Smetto Quando Voglio – Masterclass: L’incontro con Sidney Sibilia ed Edoardo Leo (Intervista)

Alla presentazione di Smetto Quando Voglio- Masterclass, l’intero cast presente nobilitato anche da presenze di professori universitari in sala, per la nuova “action-commedia” di Sidney Sibilia.

 
L’intero cast di Smetto Quando Voglio – Masterclass, ed una sala da 500 posti piena non solo di giornalisti, ma ricercatori universitari, professori , rettori e prorettori. La nuova commedia, o meglio action-comedy, come è stata definita è piaciuta a tutti, e promette di bissare il successo del primo film, e fare da traino al terzo episodio, già pronto sulla cui uscita ancora non è stata fissata una data certa.
Sidney Sibilia ed Edoardo Leo assieme a tutto il cast hanno risposto alle tante domande poste dalla stampa, ma anche da parte dei ricercatori universitari, per una conferenza punteggiata da battute ed aneddoti divertenti , a riprova dell’affiatamento del cast.
Paolo Del Brocco di Rai Cinema: “Questo film va distribuito come tutto, racchiude tante forme di cinema, usciamo larghissimi con 500 copie con questo film. Siamo molto felici e ringraziamo questo fantastico cast”.

Il video dell’incontro


Questa commedia è girata come un film d’azione, l’abbiamo definita infatti action comedy. Ci potete dire qualcosa su questo? Momenti particolarmente divertenti?

Valerio Aprea: “Per fare la scena del GPS abbiamo fatto molte prove per questo numero circense, alla prima prova sono caduto dal treno fermo. Porto ancora i segni”.

Lorenzo Lavia: “Le scene d’azione sono state divertenti, ma anche faticose alcune ad agosto in puglia ore sotto al sole. Il container non sembra così alto ma leggevo nei miei occhi il terrore di cadere di sotto”.
Marco Bonini: “Dopo mesi di dieta e allenamenti di arti marziali. Voglio ringraziare Sidney perché ora so scavalcare il cancello se mi scordo le chiavi di casa. Ho preso un tono musicale che ho perso poco dopo”.
Rosario Lisma: “Ho avuto un’emozione e l’adrenalina quando sono entrato in università. Quando sono rientrato dopo alcuni studi giuridici giovanili è stato curioso”.
Giampaolo Morelli: “Avevo un fisico scolpito e ho passato sei sette mesi difficile per mettere un po’ di pancetta”.
Luigi Lo Cascio: “Sidney mi ha detto voglio i tuoi muscoli, i tuoi tendini e il tuo funambulismo e non immaginavo fosse così difficile. Ho preteso di non avere lo stuntman ma loro non si fidavano, poi mi sono messo d’accordo con lui per travestirmi e fare le scene”.

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Greta Scarano: “Io ho messo più volte a repentaglio la mia vita quando ho recitato sulle pedanine. Mi sono trovata ad essere naturale sulle pedanine”.
Sidney Sibillia: “Doveva far conciliare l’azione con la commedia italiana. Io sono molto orgoglioso della sequenza del treno proprio perché riesce a conciliare queste due cose”.
Edoardo Leo: “La cosa più pericolosa che avevo fatto era l’esame con Morcellini e avevo preso 30. Io immagino sempre gli attori americani quando devono scegliere un film “non ci piace la scena dell’astronauta”, noi invece ci troviamo davanti copioni normali. Quando ho letto di dover fare a cazzotti con Lo Cascio su un treno in corsa, o guidare un sidecar nazista sulla Colombo non puoi dire di no. Quando io e Luigi facevamo a botte la ferrovia era in mezzo e le telecamere erano solo da un lato e a quello opposto c’era il traffico normale. La gente vedeva noi e pensava “So venuti a ruba il rame””.

