Sherlock 4×03: Recensione del “The Final Problem”

Benedict Cumberbatch guida una riunione di famiglia in un gioco alla Hitchcock dove è umano come non mai, ma il season finale di Sherlock ci è piaciuto davvero? 

 
La seconda puntata si è conclusa con la shoccante rivelazione su Sherlock e il terzo membro segreto della sua famiglia: Eurus, interpretata da Sian Brooke, una psicopatica più pazza dello stesso investigatore più famoso del mondo ha fatto il suo incredibile ingresso in scena ed ha tirato le fila di questo season finale più di quanto ci saremmo aspettati. Un gioco spietato ad eliminazione, dove emerge ancora una volta Benedict Cumberbatch e il suo Sherlock, mai in alcune sequenza tanto umano e tormentato.
Sherlock 4x03 Myrcroft
John Watson si limita alla parte del soldato, una spalla mai tanto di contorno quasi trasparente a tratti ed è il vero peccato per il talento di Martin Freeman, ma tutto ha un senso logico in Sherlock ed è corretto che la chiusura probabile della saga doveva essere un omaggio alla famiglia Holmes. Il gioco terribile ad eliminazione ricorda tantissimo una scatola cinese, dove man mano che vai avanti arrivi alla verità perdendo i pezzi. Il Mycroft di Mark Gatiss è forse la vera sorpresa del season finale, si inserisce in modo intenso nella disputa tra Sherlock e Eurus non limitandosi ad esserne solo spettatore ma partecipe ed importante protagonista. I tre fratelli più intelligenti al mondo forse, che dimostrano ancora una volta come la pazzia (nessuno dei tre è così sano di mente ineffetti) sia sinonimo di genio.
 
 
L’episodio è quasi tutto ambientato in un carcere di massima sicurezza dove risulta rinchiusa Eurus, ma la domanda allora sorge spontanea: come ha fatto ad uscire negli episodi precedenti? La risposta è così chiara, così elementare che è quasi un insulto a Sherlock Holmes non aver risolto noi stessi istantaneamente il quesito dopo quattro stagioni di deduzioni ed indagini. Passato e presente si fondono in un episodio costruito ancora una volta benissimo, ma dove c’è il difetto di aver messo come forse in tutta la stagione troppa carne al fuoco. L’antico nemico doveva essere Moriarty e tutti lo aspettavamo, ma è tornato davvero?
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Sembra quasi che la puntata sia un gioco perfetto di Eurus, come se Moriarty invece di aver guidato tutto dalla propria morte sia stato soltanto un burattino mandato a morire dalla più pazza della famiglia Holmes. Eurus non sembra un personaggio campato in aria ed inserito tanto per, ma è a conoscenza di ciò che Sherlock ha passato e probabilmente il suo ingresso è così perfetto perché studiato dall’inizio della storia. Non sapremo mai forse chi era a tirare le fila tra i due e forse è proprio questo il vero capolavoro di Steve Moffat. Questa puntata di Sherlock è tutto ed è niente, è deduzione ed errore e Moriarty è l’emblema del contrasto che ci assale senza pace. Siamo felici di come sia andato questo gioco? Forse non sapremo mai chi è il vero nemico, anche se è emblematico come il vero nemico di Sherlock sia lui stesso e mai come in questo episodio rivelatore e ricco di suspance.
Il maestro del brivido Alfred Hitchcock probabilmente avrebbe apprezzato l’ennesima stupenda costruzione dell’intreccio narrativo di questo film, perché ogni puntata di Sherlock ha la bellezza di non interrompersi dopo un’ora, ma proseguire come se vivessimo un vero e proprio lungometraggio, come se diventassimo parte dell’indagine. La storia trasuda di tensione e ti fa avere paura come non mai per i protagonisti, ma alla fine Sherlock regala un finale poetico perfetto, forse la cosa più bella della stagione e di questa 4×03. Il “The Final Problem” è stato risolto nel modo più perfetto possibile, ma ora ce n’è un altro. Siamo sicuri che sia davvero la fine e chi avrà il coraggio di cambiare la poetica meravigliosa di questa conclusione scrivendo un ulteriore quinta stagione?
 
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