Loving Vincent: Recensione, meravigliosa arte animata in un thriller sulla morte di Vincent Van Gogh
17/10/2017 di Thomas Cardinali
Loving Vincent è un’opera d’animazione incredibile realizzata interamente con dipinti a mano in pieno stile Vincent Van Gogh, ma è anche un thriller che regge dall’inizio alla fine. La recensione.
Loving Vincent, quando l’arte si fonde con il thriller
Della vita di Vincent Van Gogh sappiamo molto, anzi chi lo ama probabilmente sa tutto a partire dalla tragica solitudine tipica dei poeti e i suoi paesaggi e quadri naturalistici erano poesia nell’animo in cui ogni spettatore poteva rispecchiarsi fino ad inebriarsi. Un intrinseco spirito poetico quello di Vincent Van Gogh che lo portò ad un suicidio disperato ed è proprio dal giallo della sua inspiegabile morte che “Loving Vincent” riparte regalandoci uno spettacolo incredibile che fonde arte, filosofia in un thriller imperdibile anche per chi non ama particolarmente l’animazione e l’arte. La narrazione parte nel 1891 quando Joseph Roulin incarica il giovane figlio nulla facente Armand Roulin (Douglas Booth) di consegnare l’ultima lettera di Van Gogh (Robert Gulaczyk) al suo amato fratello Theo con cui aveva da sempre mantenuto una fitta corrispondenza.
Arman rappresenta l’amante medio dell’arte, che in quel periodo non aveva molta considerazione di quello che dopo la morte sarebbe diventato uno dei pittori più amati di sempre a distanza di anni forse anche grazie al fascino della di lui prematura morte. Alla base della sua scarsa stima però non c’era una “critica” artistica, ma bensì quasi una paura intrinseca dato che Vincent Van Gogh dopo una lite furibonda con il collega amico Gaugain si tagliò un’orecchio che in seguito inviò ad una prostituta. Proprio grazie alla proposizione di dei flashback possiamo rivivere alcuni degli avvenimenti legati alla vita di Vincent Van Gogh in Loving Vincent, tra cui questo.
Loving Vincent è poesia per gli amanti della bellezza
Araman come il pubblico medio viene affascinato dalla figura del poeta tramite i racconti di chi ha trascorso con lui le ultime ore nel villaggio di Auvers-sur-Oise ed è proprio in questa piccola cittadina che Loving Vincent diventa un thriller abbandonando la storia e scivolando nella fiction, su cui però ci sono anche dei fondamenti di verità purtroppo non confutabili. Loving Vincent non vuole dare una risposta sul quesito di come sia morto davvero Vincent Van Gogh, ma vuole essere un tentativo di rivoluzione per l’animazione che diventa arte in un modo che ricorda, seppur con stile diverso, la poetica del cinema d’animazione giapponese anche questo distribuito spesso da Nexo Digital. Non perdetevi la possibilità di godere fino a domani nelle nostre sale di questo evento, Loving Vincent è più di un omaggio a Vincent Van Gogh.