Non è un paese per giovani: Giovanni Veronesi, Giuliano Sangiorgi e il cast presentano il film
16/03/2017 di Redazione
Presentato oggi alla stampa Non è un paese per giovani, il nuovo film del regista toscano Giovanni Veronesi con Sara Serraiocco, Giovanni Anzaldo, Filippo Scicchitano, Nino Frassica e Sergio Rubini musicato interamente da Giuliano Sangiorgi e i Negramaro.
Il regista ed il cast hanno risposto, tra una risata e l’altra, alle domande della stampa, ecco cosa ci hanno raccontato sul film:
Ci aspettavamo un film figlio della tua trasmissione, però abbiamo scoperto qualcosa di più con una commedia, un’opera dai tratti drammatici e allo stesso tempo romantici. C’è di mezzo anche il road movie che ci fa conoscere l’ultima Cuba, una nazione in rapida evoluzione dopo il governo di Fidel Castro.
Giovanni Veronesi: “Questo film è sincero da parte mia come poche volte lo sono stato nella mia vita quando ho fatto film. I registi affermano di dire sempre la verità dal punto di vista cinematografico, ma in realtà non dicono davveo davvero quello che pensano; stavolta io l’ho fatto, o meglio, spero di esserci riuscito. Non è stato soltanto comico e divertente, ho cercato di fare un film romantico sui ragazzi perché penso davvero che lo siano interiormente. Si portano dietro una vita parallela nascosta in un angolo oscuro. Quando ascolto i protagonisti della mia trasmissione radiofonica e gli chiedo perché se ne sono andati dall’Italia e se vogliono tornare, sento quasi sempre delle vocine che mi fanno tanta tenerezza. Tutti vogliono tornare, ma non possono perché questo paese li ha espulsi come delle ernie spezzandogli i sogni. Non cercano sogni e lavoro, siamo noi a mettergli in testa gli stipendi perché loro vanno a caccia di sogni. Si rendono conto che gli italiani all’estero vengono stimati solo per il fatto di esserlo. Un ragazzo mi ha detto che lavorava come sommelier in un ristorante australiano solo perché era italiano, ma di vino lui non ne sapeva nulla, sparava solamente grandissime cazzate. parlando in trasmissione mi disse: “In realtà però essendo italiano un pochino di vino dovevo saperlo”. Poi mi ha detto di essersi portato dietro Dante senza averlo mai letto, Venezia senza averla mai vista. Un’altra cosa che mi ha detto è che un ignorante italiano rispetto ad un ignorante australiano è Umberto Eco, stiamo sempre a criticare ma quando andiamo all’estero ci rendiamo conto di non essere male, che la nostra scuola non fa così schifo come sembra”.
Il film mi ha dato l’impressione che parlasse di una determinata tematica all’inizio ma poi andasse verso altro, prima gli italiani che vanno all’estero poi una ricerca di riscatto da parte dei protagonisti. Voi tre che avete interpretato il film, cosa avete sentito?
Filippo Scicchitano: “Questa situazione si percepiva assolutamente; più che altro credo che fondamentalmente i personaggi cambino tutti e tre. Io parlo per il mio che è un po’ restio ai cambiamenti ma poi è convinto da Luciano (Giovanni Anzaldo ndr) ad aprire un ristorante con il Wi-Fi a Cuba. Il bello di fare questo il mestiere dell’attore è che puoi sentire sulla tua pelle l’evoluzione dei personaggi”.
Sara Serraiocco: “Nora, la ragazza che interpreto, rispetto agli altri due personaggi è quella che fa si che entrambi abbiano un percorso ed un evoluzione all’interno della storia. L’aneurisma che l’ha colpita, l’ha portata ad una concezione diversa di se stessa che le rende difficile fare questo percorso, ma allo stesso tempo lei ha un forte istinto che la porta a vedere degli aspetti in Sandro che la fanno innamorare ed altri che la fanno diventare amica di Luciano. Quando lei torna sulla spiaggia per Sandro (Filippo Scicchitano ndr) ella si prende cura del loro amore”.
