Da Sanremo alla musica italiana di oggi, intervista a Maurizio Scandurra

Maurizio Scandurra è un giornalista e critico musicale ed agente di grandi cantanti italiani, ecco che cos’ha raccontato ai microfoni di Talky Music.

Buongiorno Maurizio, in una sua recente intervista ha detto che rivorrebbe come conduttore Pippo Baudo al Festival di Sanremo. Non pensa che oramai, all’età di 81 anni, lo storico presentatore non riesca più a reggere un evento del genere, viste le varie pressioni?

Vedo tutti i giorni giovani di 20-30-40 anni essere ben più bolliti di molti, cosiddetti, ‘anziani meramente anagrafici’. Giuseppe Ottaviani, a 101 anni, fa ancora l’atleta: chi non ricorda l’arzillo signore marchigiano che Carlo Conti invitò come superospite a Sanremo 2016? Giovanni Agnelli, avvocato e imprenditore, è stato al timone della ‘Fiat’ sino all’ultimo. Rita Levi Montalcini, scienziata eccelsa, ci mancava poco spirasse in laboratorio, da quanto amava il proprio lavoro, che era un tutt’uno con lei. Lo spirito buono di Giulio Andreotti ha aleggiato sino all’ultimo nei palazzi romani della politica, cui ha dedicato un’intera esistenza. Magari ci fosse ancora uno come lui, altro che storie! San Giovanni Paolo II ha guidato la Chiesa per quasi 30 anni, il secondo pontificato più lungo della storia. E potrei continuare all’infinito. I grandi sono tali perchè non vanno mai in pensione. Non esiste un termine terreno al loro genio: nessun essere umano ha diritto, al contrario di Dio, di scrivere per loro la parola ‘stop’. L’eccezionale unicità di questi personaggi illustri e impareggiabili, ciascuno nel proprio campo, sta proprio in questo aspetto: nell’eternità del talento senza età, del genio senza tempo che li contraddistingue e marchia a fuoco indistintamente uno ad uno. Lo stesso dicasi per Pippo Baudo: è cerebralmente e artisticamente immortale. Fa la differenza in tutto quel che fa. Il suo ritorno a Sanremo a dieci anni dal suo ultimo Festival, nel 2008, è la sola, vera novità.

Secondo Lei, qual è stato l’artista che ha meno meritato la vittoria al Festival di Sanremo negli ultimi anni?

Di certo Marco Carta, Simone Cristicchi, Giò Di Tonno e Lola Ponce, Povia, tanto per citare i primi che mi vengono in mente. Nessuno di loro, oggi, ha segnato indelebilmente il corso della musica italiana. Anzi, alcuni sono proprio spariti del tutto, gravitano in circuiti minori o si sono persino riciclati a teatro. Arisa, invece, o di riffa o di raffa la si sente sempre. E’ ancora in auge, nonostante la rottura del rapporto professionale con ‘Warner Music Italy’ e l’attuale gestione artistica in proprio, da indipendente. Valerio Scanu si divide tra musica e televisione, come notorietà e simpatia nulla da dire: aspettiamo di sentire nel 2018 il prossimo disco di stampo internazionale, come lui stesso ha mediaticamente annunciato. Artisticamente, invece, si può e si deva fare molto di meglio e di più di Emma Marrone e Francesco Gabbani, vincitori del podio anch’essi all’Ariston, rispettivamente nel 2012 e nel 2017.

Ha detto che non vorrebbe Paolo Bonolis come conduttore visto che stravolgerebbe l’intero Festival ,cambiando anche sede. Se Lei dovesse, però, immaginare Sanremo in un’altra città, dove lo vedrebbe bene? E, soprattutto, presentato da quale dei conduttori giovani di oggi? (O, chissà…anche conduttrici).

Lei gradirebbe che un ospite, per venirla a trovare, entrando in casa sua, decida – d’amblais – di farle prima cambiare l’arredamento, i tappeti, i quadri, i divani, i colori delle pareti, persino i sanitari del bagno, altrimenti resta sull’uscio? Fa ben prima e meglio a trovare un altro amico, mi creda. Di gente che soffre di ‘padreternite’ non ve n’è affatto bisogno. Stimo Paolo Bonolis, per via quell’eloquio sciolto e fluente che in tv ritrovo soltanto nel noto pischiatra e criminologo Alessandro Meluzzi, anche se a livelli ben culturalmente più alti in quanto a spessore e argomenti, a indiscusso favore di quest’ultimo. Se toccherà a lui Sanremo 2018, ben venga: è un ottimo professionista, uno brillante, ha sempre fatto benissimo nei suoi due precedenti Festival. Per quel che mi riguarda è stato sinora il migliore a coniugare canzoni di qualità, ascolti e grandissimi momenti di televisione, specialmente per l’edizione 2005. Sia ben chiaro un concetto: ‘cambiare’ non significa ‘stravolgere’, ‘rinnegare’, ‘abnegare’, abiurare il passato’. Sanremo sta bene lì dov’è, al Teatro ‘Ariston’, così come il sole di giorno e la luna di notte. Spostarlo sarebbe come immaginare a Roma vedere Papa Francesco – per attirare più fedeli, in Piazza San Pietro – celebrare la messa seduto sul ‘Cupolone’ o aggrappato al campanone. Che follia! Ci pensino le canzoni di qualità a fare notizia e a tornare una volta per tutte al Festival, non il contorno. Termino di rispondere alla sua domanda: nessun conduttore giovane. Per fare Sanremo ci vuole gavetta, esperienza, spessore. E, tantomeno, nessun’altra città. Lei vedrebbe bene la Torre di Pisa a Bologna, o il Colosseo a Canicattì? Certe tradizioni sono in valore assoluto: non si toccano.