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Valeria Solarino: “Non ho partecipato a scene d’azione e sono molto invidiosa, la cosa più carina è quando sono passata dal carcere al ristorante. Mi sono divertita”.
Pietro Sermonti: “Ho preteso di avere una controfigura, si passa da una commedia intima ad esplodere con l’azione. Film così non succede spesso di farli ed è un esercizio interessante. Noi facevamo avanti e indietro per la scena del treno”.
Stefano Fresi: “Io devo fare un duplice ringraziamento, il primo a Sidney per avermi fatto fare battute e il secondo agli attori che mi hanno seguito come coach d’azione”.
Pietro Calabresi: “Secondo me quello che aggiunge qualcosa a questo film è che pur essendo un action comedy non va mai sul grottesco o sul surreale dove ci si rifugia quando non si sa cosa dire. Per quanto quello che accada”.
Libero de Rienzo: “La scena del treno è stata topica. Io appeso di lato”.
Matteo Rovere: “Tutta la struttura che si è unita in questo film ha sposato l’idea di Sidney di fondere il cinema d’azione con i dialoghi traendo da quel tipo di verve anche la forza comica. Dietro tutti gli scotch c’è uno studio finalizzato a non dire mai di no alla sceneggiatura. È chiaro che abbiamo girato i due film insieme e questo ha aiutato molto ad ottimizzare delle risorse dal punto di vista produttivo”.
Domenico Procacci: “Ho interesse e simpatia per quel che è difficile catalogare, ma il vero rischio di questo film è stato quando abbiamo iniziato a parlarne e Sidney ha chiesto di farne altri due. La prima reazione è stata “Rai Cinema” non ce lo farà mai fare e invece l’idea di fare qualcosa di originale e rischioso è stata una scelta condivisa. Sono molto contento del risultato, leggerò quello che scriverete voi”.

Il grande successo del primo film ti ha dato mezzi produttivi maggiori, hai avuto difficoltà a gestire questa macchina? Le copie pirata le hai già trovate a Salerno?

Sidney Sibillia: “Si già ci stavano da prima che lo finissi. La vera complessità era che erano sequenze senza uno storico e quindi è stato complesso metterle insieme”.

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Professor Mario Marcellini della Sapienza di Roma: “Mi scoccia dovermene andare come faceva Andreotti rischiando di essere paragonato a lui. Avremmo voluto aver adottato prima questo film. Non voglio dire parole accademiche perché vengono presi in giro i professori, quella è una parte datata ma mi piace la contaminazione di linguaggi. Questo film apre gli occhi più del giornalismo su un pezzo di generazione di cui il cinema può diventare un testimone fondamentale”.

Quando uscirà il terzo film? Vorremmo averlo ravvicinato.

Paolo Del Brocco: “Parlare oggi di un film successivo quando tra due giorni uscirà questo in sala. A breve annunceremo l’uscita del terzo”.

Secondo Edoardo i giovani ricercatori hanno altre opportunità rispetto alla scelta che proponi tu?
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Edoardo Leo: “Mi stai dando una bella responsabilità. Se i giovani non hanno altre possibilità che andare a caccia di droghe di nuova generazioni e di fare a cazzotti sui treni staremmo messi male. Io a un certo punto mi sono anche chiesto quanti fossero i ricercatori, ovvio che questa categoria viene presa ma come succede nei racconti ben fatti interessano anche altre categorie”.
Stefano Fresi: “Sarebbe come chiedermi di fare la dieta per risolvere la fame nel mondo (risate ndr)”.

Si è parlato fino ad ora di action comedy, io oltre all’azione a livello fisico ho visto anche una produzione d’azione con dei mezzi come le macchine in stile americano. A quale film si è ispirata?

Sidney Sibilia: “Io impazzivo per Indiana Jones che scappava sui sidecar nazisti e quindi ce l’ho messo. Nella parte del CGI ho cercato di ridurlo all’osso, con uno stile anni ‘70”.
Edoardo Leo: “Io e Fresi quando tornavamo indietro con i sidecar sulla Colombo la gente ci guardava con una svastica in testa ed era a bocca aperta”.

La curiosità è sul fumetto che era una cosa che prima non c’era e adesso c’è. Che effetto fa venire sul fumetto?

