Mindhunter – Pilot Review

Mindhunter racconta le vicende di due agenti FBI esperti di negoziazione e crimini seriali, che alla fine degli anni 70, riscrivono parte della psicologia criminale legata agli omicidi seriali e senza apparente motivo.

Mindhunter: fra storia e finzione.

Ai nostri giorni non esiste un’indagine Federale o di polizia senza il cosiddetto “Profiler”, cioè colui capace di dare, in base ai dati raccolti, un profilo psicologico dell’assassino in base a parametri legati alla psicologia deviata o meno dell’autore dei crimini.

Mindhunter
Jonathan Groff è Holden Ford in Mindhunter

Negli anni 70 questo aspetto dell’indagine era ancora a livello quasi embrionale o del tutto sconosciuto. “Mindhunter”, ispirato anche al reale lavoro svolto fra il 1979 e il 1983 dagli agenti FBI Ressler e Douglas, ci guida, grazie alla sapiente mano di David Fincher, alla scoperta di come l’indagine psicologica legata a determinati crimini, sia diventata parte integrante del lavoro di equipe degli investigatori FBI e della polizia.

Mindhunter: i protagonisti.

Protagonisti  di Mindhunter sono Holden Ford (Jonathan Groff) e Bill Tench (Holt McCallany). Due agenti FBI che girano gli USA per fornire supporto alla polizia locale impegnata in indagine relative a omicidi rituali, o seriali, scontrandosi a volte con il materialismo e pragmatismo della provincia americana.

Mindhunter racconta l’America sconfitta di fine anni 70. Anna Torv insieme a Holt McCallany

Secondo i due agenti, esiste una qualche correlazione fra gli omicidi e il modo in cui vengono commessi e il passato o i trascorsi dell’assassino. Ogni atto presente nella scena del delitto è dunque, per Ford e Tench, non solo una prova oggettiva ma anche uno strumento in grado di “profilare” l’omicida o Offender come si dice in gergo.

Mindhunter: l’ambientazione

Nei primi due episodi di Mindhunter, possiamo notare come l’aspetto legato alla criminologia  e alla psicologia non sia in cima alle peculiarità di un indagine Federale. Siamo in un epoca di assestamento dopo le rivoluzioni degli anni 60 e l’agenzia investigativa è ancora molto legata ai vecchi schemi.
Fincher riesce molto bene ad accompagnarci dentro un mondo ormai così lontano, sfruttando personaggi come Ford del quale si approfondisce anche la parte relativa alla sua vita privata e al suo legame con l’enigmatica Debbie Midford (Hannah Gross).

Mindhunter
La coppia di investigatori Ford e Tench alle prese con la mentalità provinciale della polizia locale.

Le vicende personali mostrano un Ford frustrato dagli insuccessi sul campo come negoziatore, ma questo non  ferma il suo desiderio di andare oltre la semplice indagine dei fatti o del crimine in se, ma cerca delle risposte ai comportamenti deviati di certi serial killer e l’incontro con il più esperto Tench, rendono il suo lavoro applicabile sul campo per la risoluzione di casi reali.
Mindhunter mostra un taglio prettamente psicologico che però non analizza solo i casi che la coppia scopre. Ma cerca in qualche modo di profilare anche i protagonisti e in particolare Ford, del quale notiamo la grande insicurezza e la difficoltà di relazionarsi e di far valere le proprie idee o fronteggiare le difficoltà del suo lavoro come negoziatore.

Mindhunter: il tocco del maestro.

Lo sfondo sociale in cui la psicologia criminale si avvia verso un sempre maggior utilizzo nelle indagini, arriverà a contenere al suo interno tutta una serie di profilazioni criminali nuove e inaspettate fino a quel momento, basti pensare ai reduci della guerra del Viet-Nam appena terminata e tutte le conseguenze che ciò ha portato in menti già pericolosamente deviate.

Una scena tratta da Mindhunter.

La serie Mindhunter,  ha uno stile inconfondibile, determinato dalla sapienza registica di Fincher, che riesce a ricreare il giusto clima per ambientare la sua storia, con il giusto mix di introspezione e brutale e cruda realtà.
Fincher non regala nulla o quasi alla spettacolarizzazione (nei due episodi visti), preferendo il racconto dei fatti e l’indagine psicologica e in che modo questi aspetti, influiscano sui protagonisti. Dalla fidanzata di Ford ai caotici viaggi fra auto e aereo della coppia, tratteggiati mirabilmente in pochi minuti di episodio.

Mindhunter, le nostre conclusioni.

Oltre ai due protagonisti di Mindhunter, segnaliamo anche la presenza di Anna Torv (Wendy Carr), l’indimenticabile Olivia Dunham di Fringe.
Il nostro consiglio è quindi quello di vedere Mindhunter perché racconta una storia che possiamo definire come l’inizio della moderna indagine criminale legata agli omicidi seriali. Segnaliamo anche la presenza di Charlize Theron fra i produttori esecutivi di Mindhunter, tratta dal romanzo di Douglas e Holshaker “Mindhunter: Inside FBI’s Elite Serial Crime Unit” .
Passo e chiudo.

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