The Ring 3: la recensione, se leggete questa recensione morirete entro sette giorni
19/03/2017 di Redazione
Nuovo capitolo per la saga di The Ring , The Ring 3, diretto da F.Javier Gutiérrez riporta sullo schermo la saga di Hideo Nakata entrato nell’immaginario dei film horror.
Importante : leggendo questa recensione e guardando anche il video originale allegato, morirete entro sette giorni.
Il tormentone dei sette giorni era esploso già tra gli appassionati di Horror con il primo inquietante film The Ring diretto nel 1998 da Hideo Nakata, tratto da un romanzo di Suzuki Koji, che in breve si impose nel mondo portando alla ribalta il cinema horror made in Japan. Hollywood, infatti non rimase a guardare e il reboot di grande successo (e una volta tanto fatto bene) con protagonista Naomi Watts e diretto da Gore Verbiski (Pirati dei Caraibi) terrorizzò le platee. Senza entrare nel vero e proprio “cerchio” di sequel nipponici, coreani e ovviamente made in USA, questo terzo capitolo ci porta ad un nuovo inizio.
Sentenziamo subito, anche con rammarico, che questo episodio, dove con un gusto retrò si mostra oggetti di “culto” per giovanissimi quali possono essere una VHS e il videoregistratore, per tentare, malamente di sostituirli con i nuovi ritrovati tecnologici, delude.
Se nell’originale giapponese ed anche nel primo remake giapponese, anche i fan più accaniti dei film horror erano saltati sulle poltrone, per una storia che puntava più a creare una atmosfera davvero inquietante con la figura di Samara, riportandoci ai classici film anni ’70 del genere.
Ma in questo terzo capitolo che solo il titolo italiano ci ricorda essere il terzo, visto che in realtà il titolo originale recita Rings e de facto è un vero e proprio reboot. Nel cast troviamo la giovane Julia( Matilda Lutz) e il suo di fidanzato Holt (Alex Roe), i quali si ritroveranno ad affrontare la nuova inquietante Samara (Bonnie Morgan) a causa delle ricerche del professore Brown interpretato da John Galecki, il popolare Leonard Hofstadter della serie tv Big Bang Theory.
Nel corso dell’indagine dopo la visione del filmato, questa volta non più tramite una videocassetta, ma un moderno laptop, e il puntuale messaggio telefonico della morte che arriverà entro sette giorni, la giovane coppia si lancerà in una corsa contro il tempo per impedire la morte di Julia, che li porterà al cospetto delle ex sacerdote Burke, interpretato da Vincent D’Onofrio, che gli permetterà di svelare l’origine di Samara per cercare di fermare la sua maledizione.
Sebbene a prima vista l’idea con alcune modifiche della storia originale poteva promettere bene, in realtà pure con una solida regia , ed usando i classici “trucchi” del film horror, per fare un gioco di parole, la pellicola risulta “telefonata”, ovvero un continuo di scene e luoghi e situazioni già viste, a parte qualche scena destinata a spaventare solo per gli spettatori meno smaliziati. Nell’era di YouTube dove l’orrore quotidiano di video raccapriccianti viene fruito con totale leggerezza dalle nuove generazioni, la povera Samara sembra quasi denunciare il fatto di essere ormai fuori tempo, una persona racchiusa all’interno di una VHS che potete solo vedere attraverso un buon vecchio videoregistratore, un vero peccato, anche perché se siete arrivati a leggere queste ultime righe morirete entro sette giorni.
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