Che cosa ne pensa di alcuni soggetti che stanno saltando fuori dal nulla, trasformando un mercato discografico che già ora non aveva bisogno di cambiamenti? (Esempio: Fabio Rovazzi, Saluta Andonio, Enrico Papi etc…).

Semplicemente, non penso. Non spreco nè offendo la mia intelligenza nel parlare di perfetti e modaioli ‘signori nessuno’ privi di contenuto. Ha già detto tutto lei. Sono solo ‘soggetti’. Punto. Ci aggiunga anche tutti i rapper – nessuno escluso -, e la mia risposta è completa.

Quale degli artisti di oggi pensa possa essere il prossimo “riempitore” di stadi alla Tiziano Ferro, Ligabue, Pausini e Vasco Rossi?

Indubbiamente, la mitica e gloriosa PFM – l’unico grande gruppo rock italiano conosciuto e amato in tutto il mondo -, insieme a Lorenzo Jovanotti ed Elisa: quest’ultima solo se torna a fare la cantautrice a tempo pieno, e la pianta definitivamente di associare la propria, ancora ottima immagine a programmi davvero inutili come ‘Amici’ di Maria De Filippi. E, perchè no, anche Giorgia, Gianna Nannini, e l’astro ri-nascente Fiorella Mannoia che, grazie alla bravura autoriale di Amara, sta conoscendo un nuovo successo senza precedenti: bravi gli indipendenti Carlo Avarello e Gianni Rodo ad averle proposto l’ottimo e intenso brano ‘Che sia benedetta’. Da tenere d’occhio anche Dolcenera, una che fa devvero il mazzo a tutti a ogni nuovo album: è una hitmaker indiscussa, amatissima dalle radio, cresce e matura a ogni nuova uscita discografica proprio come i vini superiori di gran qualità. E, soprattutto, sorprende: mai un cd uguale all’altro. Una innovatrice pura che canta divinamente, intonatissima, e non proviene dai talent. Maria De Filippi si leccherebbe le mani ad averne, di potenziali Dolcenera, tra le nuove ‘leve’ del suo per me ormai desueto e stanco talent show ‘Amici’: il quale va bene solo per ragazzini che sperano di arricchirsi senza andare a lavorare buttando una voce davanti a un microfono e mostrando anche il fisico. Non capendo, invece, di essere solo merce di scambio nelle mani di un sottile meccanismo di sfruttamento economico e televisivo mica da poco. I talent sono finiti, morti, sepolti. Acqua passata: io, Michele Monina, Red Ronnie e Lele Boccardo è da mo’ che lo diciamo…Questione, davvero, ancora di poco. Tutto sta per cambiare.

Quale di questi artisti sopra citati, per Lei, è sopravvalutato?

Egregio Collega, vuole proprio costringermi a parlare dei ‘soggetti’ ? (e ride, ndr). Spendo invece due parole su Tiziano Ferro: un autentico gigante delle sette note. Qualche giorno fa il noto autore e produttore Alberto Salerno, nonchè suo primo mentore e scopritore, ha dichiarato testualmente al collega giornalista Nico Donvito sulle pagine di ItaliaPost.it: “Agli esordi faceva un R’n’B’ che in Italia non c’era. Anche nei testi c’era molta più ricerca e innovazione. La sua forza la conosciamo tutti, è molto interessante e resta un grandissimo artista. Ma la sua debolezza è quello di essere diventato un po’ troppo popparolo”. Concordo in pieno, e mi associo alle sue parole. Non saprei dire meglio. Mi auguro che, nel 2019, sempre che mantenga le promesse, il caro e valente Tiziano nazionale torni a essere – nel prossimo album – l’esploratore avanguardista, lo sperimentatore eccelso in grado di stupire e commuovere al contempo che tutti conosciamo. 

Quali sono gli artisti, invece, sottovalutati per Lei?

Ce n’è davvero una marea. Un sfilza interminabile. Un elengo triste e dolente, lungo come i fogli delle pagine della Sacra Bibbia messe una accanto all’altra. Tra i grandissimi, Antonella Ruggiero, Anna Oxa, Andrea Mingardi, Fabio Concato, i New Trolls e i Dirotta Su Cuba. Cito a dovere anche i Jalisse: sono davvero due grandi artisti, la cantante Alessandra Drusian è strepitosa sia in studio che dal vivo, peccato che nessuno gli abbia mai dato una vera possibilità, dopo la vittoria tra i Big a Sanremo 1997. Meritano molto più rispetto e considerazione anche Marina Rei, Gerardina Trovato, Silvia Mezzanotte, Mietta, Ivana Spagna, Leda Battisti, Silvia Salemi, Donatella Rettore, Alexia e Mariella Nava: tutte artiste vere, dimenticate ingiustamente dalle grandi major che, se non fosse per il coraggio delle etichette indipendenti, persino dell’autoproduzione in molti casi, nonché di qualche acuto manager amante della buona musica, oggi rischieremmo di non sentire più con nuovi dischi. Stessa sorte per la brava Ilaria Porceddu: ‘Tabula Rasa’.Tra gli artisti prematuramente scomparsi, nessuno ricorda mai a dovere Lucio Dalla, Pino Mango, Enzo Jannacci, Giorgio Faletti e Pino Daniele. Di chi è la colpa? Della cecità diabolicamente crescente del sistema discografico che continua a contrattualizzare soltanto youtuber, rapper e artisti dei talent. Più giovani e fighi sono, meglio è: per questo parlo a buon diritto di ‘pedofilia musicale’. 

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