Osvaldo Supino in esclusiva: La sua “Resolution” tra passione e amor proprio
11/10/2017 di Redazione


Osvaldo Supino: “Resolution” mi ha dato una speranza
La storia di Osvaldo Supino è quella di un ragazzo partito da un paese della Puglia per realizzare il suo sogno e che oggi calca con successo i palchi di tutto il mondo: Germania, Spagna, Austria, Svizzera, Lettonia, Stati Uniti. Quanto è rimasto, in te, dell’Osvaldo di provincia che caricava i video su MySpace?
Ad oggi sei uno dei pochi artisti italiani indipendenti più cliccati in rete e più riconosciuti e premiati all’estero. Cosa vuol dire, per un cantante del tuo calibro, dover fare a meno del sostegno di una casa discografica?
Osvaldo Supino: “All’inizio è stata quasi una scelta. Il percorso da indipendente è nato dopo un contratto con una casa discografica italiana molto grande, che però mi ha bloccato per molti anni. Non mi ha dato la possibilità di esprimermi, nonostante avessi tantissimo materiale. Dal punto di vista artistico, hai molte più libertà. Io canto quello che sono, scelgo il tipo di immagine che voglio. Chiaramente, però, ci sono molte più difficoltà per arrivare agli altri. Ti fa apprezzare molto di più i risultati.”
Nonostante le difficoltà, qualche mese fa è uscito “Resolution”, il tuo terzo album. Un progetto curato con firme prestigiose del panorama pop internazionale. Che effetto fa collaborare con autori e produttori che hanno lavorato anche con Jennifer Lopez, Selena Gomez, Demi Lovato?
Osvaldo Supino: “E’ stato strano. Il disco è uscito ad aprile e io ancora non mi abituo a questa idea, me lo devo un po’ ricordare. Sono stato fortunato ad aver trovato dei grandissimi professionisti che mi hanno dato modo di raccontarmi, e questo non lo fanno tutti. Poi quello che abbiamo creato insieme era valido. Nonostante le firme, mai avrei messo nel disco un pezzo che magari era scritto dal produttore di Jennifer Lopez ma che non mi piaceva. E’ stata una bella combinazione.”
Il titolo è stato ispirato alla strage di Orlando. Come hai vissuto quel periodo?
Osvaldo Supino: “Molto male, in una maniera strana. Quando è successo, ero da pochissimi giorni tornato dalla Florida. Tra l’altro era un periodo in cui avevo maggiore paura del terrorismo. Girare tanto ti fa chiedere spesso se fai bene a fare quello spettacolo, se è davvero importante o se può essere rimandato. Quando invece ho saputo di Orlando, ho avuto la reazione opposta. Le discoteche sono dei posti dove io vado per divertimento, ma anche molto per lavoro. E’ stata una cosa talmente vicina a me! In quel momento mi sono detto che doveva esserci una risoluzione. E, mentre me lo dicevo, vedevo che questa parola davvero mi illuminava, mi dava una speranza. Poi, quando mi sono rimesso a lavoro sul disco, mi sono reso conto che tutte le canzoni che stavo scegliendo parlavano di crescita, di situazioni reali e complesse che necessitavano appunto di una risoluzione.”
Come tu stesso hai dichiarato: “Non esiste l’amore gay o l’amore etero, esiste l’amore”. Pensi che, nel 2017, essere omosessuale equivalga ancora ad essere diverso?
Osvaldo Supino: “Ci sono dei Paesi che hanno riconosciuto una normalità, per quanto sia brutta questa parola, e Paesi come il nostro in cui c’è bisogno di continuare a diffondere la notizia che è un amore che va rispettato e che essere gay non è essere diversi. C’è una cattiva informazione, che viene ad esempio dai programmi televisivi come il Grande Fratello o da situazioni in cui i genitori mandano fuori di casa i figli solo perché sono gay. Io non ho mai cercato né uno scandalo né ho nascosto chi sono, l’ho vissuta sempre in maniera naturale. Spesso mi sono chiesto se fosse il caso di censurare un abbraccio in un video, ma più vado avanti e più mi rendo conto che chi fa un lavoro di informazione ha il dovere di condividere determinati contenuti. Aiutano a diffondere una cultura, a far sentire più al sicuro le persone che si trovano in situazioni difficili.”