Giovanni Anzaldo: “Il mio personaggio aveva già dei semini che a Cuba crescono in modo evidente; in realtà quando uno parte in posto nuovo scopre sempre delle cose, e io le ho scoperte anche dopo questo film. Non avevo mai preso un aereo, e questa volta l’ho fatto, per andare a Cuba a girare; ora viaggerò anche di più avendo superato l’ostacolo. Il massimo che avevo volato era 2 ore, ma mai 12 ore in prima classe (risate generali) con ogni ben di dio a disposizione”.
Chissà cosa ne penseranno i produttori che hanno dovuto pagare il volo…
Per i produttori, questo film è stato un po’ una scommessa, soprattutto l’andarlo a girare a Cuba, cosa potete dirci a riguardo?
Arturo Paglia: “Avevamo deciso di fare un film con Giovanni (Veronesi ndr) e tra i tanti registi in circolazione è anche uno dei più giovani. È un uomo incredibile, un vulcano di idee, mi ha fatto partire dall’Italia con le rirpese in corso senza avere i permessi per girare a Cuba mentre io, una volta atterrati, correvo a L’Avana a cercare i permessi; poi alla fine è andato tutto bene. Lui ha curato il film come un figlio, come fa con ogni sua opera, e così hanno fatto anche tutti gli attori, Nino Frassica e Sergio Rubini. Anche Giuliano (Sangiorgi, il frontman dei Negramaro ndr) è venuto fino all’Avana in questa follia. Spero che il film piaccia veramente, lo spero tanto soprattutto per Giovanni, dato che si è dovuto adattare al basso budget della produzione visti gli incassi bassi che il cinema ci riserva ultimamente. Lo ha fatto con una nonchalance fantastica, unica”.
Nino Frassica: “Io sono stato contento che mi avesse chiamato la produzione “Pago”, almeno ero sicuro, visto il nome, che ci fossero i soldi. Poi ho capito che si chiamava Paco, con la c, (risate ndr) e ho avuto i miei dubbi. Sono contento di ciò che ho fatto e ringrazio Giovanni lui e gli sceneggiatori mi hanno disegnato un personaggio che non avevo mai fatto. Come avete visto nel film di loro tre ho recitato quasi esclusivamente con Filippo (Scicchitano ndr), ma ho notato con estremo piacere che c’è una generazione di attori molto più interessanti della mia, molto più preparati di quando io esordivo nel cinema. Loro fanno finta di rubare qualcosa da noi, ma spesso siamo noi a rubare la loro freschezza. Speriamo che il film abbia il successo che merita”.
Volevo capire cosa hai detto a tuo fratello per scrivere l’ultima pagina del romanzo, come lo hai “incastrato”?
Giovanni Veronesi: “Gli ho solo detto di scrivere qualcosa sulle persone che spariscono e lui mi ha chiesto “sei sicuro? Magari viene un altro stile rispetto al film”. Io ho detto che non avrei fatto leggere nulla del romanzo durante il film ma solo l’ultima pagina, lui mi ha detto: “se mi viene te la scrivo perché vorrei che fosse qualcosa di indimenticabile”. Dopo 20 giorni è arrivata una mail dove non diceva nulla, partiva diretto con cioò che gli avevo chiesto di scrivere che è poi quello che avete sentito nel film, con quei bellissimi riferimenti letterari all’interno. Mi sono ammazzato di commozione mettendoci dentro la canzone di Giuliano. Ho quasi pensato di lasciar perdere il resto del film” e di fare solo il finale (risate ndr).
Per gli sceneggiatori, avete dovuto forzare il lavoro della scrittura con Giovanni Veronesi essendo più giovani di lui? Come avete collaborato con gli attori sui personaggi?
Ilaria Macchia: “Credo che Giovanni ci abbia scelti giovani apposta. No, non abbiamo lavorato direttamente con gli attori, anche se in sceneggiatura abbiamo parlato con Giovanni di possibili interpreti ai ruoli. Sia io che Andrea, questo è il nostro secondo film, siamo ancora in una fase iniziale e non sappiamo come andranno le cose. Portavamo un’esperienza personale, quella di essere degli sceneggiatori precari, entrambi facevamo altri lavori e avevamo amici che facevano lavori che non volevano fare. Giovanni è anche lui un fine sceneggiatore per cui c’è stata una collaborazione a tutto tondo”.
