Planetarium: Rebecca Zlotowski e Louis Garrel presentano il film

Planetarium è stato presentato venerdì alla stampa. A raccontarci la genesi del film e aneddoti sul set la regista Rebecca Zlotowski e uno dei protagonisti Louis Garrel. Nel cast anche Natalie Portman e Lily-Rose Depp. Ecco cosa ci hanno raccontato i due in occasione della presentazione del film e dell’evento che li ha visti protagonisti al Rendez-Vous, il Festival del cinema francese a Roma:

Per Planetarium una conferenza stampa affollatisisma vista la presenza della star francese Louis Garrel. L’adone transalpino, protagonista del film culto di Bernardo Bertolucci, The Dreamers, ha divertito e ammaliato la stampa raccontando aneddoti sul film e la sua realizzazione; anche la regista Rebecca Zlotowski, al suo primo film “americano” non è stata da meno, e ci ha confessato una certa passione per il buon vino…
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Fine anni 30. Laura e Kate Barlow sono due sorelle americane che praticano sedute spiritiche. A Parigi, durante il loro tour europeo, incontrano André Korben, un rinomato produttore cinematografico francese. Visionario e controverso, Korben è il proprietario di uno dei più grandi studios della Francia, dove produce film utilizzando costose tecniche d’avanguardia. Benché scettico, Korben decide per gioco di sottoporsi ad una seduta spiritica privata con le due ragazze. Profondamente colpito da questa esperienza, offre alle sorelle ospitalità e stipula con loro un contratto allo scopo di compiere un ambizioso esperimento: dirigere il primo vero film sull’esistenza dei fantasmi. Ma Laura capisce ben presto che vi sono ragioni ben più oscure che legano Korben a loro…
Com’è nata l’idea di quest’opera, un film con una trama davvero particolare?
Rebecca Zlotowski: “Parlo francese stavolta, ma la prossima, lo giuro, parlerò italiano !
Ho cercato, voluto intraprendere una strada, una via che volevo percorrere da tempo, con un tema a me molto caro. Per quanto riguarda la trama personalmente ho cercato di mettere i miei attori in stato di trans, ipnosi e ho voluto farlo in una maniera insolita, davvero particolare. Stavolta con un budget maggiore ho voluto realizzare il film ispirandomi ad una storia vera e ambientarla in un periodo storico che mi ha sempre interessato: gli ani ’30. La logica del sogno è presente in tutta l’opera e viene sviluppata attraverso l’intreccio di due storie che si uniscono quando Laura (Natalie Portman) e Kate (Lily-Rose Depp) (nel film ndr) incontrano il produttore francese.”
Nel film centrale è anche l’argomento dell’antisemitismo, ci può dire qualcosa a riguardo?
Rebecca Zlotowski: “Si, è vero, rincresce anche a me dover ritornare ogni volta sempre su questo argomento. Quando stavamo scrivendo il film con il mio fido sceneggiatore Robin Campillo, in Francia, a segito di un’ondata di attacchi terroristici, sui giornali e le televisioni nazionali si respirava un area di rivolta contro gli immigrati e così mi è venuta l’idea di ambientare il film in un periodo che fosse per molti aspetti simili a quello che oggi noi stiamo vivendo. Ho scelto così gli anni ’30 e per dare al film quella brillantezza di cui necessitavo lo ho ambientato nel mondo del cinema.”

Come ha scelto due attrici principali? Erano già state pensate per questo ruolo sin dall’inizio? Inoltre nel film si dice “Quando si è al buio si possono vedere più cose”, può dirci qualcosa a riguardo?
Rebecca Zlotowski: “Volevo fare un film sulla fede, sul credo, sul rapporto tra lo spiritismo e il cinema, ma credo poi di aver associato Natalie Portman al progetto sin dall’inizio. Natalie è il muro portante del film, è stata lei a farmi conoscere Lily-Rose Depp (la figlia di Johnny Depp ndr); all’epoca era una ragazzina, lei mi aveva mandato una sua foto, perciò, la coppia delle due sorelle del film, possiamo dire che è nata da sola.
La frase a cui si riferisce mi è venuta in mente ripenando alla camera oscura e al suo utilizzo, al pensiero meccanico tanto in voga in quel periodo ed è proprio questo strumento antesignano della fotografia che mi ha portato a pensare al titolo del film: il Planetario, luogo artificiale dove si può vedere la riproduzione tridimenzionale artificiale delle costellazioni e delle stelle, in rapporto le une con le altre se le si conoscono, altrimenti si tratta di un mero artificio spettacolare.”
Grand central, il suo precedente film, presenta uno stile completamente diverso rispetto a questo ultimo suo film. Come ha lavorato in sceneggiatura e al montaggio?
Rebecca Zlotowski:Non credo che questo film sia così differente rispetto al mio precedente, anche perchè ho lavorato con le medesime persone, il mio fido produttore, l’operatore di macchina, l’autore delle musiche sono gli stessi; solamente che stavolta ho deciso di realizzare un prodotto completamente differente e di ciò ne ero consapevole sin dall’inizio. Quando ho pensato il film ero sempre ossessionata dal tema dell’invisibilità, ciò che si può riprendere con la macchina da presa anche se è apparentemente invisibile, i “fantasmi” che ossessionano i protagonisti. Il film può apparentemente sembrare differente ma le tematiche sviluppate sono sempre le stesse.”
Louis Garrel, come mai questo ruolo da “ubriacone” ? Lei beve vino, è un cultore in materia?
Louis Garrel: “Rebecca, che è una mia grande amica un giorno mi telefona e mi chiede se potevo fare un cameo nel suo prossimo film. Ci conosciamo da tempo e credo che lei abbia una aggressività nascosta che l’abbia portata ad affidarmi la parte di un ubriacone (ride). Per la personalizzazione del personaggio ho pensato che, anche se si tratta di un piccolo ruolo, per farlo rendere al meglio andava caratterizzato sin dall’inizio: il mio personaggio è una persona sola che ha un cagnolino; beve per dimenticare e l’unico amico che ha è il suo cane. Tral’altro il cane che vedete nel film è proprio quello di natalie Portman e non è stato affatto facile gestirlo sul set perchè non mi “voleva bene”poi così tanto.”
Rebecca Zlotowski: “Per quanto riguarda il ruolo di Louis lo abbiamo scritto assieme, lui è una persona che mi fa ridere molto, lo potrete notare nel suo nuovo film da regista, ma lui in effetti è astemio, beve pochissimo; io più che altro, che bevo mi sono identificata moltissimo nel personaggio che lui ha interpretato.”

