Rosso Istanbul: la recensione, il futuro sospeso della Turchia di Ferzan Ozptek
28/02/2017 di Redazione
Rosso Istanbul tratto dall’omonimo libro scritto dal regista Ferzan Ozpetk, porta sullo schermo i suoi ricordi e tutto il suo cinema adattandolo alla città simbolo della Turchia dall’incerto futuro.
Se è lo stesso autore del suo libro autobiografico ad adattarlo in una riduzione cinematografica, difficilmente si può sbagliare. Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek ,uscito nel 2013 per Mondadori, più che adattare porta avanti molte idee e sensazioni del regista proiettate sul futuro incerto della Turchia rappresentato dalla sua capitale simbolo dell’incontro tra occidente e oriente, che le ultime drammatiche vicende hanno portato sempre di più all’attenzione mondiale.
E in questo caso forse quasi inconsapevolmente il regista stesso fa iniziare il film il 13 maggio 2016, ricorrenza per l’uscita del suo primo lavoro 20 anni fa ( Hamam – Il Bagno Turco), ma anche per sottolineare allo spettatore che quella è la fotografia, l’istante della sua Istanbul, che è già mutata dopo quella data, verso un futuro davvero incerto.
Nel film di Ozpetek troviamo tutto il cinema del regista turco, che ormai vive stabilmente nel nostro paese, in particolare qui a Roma, ma che dimostra di non aver mai dimenticato la sua Turchia e la splendida città che da sempre lo rappresenta. Se nella pellicola troveremo tutti o quasi i temi cari al regista dall’importanza dell’amore, a tutta una gamma di sentimenti che viene raramente mostrata in modo evidente, ma solo accennata nello suo stile filmico.
La storia di Orahan Shain (Halit Ergenç), uno scrittore che torna da Londra dopo 20 anni di assenza ad Istanbul, chiamato dal suo amico Deniz Soysal (Nejat İşler), un regista cinematografico per aiutarlo a completare il suo libro. In breve il soggiorno di Orahan nella casa dell’amico lo farà entrare in contatto con la sua famiglia, e con i veri personaggi che hanno ispirato il regista, la bellissima Neval (Tuba Büyüküstün) , l’artista Yusuf (Mehmet Günsür). L’improvvisa scomparsa di Deniz diventerà il motore per la ricerca di Orhan del suo amico che lo porterà a riaprire tutti i cassetti dei suoi terribili ricordi, una indagine che condurrà Orhan a riscoprire se stesso in una continua gamma di emozioni.
Come recita il manifesto del film “niente è più importante dell’amore” attraverso i primi piani degli occhi dei protagonisti della pellicola, rappresenta una perfetta sintesi di immagine e testo per questa magnifica opera, un piccolo suggello alla carriera del regista, che come tutti ha avuto alti e bassi, ma che tornando con un cast di attori incredibili, sposato alla sua capacità di dirigere e mostrare i sentimenti attraverso lunghi e meravigliosi primi piani, con la fotografia di Gian Filippo Corticelli che sarebbe già meritevole di innumerevoli premi, lentamente fa scivolare lo spettatore nella storia di Orhan, che è anche la storia di Ferzan.
Un’atto di amore verso la sua città e il suo paese, ma al tempo stesso anche uno sguardo inquietante di sospensione per un futuro incerto che si respira più che mai oggi nella capitale della nazione musulmana in bilico fra il lacismo del padre della nazione Atatürk e le scelte religiose dell’attuale Presidente Erdoğan . Una Istanbul Rossa in realtà non del sangue versato o del colore della bandiera , ma in realtà rossa della passione dell’amore, quell’amore sempre presente nel cinema di Ferzan Optzek, perché presente nella vita di tutti noi.
[yasr_overall_rating size=”medium”]
Share this article