Le migliori serie TV ambientate nel mondo del gaming

Il mondo del cinema ha da sempre utilizzato come location i casinò ed il mondo del gaming, ma anche nel piccolo schermo troviamo dei cult. Riscopriteli con Talky!

Hollywood si è spesso ispirato al mondo del gioco, sia con interi film – da Casinò di Martin Scorsese a Ocean’s Eleven – sia con singole scene memorabili e spesso comiche (vi dice niente Una notte da leoni?). Anche le serie TV sono state più volte girate in ambienti come casinò tavoli da poker. Diamo uno sguardo a quei casi in cui la TV ci ha mostrato questo strano e affascinante mondo.

Las Vegas

Questa rassegna non poteva che iniziare con la serie televisiva Las Vegas, trasmessa anche in Italia in chiaro su Rai 2. Negli Stati Uniti è andata in onda sulla NBC per ben cinque anni, dal 2003 al 2008. Gli episodi narrano le vicende che si svolgono all’interno del Montecito Resort & Casinò (nome di fantasia) che spesso coinvolgono il personale stesso della struttura, in vari ambiti: sicurezza, ristorazione, servizio parcheggio, ecc.
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Star principale della serie è James Caan, che molti ricorderanno per i suoi ruoli in film come Il padrino e Misery non deve morire. Nella serie Las Vegas interpreta Ed Deline, che inizia lavorando come capo della sicurezza e della sorveglianza per poi diventare direttore del casinò. La presenza di James Caan è uno dei motivi per ricordare questa serie e vi recita infatti per le prime quattro stagioni, mentre alla quinta viene sostituito da un altro big, Tom Selleck, che con il nome di A.J. Cooper diviene il nuovo direttore del casinò Montecito.

Tilt

Altra serie TV memorabile è Tilt, andata in onda negli Stati Uniti nel 2005. È in realtà una mini serie di nove episodi, prodotta da ESPN. I creatori di Tilt sono David Levien e Brian Koppelman, sceneggiatori del film cult Rounders, con da Matt Damon, Edward Norton e John Malkovich. I due hanno sceneggiato quattro episodi della serie e diretto il primo, mentre John Dahl – regista di Rounders – ha diretto e sceneggiato un episodio.

Tilt
Il titolo della serie, Tilt, deriva da un termine diffuso nel gergo pokeristico, e fa riferimento a quei momenti in cui il professionista gioca a poker peggio di quanto è normalmente in grado di fare quando è lucido. Il tilt è quindi un momento delicato nella carriera di un giocatore, è importante riconoscerlo, specialmente quando si è decisi a sfidare un osso duro come il Don Everest (Michael Madsen) della serie TV. Una serie mitica per gli appassionati di poker sportivo, che ha lasciato il segno e contiene quei semi che poi germoglieranno in Rounders. Da segnalare le comparse di veri giocatori come Phil Hellmuth, Daniel Negreanu ed Erik Seidel.

Big Deal

Facciamo adesso un salto negli anni ’80 per scoprire una serie prodotta dalla BBC, dal titolo Big Deal. La serie è stata creata da Geoff McQueen, sceneggiatore di serie televisive britanniche come The Bill, Stay Lucky e Give us a Break. Protagonista della serie è Robbie Box, personaggio interpretato da Ray Brooks, famoso soprattutto per le sue interpretazioni cinematografiche degli anni ‘70. Robbie è un giocatore di poker dalle alterne fortune, il suo personaggio è un “non vincente” nato e i suoi alti e bassi vanno ad influire non solo sulla sua vita, ma anche su quelle della fidanzata Jan Oliver – interpretata da un’ottima Sharon Duce – e di sua sorella Debbie. Ottima serie per tutti coloro che vogliono rivivere le atmosfere londinesi dei primi anni ’80 e scoprire gli ambienti di gioco dell’epoca.

Liar Game

Dopo un tuffo nel passato, facciamo un salto in oriente con Liar Game, serie televisiva giapponese andata in onda nel 2007, cui è seguita una seconda stagione nel 2009. La serie è basata su un omonimo manga del 2005, il cui primo volume in Italia è uscito nel 2012. In questo caso il gioco su cui è basata la serie TV è di pura invenzione, anche se per certi aspetti ricorda il poker. La protagonista di questa storia è la studentessa Nao Kanzaki che è stata scelta come partecipante al Liar Game, gioco in cui si ricevono 100 milioni di yen con i quali si sfidano gli avversari. C’è un solo piccolo problema: se si vince, si ha il diritto di tenere quanto vinto, ma se si perde si devono restituire i soldi alla società che organizza il gioco.
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È un gioco senza ritorno, quasi come La lunga marcia di Stephen King, in cui Nao si troverà ad affrontare situazioni dalla forte componente psicologica, battaglie da combattere a suon di intelligenza, bluff e intrighi. Come nei migliori giochi di strategia.

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