Louis, come hai scelto di accettare il ruolo visto il copione così difficile? Il film è tutto sospeso in una dimensione onirica e ci si aspetterebbe un finale ben diverso. Dopo tutte queste atmosfere sognanti si approda di nuovo alla realtà, come mai questa scelta?
Louis Garrel: “Rebecca mi aveva parlato del film ben prima di scriverlo; poi una volta letta la sceneggiatura vi ho ritrovato una specie di sogno inquieto che riesce a far dmenticare a noi ciò che andrà ad accadere. Un film che è una avventura, tante avventure, su uno sfondo quasi “disperato”.  Amo molto questo tipo di opere, specie quelle che sono incentrate sulla creazione di un film, insomma un film nel film.”
Rebecca Zlotowski: “L’obbiettivo del cineasta è presentare personaggi lucidi che, malgrado ciò, sono accecati rispetto alla realtà che stanno vivendo: Korben (Emmanuel Salinger), il magnate intento a realizzare il suo film vede il fantasma, segnale di un appuntamento con la morte, Kate (lLily-Rose Depp) vede i fantasmi, parla con l’aldilà e ha un appuntamento con il passato mentre Laura (Natalie Portman) vede la realtà e non vede i fantasmi e si salva.”
Il film prende un’altra strada rispetto al realismo, è molto più espressionista; una strada diversa simile per certi versi alle immagini idealizzate e realizzate nei suoi film dal regista Paolo Sorrentino; strada che il cinema non prende così di frequente.”
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Perché non ha utilizzato un linguaggio tipico di questo genere cinematografico?
Rebecca Zlotowski: Sidney Lumet (regista americano ndr) diceva sempre che per scrivere un buon soggetto di un film bisogna prendere un genere, poi prenderne un secondo e mescolarli assieme. Perciò ho voluto applicare questa assima ed avere la totale libertà di poterlo realizzare all’interno della struttura narrativa e proteggee le parti più misteriose dell’opera, le “zone del mistero” senza approfondirle troppo, senza svelare troppi particolari.”
Nel film si cerca di immortalare l’impossibile, questo tentativo lo si può ritrovare nella scena in cui si parla la lingua yiddish, idioma alquanto particolare e ricco di contaminazioni linguistiche?
Rebecca Zlotowski: “L’idea di inserire quella scena, ove si parla una lingua praticamente scomparsa quasi del tutto, era molto importante per me, anche perchè il personaggio che vedete recitare nel film è veramente mio padre. Essendo lui il padre di Korben è anche lui un fantasma, di conseguenza in quella scena siamo in presenza di un doppio fantasma. Visto che quì siamo a pochi passi da Via Veneto non posso non pensare ad 8 1/2 e alla scena in cu il padre di Marcello mastroianni ritorna nella tomba.”
Chi è l’attore protagonista Emmanuel Salinger, ci può dire qualcosa in più su di lui?
Rebecca Zlotowski: “Lui è stato l’attore principale dei primi film di Arnauld Desplechin (La via dei morti, La sentinella). Per me lui era come un fantasma nella mia cinefilia; nonostante avesse continuato a fare molto teatro, da molto tempo egli si era allontanato dal mondo del cinema recitando solo in piccole comparsate. Così ho deciso di proporgli un ruolo da protagonista, lo volevo fortemente nel film e così ho scritto una parte proprio per lui. E poi non sarà un caso ma gli attori, chi più chi meno, son tutti registi.”

 

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