Silence: Il Silenzio di Martin Scorsese, un’assordante capolavoro

Presentato direttamente in Vaticano al Santo Padre, arriva l’ultimo film di Martin Scorsese, Silence un capolavoro tratto da un’altro capolavoro il romanzo Chinmoku (Silence) di Shusaku Endo pubblicato in Giappone nel 1966.

 
Molto spesso si tiene ad abusare di una parola : “capolavoro”, riferita ad un film o ad un libro in particolare, in questo caso era praticamente impossibile sbagliare. Il romanzo di Shusaku Endo  raccontava di uno scandalo storico per la chiesa: l’apostasia avvenuta in Giappone di un padre gesuita Cristovao Ferreira, il quale rinnegata la sua religione si era convertito al buddismo e aveva sposato una donna giapponese, mentre i cristiani giapponesi erano perseguitati e vittime di terribili torture nel Giappone del XVII secolo. Pubblicato nel 1966 ebbe un successo enorme in Giappone e in seguito nel mondo, e la storia vuole che dopo una proiezione de L’ultima tentazione di Cristo tenuta a New York per i leader religiosi nel 1988, Martin Scorsese ricevette in regalo dall’arcivescovo Paul Moore una copia del romanzo.
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Ci sono voluti moltissimi anni, ma da quel momento il regista italo-americano sapeva che prima o poi avrebbe tratto un film da quel libro che lo aveva colpito nel profondo. Il tema esplorato da Endo era molto sottile e poneva delle domande sulla fede, in particolare quella cristiana.
Di conseguenza ora raccontare o recensire Silence, diventa in un certo modo fin troppo facile, quando uno dei migliori registi del mondo si circonda dei suoi collaboratori pluripremiati, dei migliori attori giapponesi,  di due giovani attori in  rapida ascesa  coadiuvati da uno storico professionista, il risultato  è inevitabile, e se la durata del film (quasi tre ore), è un elemento che  può colpire all’inizio lo spettatore o spaventarlo, in realtà scoprirà suo malgrado  che l’ immergersi in profondità nelle ragioni della fede trascendono la durata della pellicola.
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Senza dubbio un paese cattolico come l’Italia, che ha dato le origini al grande regista non potrà non rimanere affascinato da il contrasto molto forte rappresentato,   ambientato oltremodo in paese molto amato da noi come il Giappone.
La storia in breve narra come nel romanzo le vicisssitudini di due giovani padri gesuiti, Padre Sebastião Rodrigues (Andrew Garfield) e Padre Francisco Garupe (Adam Driver), partiti alla ricerca del loro mentore Padre Cristóvão Ferreira (Liam Neeson), di cui si sono perse le tracce e si racconta abbia abiurato e sposata una donna giapponese.
L’arrivo dell’evangelizzazione in Giappone avvenne con l’arrivo nel lontano 1549 con Francesco Saverio (Francisco Javier) fondatore assieme ad Ignazio di Loyola dell’Ordine dei Gesuiti. La  comunità cattolica crebbe rapidamente nel paese del Sol Levante, nonostante una prima persecuzione. sarà con la seconda persecuzione  attorno al 1637, nata a causa di alcune rivolte, a far bandire per sempre la religione cattolica, mentre i cristiani continuavano a professare di nascosto l’epoca dei kakure kirishitan (“cristiani nascosti”). Ed è proprio in questo periodo storico che Martin Scorsese ha dato vita ad una perfetta ricostruzione del periodo  (scenografie di Dante Ferretti) ove la storia è ambientata. La prova magistrale dei tre  attori, in particolare di Andrew Garfield, è bilanciata dal cast giapponese formato da grandissimi attori: Tadanobu Asano,Issei Ogata, Yoshi Oida, Yosuke Kubozouka e Shinya Tsukamoto (regista e attore del noto Tetsuo: The Iron Man).
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Il risultato finale porta all’inevitabile parola con quale abbiamo aperto questo breve articolo: capolavoro… e tale resterà per un film che riesce a trasmettere attraverso  le immagini, a volte senza suoni, il silenzio della fede, un rapporto con se stessi su quanto si sia disposto a sacrificare in nome dei proprio principi per il Dio che si è scelto di seguire. Un  film terribilmente attuale per l’umanità di oggi , che ancora si uccide o si fa uccidere per difendere la propria fede o in nome della stessa.

 
 

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