Stefano Fresi: “Io rispondo con le parole di Libero di Rienzo “è una figata pazzesca””.
Giampaolo Morelli: “Io voglio sapere perché loro sono fedeli e io sono biondo”.
Sidney Sibilia: “L’idea del fumetto nasce perché anche rispetto al primo prende una direzione quasi fumettistica. Questo non è il film ma uno spin-off totalmente inedito al centro di masterclass. È nato come strumento promozionale di un Universo Espanso”.

Il messaggio del film è che i giovani non si devono fidare fino in fondo dello stato? Greta il suo personaggio inizia in maniera pura e poi cede al compromesso?

Sidney Sibilia: “Il messaggio del film è difficilmente codificabile con la visione solo del secondo, ho deciso di farne due per dire che c’era ancora speranza”.
Greta Scarano: “La reazione del mio personaggio viene dal fatto che gli sceneggiatori volessero dare vita ad un personaggio credibile. Paola è una ragazza in carriera in uno schiacciante mondo lavorativo, sacrifica la banda perché le viene quasi imposto. Avrà modo di spiegarsi più avanti”.

Nel film ho visto un sacco di cose come Ritorno al Futuro e Indiana Jones, volevo chiederti una riflessione sulla rinascita del cinema di genere italiano. Parecchio cinema americano filtrato con la commedia, come lo hai pensato?

Sidney Sibilia: “Credo che ci sia un radicale cambiamento dei gusti di pubblico e autori. La commedia è il genere più congeniale in questo momento storico”.

Gli ultimi due film sono stati pensati insieme, anche quando giravi il primo pensavi già al secondo e terzo film e come funziona a livello produttivo?

Sidney Sibilia: “Il primo film è molto chiuso, quando fai un’opera prima non pensi a fare due sequel. Dopo il successo abbiamo ragionato su una trilogia scrivendoli insieme. Abbiamo passato un anno e mezzo in una stanzetta con una finestra coperta dai pezzi di scotch con i riferimenti su cui ragionavamo per dare un’unica identità cinematografica ai due film. È stato bellissimo”.
Matteo Rovere: “Diciamo che è un’esigenza che nasce dalla sceneggiatura. Ci sono tutta una serie di sequenze interconnesse tra loro. Volevamo creare un film autonomo anche per chi non conosce in modo approfondito questo mondo, ma anche lanciare un’idea abbastanza nuova per il cinema italiano. Abbiamo lanciato un universo in cui lo spettatore si può muovere longitudinalmente. Girare insieme ha permesso di giocare con i rimandi”.

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L’impianto musicale da ritmo assorbendo il film, è un tipo di colonna sonora curiosa. Non è esagerata per il minutaggio, puoi dirci qualcosa?

Sidney Sibilia: “L’altro film era molto più repertorio, questo film me lo immaginavo diverso. Con Michele avevamo l’idea di non voler marcare sulla commedia prendendosi un pochino sul serio. La musica ha il potere di cambiare le scene. Passiamo ore e ore a parlare concettualmente. La scena di inseguimento è più anni ’70, è un tipo di musica che non patteggia per la banda ma si esalta anche quando vince Lo Cascio”.

Si è parlato di riferimenti alla commedia italiana, il tuo personaggio è un riferimento ad Alberto Sordi.

Giampaolo Morelli: “Ho un ricordo vago di quel film. Credo che Sidney sia riuscito a fondere una commedia all’italiana di denuncia partendo dal sociale facendo ridere. Sidney lo ha fuso con l’action movie americano. È quello che ho fatto con l’ispettore Coliandro alla fine. Comprate i fumetti con la Gazzetta dello Sport, non si capisce che sono io ma ci sto”.

Il film è pieno zeppo di citazioni di serie tv, volevo sapere se il film era stato pensato come serie e se hai idea di farla? Come hai fatto ad aggiudicarti questo cast?