Andrea Vassallo: “Giovanni ha conosciuto prima Ilaria che poi ha chiamato me perché ne voleva anche un altro, voleva un secondo sceneggiatore da affiancare a lei. Questo film, alla fine, ha dato lavoro anche ai giovani, come noi due, ha un valore anche sociale (risate ndr). Per quanto rigurda i ruoli, sono stati molto interscambiabili perché a volte eraGiovanni a dover essere frenato in scrittura poichè immaginava situazioni esagerata, anche per dei giovani ragazzi come i tre interpreti, esempio ne è la scena molto forte al cimitero, quasi azzardata, una scena che nessun regista si sarebbe mai sognato di girare. Poi però abbiamo considerato che il bello è esagerare proprio perché c’erano due giovani a vivere un’esperienza dai toni epici”.
Giovanni Veronesi: “Credo che loro facciano bene a lavorare insieme perché si compensano, Ilaria è riflessiva e ti fa capire con il silenzio che hai detto una cazzata, mentre Andrea ti si scaglia contro. Mi sono trovato a difendere le mie idee per una volta, loro non mi perdonavano quasi mai e nel commettere i miei errori ho riconosciuto quello che facevo io da ragazzo quando scrivevo i film con Francesco Nuti e Piero De Bernardi”.
Volevo chiedere agli attori, se la vostra carriera non andasse bene, dove andreste a vivere?
Giovanni Anzaldo: “Ci sto pensando continuamente perché ho delle aspettative su questo film, anche se cerco di non averle. Finirò questa cosa a teatro, poi se non dovesse capitare nulla mi vorrei aprire un bar a San lorenzo, vino birra e salumi a volontà”.
Sara Serraiocco: “Il mestiere dell’attore è precario per definizione, uno si deve sempre mettere in gioco”.
Filippo Scicchitano: “Io c’ho la terza media, che volete che faccia? Il cinema mi ha investito, ha investito me e poi sono stato io ad investire su questo lavoro. Io non ho altri talenti per cui spero che vada bene anche questo film”.
Giuliano, questa è la tua prima colonna sonora, cosa ci puoi dire sul tuo lavoro e sulla collaborazione con Veronesi ?
Giuliano Sangiorgi dei Negramaro: “Con i Negramaro avevamo già fatto alcuni lavori in precedenza musicando La febbre di Alessandro D’Alatri, Vallanzasca, di Michele Placido e Italians, sempre di Veronesi, ma questa è la mia prima esperienza da solista. Già era successo che Giovanni mi chiedesse di fare la vesione negramarizzata di Meraviglioso di Domenico Modugno. Giovanni riesce sempre ad ottenere da me quello che vuole con dei “ricatti” ben studiati: in Radio lui mi ha chiesto di fare la colonna sonora del suo prossimo film, tra uno spot e l’altro; lui aveva capito che non potevo farla poichè troppo impegnato con il tour della band, ma poi subito dopo ha annunciato in diretta radiofonica che l’avrei fatta. Così anche per Modugno, il suo ricatto funziona sempre. È stato molto bello perché ho dovuto realizzare le musiche solamente sulla base della sceneggiatura, senza vedere alcuna immagine; ho realizzato dei demo che ho dato a Giovanni mentre ero in tour. Pensavo li avesse cestinati, invece le brutte copie sono diventate belle. Quando mi ha detto che il film si sarebbe girato a Cuba ho detto che non mi sarei mai avvicinato a quella musica, lui rispose che voleva sapere come io sentissi il film. Questa armonia è stata perfetta. Sono stato felice anche di aver preso dei giovani musicisti che rappresentano il film. Oltre ai Negramaro ho chiamato dei Jazzisti dal salento, l’opera di Pavarotti è cantata da Salvatore Cordella, un tenore che fa musica e canta in mezzo mondo. Sono stato felice di aver guardato ad altre realtà. Mi piaceva trattare questo argomento con temi musicali fuori moda, ho usato molto l’orchestra, composta da molti elementi.”
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