Sarà “Amati” il prossimo singolo di Osvaldo Supino
Ricordiamo che sei stato testimonial della campagna di sensibilizzazione “Pledge Antibully”. Sei stato anche tu vittima di discriminazioni o atti di bullismo?
Osvaldo Supino: “Portare avanti un messaggio contro il bullismo mi onora, perché so cosa vuol dire esserne vittima. I primi anni per me sono stati difficili. Vengo da un paese molto piccolo e già il fatto che volessi cantare era considerato strano, in più ero gay. La musica mi ha aiutato a sopravvivere, a prendere tutto con massima distanza. Cerco in qualsiasi modo di appoggiare le campagne di informazione, di sensibilizzazione e di aiuto verso chi sta vivendo situazioni del genere, anche per il bullismo in rete. Anni fa, quando mettevo le cose su MySpace, non è che parlassero tutti bene di me. Ancora adesso, quando escono dei dischi o dei video, cerco di non leggere i commenti. Evito e vado avanti.”
Per la prima volta nella tua carriera, hai deciso di inserire nell’album un brano italiano: “Amati”. Perché proprio questa canzone?
Osvaldo Supino: “E’ arrivata in una maniera inaspettata. Avevo scoperto su YouTube questo ragazzo giovanissimo, che si chiama Andrea Villella, al quale avevo chiesto se avesse qualcosa per me. Quando me l’ha mandata cantata così, in italiano, mi ha commosso dalla prima nota. In quei giorni avevo saputo che una mia fan era scomparsa di anoressia e, in maniera del tutto istintiva, ho collegato questa cosa. Sarà singolo subito dopo “Fire” e secondo me è uno di quei pezzi che tutti dovremmo ascoltare. Da piccoli ci insegnano a leggere, a scrivere, ma ad amarti non te lo insegna nessuno. E questo è un periodo in cui, se non ti ami, sei nocivo al mondo. Se tu non ti vuoi bene, non crei del bene.”
Possiamo dire che, mentre all’estero sei un artista stimato e apprezzato, qui in Italia sei un po’ snobbato?
Osvaldo Supino: “Non mi voglio sentire snobbato. Penso semplicemente che in alcuni Paesi, come la Germania e gli Stati Uniti, c’è una cultura della musica pop diversa da quella che abbiamo noi. Amo la musica tipicamente italiana, ad esempio l’ultimo disco di Giorgia mi fa impazzire, ma siamo un po’ legati ad alcune etichette. Se sei giovane e non sei uscito da X Factor, tutti iniziano a domandarsi chi tu sia, non con curiosità ma con sospetto. Stessa cosa se canti in inglese e non in italiano. Non ho mai snobbato l’italiano nella mia produzione, semplicemente mi trovavo meglio a lavorare in inglese. In ogni caso, se qui in Italia non avessi chi mi stima e mi dà la forza di andare, all’estero non ci avrei mai provato.”
Dal 25 settembre è in radio “Fire”, il secondo singolo estratto da “Resolution” che è stato rilasciato nei paesi latini in versione spagnola “Fuego”. Un brano che sprigiona passione ad ogni nota, accompagnato da un video che non lascia certamente spazio all’immaginazione. Quanto incide la passione nelle tue scelte quotidiane?
Osvaldo Supino: “Al 100% ed è qualcosa che mi sto imponendo. Con i tempi difficili che viviamo, sembra che avere passione per quello che fai è un lusso. Sembra che devi semplicemente sopravvivere e non va bene. Non siamo immortali, nessuno ci dà indietro il nostro tempo. “Fire” l’ho scelta anche per questo motivo. Non è strettamente legato al senso del pezzo, però mi piace parlare di passione, perché pochi ti dicono veramente di fare ciò che ami. E’ quello che fa la differenza nei tuoi giorni, secondo me.”
Attualmente sei in tour. Quali saranno le prossime tappe?
Osvaldo Supino: “Stiamo riaggiornando tutto il calendario. Ad ottobre e novembre avrei dovuto fare Florida e Messico, ma per quello che è successo abbiamo pensato di cambiare. Adesso stiamo ripianificando le cose in Europa. Il programma è di rimanere qua fino a fine anno e poi nuovamente negli Stati Uniti i primi dell’anno nuovo.”