auto, giocavano e scherzavano. Per ciò che concerne gli attori più giovani, i loro genitori erano capaci di contestualizzare le scene di violenza e i figli conoscono la differenza tra realtà e fiction. Il film, però, non è per bambini, parla di genitorialità, per questo i bambini devono esserci, ma i temi riguardano la natura umana, la vita e la morte. Non è un film per bambini di 9 anni.
Jackman: Sul set chiamavo la piccola Dafne “Little bird who jumps” (uccellino che corre).
Stewart: Inizio dicendo che sono imbarazzato qui davanti a voi perché provengo da un paese che ha deciso di lasciare l’Europa. Voglio sottolineare che solo una parte dei cittadini inglesi ha votato per la Brexit. Tornando alla domanda, il personaggio di Daphne ha la capacità di ascoltare in tutte le sue scene, comprende la differenza tra i diversi tipi di vita che potrebbe avere. Ogni sua scena è ottimista è costruita per lei.
A quali fumetti è ispirato il film?
Mangold: “Vecchio Logan” (“Old man Logan”) e “Innocence Lost”, che racconta la storia di Laura.
A cosa si deve la scelta di mostrare dei fumetti degli X Men nel film?
Mangold: Abbiamo mostrato i personaggi nel tempo del loro ‘tramonto’ e abbiamo immaginato che fossero in qualche modo diventati famosi. Qualcuno si sarà reso conto che hanno più volte salvato il mondo! Da questo nascono i fumetti nel film, sono il racconto parziale di fatti veri, e di altri meno realistici. Uno spunto è stato “Unforgiven” con Richard Harris, in cui il protagonista fa racconti esagerati. Questo riguarda anche noi e come i nostri personaggi si comportano contro la loro versione esposta ‘dalla tuta gialla’.
Kinberg: Questo film è diverso dai precedenti, per scelta. Una pellicola più onesta e drammatica. Mostra un lavoro su generi diversi, che non tutti i registi sanno fare, e una visione chiara dall’inizio.
Parker: Mangold è un grande regista.
Mangold: La produzione non è stata nemica di questo film. Mi hanno lasciato ogni possibilità, li ringrazio perché mi hanno dato fiducia.
So che mio figlio vorrà vedere questo film. Non credete che sia troppo violento?
Mangold: Come genitori, si può dire ai figli di non vederlo. Però consideriamo che, spesso, mostriamo loro film in cui centinaia muoiono e non sanguinano. Un film può essere violento, ma rispettare la vita nella sua veridicità.
Sa che la Berlinale permetterà a tantissimi giornalisti da tutti il mondo di scrivere di questo film?
Parker: Sì e siamo in attesa di sapere cosa ne penseranno. È bello essere qui alla Berlinale, perché è uno degli appuntamenti cinematografici più atteso dell’anno.
Quanto vi ha fatto sentire anziani rivedervi dal primo X Men a questo? Il mondo è cambiato, come adattate i personaggi ai tempi?
Stewart: Il tempo ci influenza, non potrebbe essere altrimenti. Non volevamo fare un film politico, eppure ci sono eco dei tempi attuali, in un mondo che si allega. Forse abbiamo fatto un lavoro ancora migliore che nei precedenti.
Jackman: Nel film ci sono previsioni di avvenimenti un anno prima che succedessero, c’erano già muri e confini. Questo è merito della scrittura di Jim. Pensando agli inizi, ricordo l’agitazione per il primo X Men. Ero molto preoccupato di conoscere Patrick Stewart, lo guardavo VHS in cui recitava Shakespeare, quando ero all’Accademia di recitazione.
Il personaggio di Logan è stato dentro di me per 17 anni, ma solo in questo film ne ho incontrato il cuore. Quando ho incontrato James gli ho detto: ai miei nipoti voglio dire che questo è il film che definisce il carattere di Logan.“Logan” è un film per i fan, ma anche per chi non ha mai visto un film della saga.
Non avrei potuto fare questo film quattro anni fa e non sarebbe stato possibile senza queste persone. Abbiamo chiesto a tutti salire a bordo e di abbracciare il progetto e ci hanno detto sì, con entusiasmo, per fare qualcosa di vero.
PARTECIPATE AL CONCORSO PER VINCERE IL COFANETTO CON 5 BLU RAY SUGLI X-MEN
Passate su Italian Marvel Fans e Marvel Hmour