Powidoki (Afterimage), il cast in conferenza stampa: “Non ci sarà nessun altro regista polacco come Wajda”
18/10/2016 di Redazione
Doveva essere uno degli ospiti dell’undicesima Festa del Cinema di Roma, ma purtroppo ci ha lasciati a 90 anni compiuti Andrzej Wajda, regista polacco, il migliore a narrare la storia contemporanea del suo Paese, una Polonia tormentata prima dal Nazismo e poi dal Comunismo. Il suo ultimo film, Powidoki (Afterimage) è il suo testamento che ha regalato al pubblico della capitale italiana. E il cast lo ha voluto ricordare così.
Come siete stati scelti per questo film?
Zofia Wichlacz (attrice):
Mi hanno visto a uno spettacolo teatrale e così mi hanno scelto.
Paweł Edelman (direttore della fotografia):
Wajda mi ha chiamato dicendo che voleva fare un film molto artistico, sono stato contento e ho accettato
Bogusław Linda (attore):
Stessa cosa di Pawel
Michał Kwieciński (produttore):
Questo film era nella mente di Wajda da almeno vent’anni. Alla fine ci siamo riusciti.
Questo film è molto attuale, come lo è Snowden. Scelta oculata di Wajda?
Bogusław Linda:
Sembra che quando abbiamo cominciato a girare la questione non era molto attuale, ma ora lo è diventata. Intuito del nostro grande regista come molti altri suoi film sulla Polonia.
Michał Kwieciński:
Questo film non ha lo scopo di diventare attuale ma solo di essere di riflessione sull’arte. Anticipa la storia come fu per “L’uomo di marmo”. Lui sentiva il motivo di fare questo film nonostante l’età.
Bogusław Linda:
Questo film è la storia di un uomo senza compromessi, che ha perso tutto per via delle sue forti decisioni. Il messaggio è che non bisogna rassegnarsi mai.
Zofia Wichlacz:
Non so se scegliere di essere ottimista o realista. Spero che i giovani si ritrovino interessati a scoprire questi artisti. La storia della vita di questo personaggio è stata straordinaria quindi io ci spero molto.
Pawel Edelman:
Wajda è un maestro eccezionale. Lui suggeriva, dubitava, ci apriva all’ispirazione e all’improvvisazione. Ci faceva tirare fuori le cose migliori. In “Walesa – L’uomo della speranza” abbiamo girato con una macchina da presa molto dinamica, mentre qui è fissa, molto lenta. E abbiamo avuto la consapevolezza di voler contrapporre il colore al grigio del mondo.
Siete stati gli ultimi a lavorare con Andrzej Wajda. Cosa ci potete dire ancora di lui?
Pawel Edelman:
Wajda era geniale, di una precisione chirurgica, pretendeva dall’attore ciò che voleva, ci apriva gli occhi in maniera molto profonda, e ripeteva spesso le riprese.
Bogusław Linda:
Aveva un grande intuito, una cosa che è fondamentale. Bisogna saper trasmettere la propria decisione nel film.
Michał Kwieciński:
Siamo sconvolti per la sua morte, quindi questa conferenza ha un tono triste e nostalgico. Volevo ricordare che nonostante l’età era molto vitale, aveva l’allegria di un ragazzo. Si irritava perché a volte non poteva essere presente con gli attori sul set vista l’età, come le scene girate in cantina. La sua mente però era ancora geniale, perennemente giovane.
Zofia Wichlacz:
Confermo la sua energia insolita per l’età sul set. Sono stata consapevole di aver lavorato con una vera leggenda. Lui era molto aperto alle mie proposte.
Michal Kwieciński:
Lui si considerava un regista, non un artista, perché dipendeva da un gruppo.
Bogusław Linda:
Non si può parlare di eredità, ci ha lasciato troppo, solo ora ci rendiamo conto di quanti bei film ci ha regalato.
Michał Kwieciński:
Non ci sarà nessun altro regista polacco che possa narrare la nostra storia come faceva lui. Esempio di come dovrebbe essere un patriota nonostante le citriche negli ultimi tempi alle sue opere.
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