Omicidio all’italiana: Maccio Capatonda e il cast presentano il film

Omicidio all’italiana, la seconda fatica cinematografica del comico Maccio capatonda (Marcello Macchia) è stata presentata alla stampa alla presenza dei fidi Herbert Ballerina ed Ivo Avido. Il regista e gli attori, tra una risata e l’altra, ci hanno raccontato la genesi del film.

Un film scomodo, attualissimo e sopra le righe che ricalca a pieno lo stile vigoroso e irriverente del comico abbruzzese e, sulla scia del precedente film Italiano Medio, propone un nuovo modo di concepire la comicità pura, non una comicità fine a se stessa fatta solamente di gag e battute riuscite, bensì una visione strutturata e completa dell’insieme che parte dalla scelta dei nomi dei protagonisti fino ad arrivare ai particolari più minuti come il vestiario dei personaggi o una semplice citazione ccinematografica. Un prodotto di intrattenimento puro che in maniera non più di tanto velata affronta una tematica importante: la morbosità dei media e dell’italiano medio davanti a fatti di cronaca macabri e cruenti.
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Maccio, quanto ci hai messo a elaborare la lingua “acitrullese”? Qual è tra lecategorie umane quelle che hai voluto mettere alla berlina?
Maccio Capatonda: “Non volevamo ricopiare l’abbruzzese, volevamo piuttosto ideare un dialetto che fosse più terronese. Ho tribolato molto su come relizzare questa lingua, alla fine l’ho inventata poco prima di dare il primo ciak. Poi girando è venuta da sola. In realtà questo è un film che si basa sul “turismo dell’orrore” con persone che si recano, ci sono veri e propri tour organizzati, su luoghi dove sono successe tragedie. L’ispirazione mi è venuta guardando cosa stesse succedendo all’Isola del Giglio; poi ci ho messo dentro un po’ di Avetrana; in ogni caso gran parte del film è stata scritta a Cogne; mi sono recato in quel paesino della Valle d’Aosta proprio per cercare la giusta atmosfera necessaria per scrivere il film. La scena delle domande all’albergatore nel bagno è nata proprio da quello che ho sentito raccontare a Cogne. La Pertinente (Roberta Mattei ndr) è l’unica persona onesta nel film, essa però decide di abbandonare la divisa per diventare sindachessa. ”
Faccio bene a riconoscere nel film un’importante conduttrice di un programma pomeridiano in onda sulle reti Mediaset?
Maccio Capatonda: “Si fai bene, se forse non si è capito stiamo parlando proprio di Barbara D’Urso. La criminologa Spruzzone (interpretata da Sabrina Ferilli) in realtà è ispirata alla Bruzzone. Durante la scrittura della sceneggiatura io chiedevo costantemente al nostro criminologo se le cose fossero troppo assurde così come le avevo scritte e lui mi confermava sempre, ogni volta,  che la realtà è ancora peggio di come la ipotizzavo io. L’agenzia di viaggi è venuta fuori riguardo ad un vecchio scandalo circa dei tour operator che organizzavano viaggi ad Avetrana sulle location dell’omicidio di Sarah Scazzi. Le idee più cattive sono state superate dalla realtà.”
Io lo ho trovato un film di denuncia, sulle ali del surreale; ce l’avete con tutti, ma con chi ve la siete presi di più? Qual è la categoria umana che salvereste? Il linguaggio è importante, ma anche i nomi, come li hai pensati, inventati?
Maccio Capatonda: “Salverei la Pertinente, il commissario; se dovessimo fare da cartina tornasole anche il sindaco deve essere salvabile perché è il più empatico del film. Lui agisce un po’ ingenuamente, ma credo che alla fine sia lui l’eroe. Tu sei l’errore di questo film che esce malissimo (rivolto ad Herbert Ballerina). Vieni usato come cavia umana. I nomi sono un mio cavallo di battaglia e mi diverto molto a pensarli, ma spesso non sono ragionati bensì istintivi. Pertinente ha un richiamo per esempio a Sandro Pertini, il primo presidente che io mi ricordi, un uomo con la faccia buona, l’esultanza ai mondiali del 1982. L’utilizzo dei nomi però è abbastanza oculato. Fiutozzi ad esempio è un bel nome, Spruzzone è un incrocio erotico con la Bruzzone.”
Alla fine la Pertinente rinuncia al ruolo diventando impertinente e ricevendo il mandato di sindaco, perché questo finale surreale?
Maccio Capatonda: “Il finale è così perché tutto il film si basa sulla ricerca della notorietà. Poi c’è la svolta in cui l’omicidio non era vero e poi di nuovo vero, la scelta finale è il non essere conosciuti per quel motivo. Ci sono certe cose che meritano di non essere sapute, il fatto di non denunciare quell’omicidio rappresenta il significato del film quello di voler rimanere anonimi facendo un dispetto maggiore.”
Senta, mi dice un motivo per cui il pubblico dovrebbe venire a vedere il suo film?