Sidney Sibilia: “La serie non ci sarà perché è già una saga. La serialità mi interessa in termini di linguaggio, avere una fruizione di 10-12 episodi è differente e i film hanno una natura diversa. Smetto Quando Voglio è un prodotto altamente cinematografico, siamo portati a fare in una marea di prodotti audiovisive gratis non siamo rimasti a fare quello che si paga. Per far si che la gente esca di casa e paghi dobbiamo essere particolarmente bravi. Gli attori li avevo già convinti dall’altro film, poi si fanno tante chiacchiere poi a Greta ho fatto il provino. Ho fatto leggere il testo a Lo Cascio e lui ha accettato”.
Luigi Lo Cascio: “Più che location è il lo cash”.

Qualche dettaglio in più sotto i titoli? Che gioco c’è dietro?

Sidney Sibilia: “All’inizio eravamo molto indecisi sui nomi. Masterclass ci piace perché ci dà l’idea del 2.0, poi tutti insieme spiegano alla polizia come combattere la cosa. Ad Honorem non posso dire nulla”.

I fumetti potrebbero diventare uno spin-off alla Rogue One? Ci pensate?

Sidney Sibilia: “Ragazzi ma vorrei anche fare altre cose, dopo questa trilogia chiudiamo”.

Com’è stato per alcuni di voi rientrare in Sapienza? Nella scena sulle armi cosa pensate che facciamo in Sapienza?

Sidney Sibilia: “La scena delle armi è una citazione di James Bond prima di andare in missione, è stata difficilissima da scrivere perché tutto il film ha un grande realismo prossimo al 100%. C’è voluto un sacco di tempo perché l’abbiamo riscritta molte cose rinunciando a una bicicletta volante e altre cose. Ci stava questa bici bellissima che però si librava solo per due minuti e mezzo. Smetto Quando Voglio è teoria vs pratica, è stato bellissimo avere una partnership”.
Marco Bonini : “Alla Sapienza non andavo dal ’96, un giorno che avevo delle ore libere sono riuscito a ritirare la laurea”.

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La risposta italiana a Vin Diesel è senza dubbio Pietro Sermonti.

Pietro Sermonti: “Ho abbandonato a tre esami dalla fine Scienze Politiche perché pensavo non mi sarebbe servita per fare questo. Sono passati tre anni dall’uscita e mi è piaciuto molto che si utilizzi come banda un’elite. In Italia c’è un’aria  brutta verso l’elite, che degli intellettuali creino empatia perché si trovano a non sapere come spendere la conoscenza è la chiave che mi ha commosso. Questo paese da tre anni a questa parte è cambiato”.
Edoardo Leo: “Io come Marco non ero più rientrato alla Sapienza, tornarci non mi ha provocato niente. Il Morcellini era moro quando ho fatto l’esame, Morelli era biondo (risate ndr)”.
Matteo Rovere: “Siamo riusciti con Rai Cinema a mettere insieme 25 mila euro per finanziare un’assegno di ricerca, una sola borsa di studio per un ragazzo o una ragazza che verranno selezionati da una commissione in cui ci sarà Edoardo Leo. Volevamo dare una concretezza a questo rapporto”.

Hai citato due volte gli anni ’70 durante la conferenza. Anche i titoli dei giornali sono due poliziotteschi di quegli anni.

Sidney Sibilia: “Era un cinema coraggioso e artigianale, ma anche industriale. Sono felice che si colgano certe citazioni come i titoli dove ho perso tempo. È un omaggio ad un tipo di azione che ho recuperato dopo, ma c’è tanto divertimento nel farlo”.
Pietro Sermonti: “Questo è il primo film prodotto da Higuain (indica Matteo Rovere risate in sala)”.
Edoardo Leo: “Credo che in un momento in cui c’è un cinema ripetitivo il coraggio produttivo di Fandango, Groenlandia e di Rai Cinema sottolineerei questo aspetto. Ci parliamo addosso in maniera commiserativa, ma le persone che  si sono messe in gioco lo hanno fatto con coraggio”.

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