Teatro: “Una casa di bambola”, Filippo Timi, il sesso e nulla più

In scena dal 21 al 26 febbraio al Teatro Bellini di Napoli, “Una casa di Bambola” di Henrik Ibsen vede protagonista Filippo Timi, nei panni di tutti i personaggi maschili principali, e Marina Rocco nel ruolo di Nora. La regia è di Andrée Ruth Shammah, la produzione del Teatro Franco Parenti di Milano e della Fondazione Teatro della Toscana.

“Una casa di bambola” senza Nora o, meglio, con un personaggio molto diverso da quello descritto nel 1867 da Henrik Ibsen ,in uno dei testi più significativi con protagonista una donna.
Nora, interpretata da Marina Rocco, è una donna frivola che usa il sesso e la sua avvenenza per tenere sotto controllo gli uomini: il marito Helmer, l’amico Dottor Rank, da sempre innamorato di lei, e il Procuratore Krogstad. I tre personaggi maschili sono interpretati da Filippo Timi in una grande prova d’attore che rafforza quanto visto nel geniale “Don Giovanni” di qualche anno fa. Interprete sui generis, Filippo Timi usa il palcoscenico come più gli aggrada, dimostrandosi mattatore nella sfida difficile di rappresentare un genere, quello maschile, che il testo originale stigmatizza non poco.
Filippo Timi e Marina Rocco in "Una casa di Bambola"
Filippo Timi e Marina Rocco in “Una casa di Bambola”

All’uomo idealizzato da Nora, Helmer, manca il coraggio di difenderla e portare su di sé il peso di un’azione compiuta in difesa della famiglia. All’uomo innamorato non ricambiato, il dottor Rank, manca la forza di pretendere qualcosa da quel rapporto ambiguo che ha instaurato con Nora. Al ricattatore disperato, Krogstad, manca il coraggio di affrontare le proprie colpe, ma è l’unico che, nel finale, cambia il suo destino, proprio grazie ad una donna.
Il finale, appunto, l’acme di “Una casa di bambola”appare totalmente travisato. Il personaggio di Nora, nell’irritante interpretazione, riuscita nell’intento dichiarato all’inizio, di Marina Rocco, si evolve in maniera a dir poco incoerente rispetto alla stessa rilettura che ne fa Andée Ruth Shammah. Da donna capace di utilizzare il sesso e la sua ‘allegria’ per i propri scopi a personaggio maturo che prende una decisione difficile, senza ritorno. Eppure l’idea di portare il sesso e l’allusione in scena era molto interessante e attuale, ponendosi in un’epoca di querelle post femminista in cui le donne sono ancora alla ricerca di sé, tanto da boicottarsi tra loro, più di quanto facciano gli uomini.
Resta il grande talento dimostrato ancora una volta da Timi, le scene colorate e ben realizzate, da ‘casa di bambola’, e le interpretazioni dei comprimari, su tutti l’esilarante Andrea Soffiantini en travestì.
Una casa di bambola
di Henrik Ibsen
traduzione, adattamento e regia Andrée Ruth Shammah
con Filippo TimiMarina Rocco
con la partecipazione di Mariella Valentini
e con Andrea Soffiantini, Marco De Bella, Angelica Gavinelli, Paola Senatore
produzione Teatro Franco ParentiFondazione Teatro della Toscana

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