Maccio Capatonda: “Primo per i soldi che ho speso per farlo, anche se sono del produttore e non miei. Secondo perché mi sono impegnato tanto a farlo e penso ci sia qualcosa di personale e originale. Spero faccia ridere, anche se questo è soggettivo. Poi mi dovete dire voi se fa riflettere, io ho provato un minimo a smuovere le coscienze, vedremo il pubblico come reagirà”.
In quante copie esce il film?
Giampaolo Letta – Medusa film: “Il film esce il 2 marzo in 400 copie.”
Marco Belardi: “Il rischio calcolato non c’è mai. Voglio fare un appunto su Marcello, lui è uno stacanovista, è molto puntuale e molto preciso sul lavoro, è anche molto esigente facendo lavoare giorno e notte tutta la troupe, gli amici e chi gli sta vicino. Abbiamo iniziato questo percorso tre anni fa ed è andata molto bene; ora lo stiamo ampliando anche con altri progetti”.
Signora Truppo e signora Mattei voi interpretate personaggi diversi da quelli delle ultime prestazioni, come vi siete immerse nella parte? Ovviamente potete darci anche un vostro commento sulle nomination ai David di Donatello?
Roberta Mattei: “Il personaggio, l’ispettore di Polizia Gianna Pertinente, mi è piaciuto sin da subito quando l’ho letto per motivi personali, oltre il nome, che è una responsabilità. Un personaggio che rappresenta un po’ l’espressione che hai quando accendi la televisione. Lei è di una incredulità costante e manifesta segni di frustazione e impotenza. Però poi il finale non è solo lo stare lontano dalle telecamere, anzi se fosse stata accolta da più persone avrebbe sicuramente avuto maggiore effetto sul paese. Semplicemente scopre che ella può agire in maniera più diretta. Guardare la televisione è stato importante, anche dimenticarla non vivendo con le angosce del mondo. Mi piaceva l’idea di rappresentare un personaggio che credesse in qualcosa, oltre che ad essere legata a Marcello come autore. Lui ha un occhio incantato e disincantato allo stesso tempo. Non me l’aspettavo dei David ed è stata una bella sorpresa ricevere un messaggio mentre facevo le mie cose quotidiane. Non sono ancora molto consapevole di cosa voglia dire a livello emotivo, ma sono contenta per tutte le persone che mi hanno sostenuto. Questo premio sarebbe un punto di partenza e non di arrivo”.
Antonia Truppo: “Questo personaggio mi è piaciuto moltissimo e colgo l’occasione per ringraziare i produttori che avrebbero potuto mettere attori più economici in questo piccolo ruolo. Non che io costi tanto, ma ho visto un coraggio di riportare il cinema al cinema e gli attori nei ruoli che li competono. C’è una lettura intelligente con ruoli super comici sopra le righissime su un argomento che io ho interpretato seriamente. Sui David non si dice niente, è tutto lì e sono davvero molto contenta. Ci speravo perché il personaggio di Indivisibili non so se mi ricapiterà a breve; un personaggio così bello in un film così riuscito.”
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La trappola per incastrare l’assassino mi ricorda una di quelle usate da Macchia nera in uno delle tante storie di Topolino, è vero?
Maccio Capatonda: “Non so proprio cosa dirti Io Topolino lo avevo letto solo una volta, non vorrei che quell’unica volta che lo ho fatto c’era proprio una di quelle storie che dici tu e mi è rimasto impresso nel subconscio (risate ndr). Non so cosa mi abbia ispirato. C’era un’ispirazione sicuramente, spesso in questo tipo di film, soprattutto quelli americani, c’è sempre la possibilità di dare a chi sta per essere ucciso di scappare. È un omaggio a tutti i film avventurosi e thriller in cui si sa che il protagonista si deve salvare. Anche i famosi 40 secondi della scena della bomba, che dilatati nel tempo diventano oltre due minuti, ne sono un esempio.”
Herbert Ballerina: “Volevo solo esprimere il mio rammarico e la mia rabbia per essere stato ignorato dai David. Continuiamo così, comunque lo hai copiato da Batman, te lo dico io (Risate ndr).”
Com’è stato lavorare con Sabrina (Ferilli) ? Sabrina è una donna dotata di forte temperamento, ti ha seguito? Herbert ci puoi dire la differenza tra il lavorare con un regista come lui e con Gennaro Nunziante, ti affidi o improvvisi in scena? Infine, continuerai a fare la radio?
Maccio Capatonda: “Io ho subito pensato a lei quando ho scritto il ruolo, ma ho anche pensato subito che non avrebbe accettato. Lei mi conosceva poco, non so nemmeno se avesse visto uno dei miei sketch televisivi, ma ha apprezzato molto la sceneggiatura e dopo che abbiamo parlato al telefono ha subito accettato. Sul set abbiamo lavorato sul creare un personaggio molto credibile e poco macchiettistico; volevo che la recitazione fosse il più normale possibile al fine di rendere credibile il discorso nel camper.Lei è stata molto nostra complice.”
