One Chicago – Recensione: 39 strazianti addii
04/03/2017 di Redazione
Siamo nella Caserma 51, accanto a Boden, Casey, Severide. Poi al Distretto 21, e al Med, accanto ad Al, al suo dolore. Abbiamo rivisto Antonio, e i medici del Med sono stati con noi tutto il tempo. Eccolo il primo, indimenticabile, mega crossover One Chicago.
Nessuno ci aveva preparati a quello che avremmo visto in questo primo mega crossover targato “One Chicago“, al dolore, alla rabbia, alla paura e a tutte le lacrime che avremmo versato. Nessuno mi aveva preparata allo sguardo di Alvin, il senso di colpa di Matt, le lacrime di gioia di Brett.
Le sirene non smettono di suonare, sento ancora le voci di tutti quei ragazzi che chiedono aiuto in quella notte che non dimenticheranno mai. Le fiamme continuano ad alzarsi in aria, e mentre le lacrime mi bagnano il viso, il pensiero del corpo di Mouch schiacciato a terra, mi spezza il cuore in tante piccole parti. Sapevo che non sarebbe morto, non poteva accadere, ma ho avuto paura, e la paura non puoi controllarla.
Ed è questo quello che è accaduto a quella ragazza che si è seduta accanto a Mouch al Med. Impaurita, spaventata, grata di essere ancora viva, ma con quel senso di colpa che brucia forse più delle fiamme che continuano ad invadere quel magazzino.
E in un attimo la voce di Alvin si fa spazio tra la folla. Ho amato Al fino all’ultimo momento di questo crossover, ho sentito il suo dolore, la rabbia e la paura in ogni parte del mio corpo. La sua Lexie è lì, e le lacrime continuano a scendere mentre Olinsky prega, implora, chiede a Boden di compiere un miracolo. E Wallace Boden lo fa. Porta Lexie fuori da quell’edificio mentre il mio cuore continua a tremare per la vita di Lexie appesa a un filo
Siamo al Med, Will e Natalie si prendono cura di Lexie, la paura è tutto ciò che riesco a sentire guardando Alvin, i suoi occhi, quelli di Kim. Vorrebbe fare di più Will, vorrebbe spaccare il mondo e salvare quella ragazza la cui unica colpa è stata quella di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato.
E poi c’è lui, Wallace Boden. Nessuno potrà mai essere come quest’uomo che ancora una volta mi emoziona con i suoi silenzi. Boden ha salvato Lexie, non poteva fare altro, ha rischiato la sua vita, ma non quella dei suoi uomini, della sua famiglia. Questo è Wallace Boden.
E mentre resto immobile a guardare il primo, indimenticabile mega crossover “One Chicago“, la città trova il suo colpevole, il proprietario dell’edificio viene colpito dalla folla, accusato di essere un assassino e quando la 36esima vittima smette di respirare, il senso di colpa prende il sopravvento. Un colpo, solo uno, ed è silenzio, mentre il mio cuore si spezza ancora una volta.
Un’altra morte, si sarebbe potuta evitare? Si, se tutti avessero aspettato prima di puntare il dito, se avessero guardato gli occhi di quell’uomo, se avessero capito che di lì a poco si sarebbe tolto la vita. Ho pianto ancora, per lui, per il suo dolore, per quelle vittime, per quei corpi distesi a terra, per chi non vedrà mai più Chicago ricoperta di neve, per Alvin Olinsky, per Lexie.
Ed è Kelly ha portarci davanti alla verità. Se solo quelle risposte fossero arrivate prima… L’incendio è doloso, e a quelle parole la mia rabbia esplode mentre lo sguardo di Matt esprime esattamente ciò che ho sentito: se solo avessero aspettato un attimo prima di accusare. Le vittime sono 37 adesso.
Antonio è tornato, anche se solo per un momento in questo primo episodio “One Chicago“, e vederlo accanto a Voight è qualcosa che manca come l’aria che ancora non riesco a respirare. Poi, in un secondo, corpi privi di vita distesi a terra, il figlio, la figlia di qualcuno… Tutto è solo silenzio, assordante, straziante, un silenzio che non la smette di fare male.
Intanto, come avevo previsto, Anna è arrivata a Chicago e ragazzi devo dirvelo… Non va bene, non ce la faccio, non è lei la donna che vorrei accanto a Kelly, ma non si può avere tutto dalla vita. E così, in questo mare di lacrime, mi accontento di vederlo sorridere, di veder felice Severide perché un sorriso, oggi, è tutto ciò che conta.
E poi c’è lei, Marchie, che ha cucinato per la Caserma 51, ha chiesto a Boden se aveva bisogno di lei, per qualsiasi cosa. Marchie mi ha rapita con la sua dolcezza in un solo istante, quanto tempo impiegherà Dick a portarmela via? Si accettano scommesse.
Siamo di nuovo al Med, ma questa volta c’è qualcosa di diverso. Un ragazzo stava ballando “con quella ragazza con un vestito rosa” e qualcosa di buono, qualcosa per cui sorridere, deve venirne fuori. E lo fa, grazie a Gabby e Brett. E mentre quei due ragazzi parlano e si tengono per mano, un sorriso arriva sul mio viso e copre, solo un momento, quel dolore atroce che insieme ad Alvin continuo a sentire.
E adesso? Andiamo avanti…
Share this article