Herbert Ballerina: “Con Maccio gioco in casa perché ho iniziato con lui e proprio perchè mi conosce bene è riuscito a estrapolarmi cose che non sapevo neanche di avere. Quando ho fatto film con Gennaro Nunziante sono andato in trasferta, mi sono trovato bene, anche se ho girato una sola settimana. Sono due registi diversi, però mettono un po’ della loro natura in quello che fanno. Gennaro pensa più alla sceneggiatura, Macchia invece no. Poi nel film ci sono anche io come autore, lui guarda un po’ più a tutto il pacchetto. Si faccio lo Zoo di 105 due volte a settimana.”
Gigio Morra, come si è trovato dentro a un film del genere ?
Gigio Morra: “Io ho fatto molto teatro, oggi in questa sala non mi aspettavo così  tanti critici perché a teatro sono sempre tre o quattro. Come ha detto prima Marcello ho letto la sceneggiatura e avevo visto un po’ il suo stile; ciò mi ha spinto ad accettare la parte. Mi è piaciuta sia la sceneggiatura che lui come persona. Io, forse non tutti lo sanno, sono nato come un attore comico, poi ho cambiato genere interpretando ruoli diversi negli anni. Il massimo della comicita che ho potuto interpretare nel teatro napoletano è stato Pulcinella, Pasquariello… C’è molta piacevolezza a lavorare con lui, altrimenti non si poteva fare; sono contento di questa esperienza. Dall’esterno e da quello che avete detto tutti voi capisco che è andata benino e il risultato è piacevole.”
Fabrizio Biggio: “Questo ruolo mi ha entusiasmato. Io sono un fan di Maccio, un po’ meno di Herbert. (ride ndr) Come fan sono contentissimo di aver fatto questa cosa insieme a loro. In America si usa molto unire gruppi comici diversi, in italia questi “crossover” non avvengono quasi mai, invece è stato bello farsi dirigere da un regista pignolo e rompicoglioni come Maccio. Mi sono divertito molto mettendomi a sua disposizione. La mia umiltà è anche dovuta anche ai soldi extra per la giornata come comparsa (risate ndr).”
Noi sappiamo che ti diverti molto con il cinema di genere, in questo film ho notato che sono presenti molte citazioni cinematografiche sia di immagini che musicali. All’inizio ci ho ritrovato molto Wes Anderson, poi lo smascheramento della contessa, cosa ci puoi dire a riguardo?

Maccio Capatonda: “Mi sono divertito a fare questo lavoro, ma soffro anche avendolo molto a cuore. Ogni cosa mi fa stare in ansia…a livello cinematografico ho cercato di fare un film così, come lo avrei voluto. La scelta di lavorare con degli attori di questo livello qualitativo mi ha aiutato molto. Non so se ci avete fatto caso ma i titoli di testa iniziali sono una citazione di Funny Games di Haneke. C’è anche all’interno del film un personaggio con la maschera che è una citazione di Point Break (film di Kathryn Bigelow ndr) e altre citazioni che ho fatto incosciamente. Pensate un poco che solamente dopo alcuni anni, riguardando Italiano Medio (il suo primo film ndr) ho ritrovato nel film citazioni che in un primo momento non avevo proprio colto. Alla fine cerco sempre di fare cose originali dal pinto di vista visivo.”
A quale santo ti sei ispirato per San Ceppato?
Maccio Capatonda: “La costumista mi ha proposto delle foto dei santi, io alla fine mi sono ispirato al personaggio di Rupert Sciamenna (Franco Mari ndr) perché il ruolo è stato scritto per lui.”
Nel film è presente una forte critica alla televisione e ai social, vero?
Maccio Capatonda: “Giusto, la televisione che diventa realtà è il concetto di tutto il film.”
Herbert Ballerina: “Ragazzi, questo è  un film scomodo, perché… arrivare su sto paesino non è stato facile (risate ndr). Per quanto riguarda i social, secondo me, ci mancano i 10 comandamenti, una specie di regolamente che ci dica cosa è giusto o non giusto fare. La scena con i social è l’emblema,spiega benissimo la situazione, li usiamo troppo e male. C’è gente che viene abbastanza tartassata e questo non è bello.”
Maccio Capatonda come nasce il suo nome?
Maccio Capatonda: “Se mi tolgo il cappello nasce spontaneo (risate ndr). Il mio personaggio nasce nell primo trailer di uno dei miei sketch intitolato “La Febbra”. Lo ho inventato al volo, poco prima di registrare l’audio. Pensavo sarebbe rimasto tale solamente per quel video, poi è diventato il mio nome d’arte ed è più noto del mio vero nome. Maccio è un diminutivo cattivo di Marcellaccio, accio, Maccio. Pensate un po’ voi, addirittura un insegnante del classico mi ha detto che avevano fatto un confronto tra il mio personaggio e lo scrittore latino Plauto che si chiamava Tito Maccio Plauto.”
Herbert , il tuo nome invece, com’è nato?
Herbert Ballerina: “Beh, il mio nome è nato così, come un modo di ridicolizzarmi da parte di Maccio, all’inizio a me non piaceva perché venivo chiamato Bip Bip Ballerina, in quanto mi accendevo a comando, il che non è il massimo. Poi abbiamo deciso di mettetci Herbert che è più carino.”

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