Tomas Milian: da “Squadra antifurto” a “Delitto al ristorante cinese” la top 10 delle battute memorabili

Tomas Milian si è spento il 22 marzo ad 84 anni. Ancora scossi dalla ferale notizia abbiamo deciso di ricordarlo con una selezione delle migliori battute tratte dai suoi celebri polizziotteschi. Da Squadra antiscippo a Delitto al ristorante cinese, una carrellata delle scene cult che hanno segnato un epoca. Pronti a ridere (per quel che si può) assieme a noi?
Ben consci che Tomas Milian abbia interpretato (leggi il nostro special sulla sua carriera attoriale) non solo film comici e di cassetta, polizziotteschi irriverenti e all’apparenza scurrili, ma anche film d’alto spessore con registi del calibro di Michelangelo Antonioni, Florestano Vancini, Franco Brusati, Federico Fellini, e Giuseppe Bertolucci, abbiamo volutamente omaggiare l’attore a poche ore dalla sua scomparsa ricordandolo per ciò che più lo ha reso noto al grande pubblico italiano,romano e non.

Che si tratti del ladruncolo criminale Monnezza o il commissario di polizia Nico Giraldi, i suoi film del genere poliziesco, grazie anche all’inconfondibile voce di Ferruccio Amendola (che dava vita alle battute scritte da lui stesso) e al supporto dell’indimenticabile Bombolo, hanno rallegrato e divertito intere generazioni. Ogni volta che uno dei suoi film passa ala televisione il telecomando si blocca, come per magia e prende vita ciò che io ritengo una magia. la romanità del commissario Nico buca lo schermo e arriva dritta al cuore dello spettatore regalando momenti memorabili e risate a crepapelle.
Ognuno di noi avrà sicuramente, almeno una volta nella vita, ripetuto una sua battuta, detto una sua frase, perciò oggi come non mai occorre ripassare la sua filmografia attraverso una carrellata di momenti cult (o scult) tratti dai film da lui interpretati.
La selezione è stata ardua, ma qualcuno lo doveva pur fare… Siete pronti?



Cammeriere arriva sta pizza?

Il maresciallo Nico Giraldi (Tomas Milian), diventato poliziotto dopo essere stato, da ragazzo, uno scippatore, ha abbandonato la caccia ai suoi … ex-colleghi, cui s’era dedicato in un primo tempo, per occuparsi adesso, dei furti d’auto e dei topi d’appartamento. Conciato come un hippy abilissimo motociclista, sorprende spesso sul fatto ladruncoli e ricettatori, dai quali, tutto sommato, non ha molto da temere. Assai più rischioso si fa, il suo lavoro, quando la misteriosa morte di due ladri di mezza tacca lo conduce sulle tracce di un ricattatore americano disposto e tutto pur di rientrare in possesso di un prezioso taccuino che gli è stato rubato. Inseguitolo fino in America, grazie a una compiacente hostess, Giraldi smaschera il pericoloso malvivente assicurandolo alla giustizia.
La scena-madre da cui è partito tutto, quella che ha dato inizio al sodalizio artistico tra l’attore cubamo e Bombolo, una scena, come tante, completamente improvvisata, per una delle “pizze”, in tutti i sensi, più memorabili della commedia all’italiana. Siamo in Squadra antifurto è il 1976 e dietro la macchina da presa il maestro Bruno Corbucci.

I peperoncini

Direttamente da Il diavolo e l’acquasanta (1983) celeberrima battuta al fulmicotone diretta ai giocatori della sua squadra che non sono in grado di allenarsi come si deve e non si impegnano al massimo; così l’allenatore Manuel Marangoni sbotta e glie ne dice quattro.
Don Gaetano Morelli, parroco di Castelfranco Tiberino, venuto a Roma per un udienza papale, salva dal suicidio un ex-calciatore disperato: Manuel Marangoni. Ora, secondo Manuel, non basta che Don Gaetano gli abbia salvato la vita: lo deve anche mantenere assieme alla sua ragazza. E’ così che la strana coppia prende alloggio in canonica, mettendo successivamente in subbuglio il paese e i dintorni con inganni, truffe ed anche un falso miracolo pur di fare soldi. Intanto Don Gaetano, oppresso dall’infatuazione amorosa di Margherita, la sua perpetua, che gli fa trovare ovunque tenere poesie, pensa di porre un rimedio alle diavoleriedi Manuel affidandogli, come allenatore, la locale squadra di calcio. Dopo una lunga serie di avventure, pasticci e fughe, Manuel compare sul campo di gioco durante l’ultima partita decisiva perché la squadra di Castelfranco Tiberino sia promossa in serie C e la guida alla sospirata vittoria.



Bombolo Monsignore ma non troppo

Direttamente da Assassinio sul Tevere (1979), sempre del fido Bruno Corbucci, una delle gag comiche più geniali e meglio orchestrate che la coppia abbia mai meso in atto. Bombolo, come suo solito goffo ed impaciato nella truffa che sta compiendo si veste da monsignore “paraguaiano” dal forte accento tedesco, la truffa pare riuscita se non che l’arrivo del commissario Nico, manda , una ennesima volta, tutto all’aria, le conseguenze le conosciamo bene, pizze, sganasoni e chi più ne ha più ne metta…

Pokoto Pokoto

Epica scena tratta da Delitto al ristorante cinese, uno dei film meno riusciti della coppia, ma non per qusto avaro di scene memorabili. Il dubbio amletico resta: si scrive “Pokoto” o “Pocoto”?  La risposta, come ben sapete ce la da Ciu Ci Ciao in persona.
Il proprietario cinese di un caratteristico ristorante nei pressi di Piazza di Trevi, è in partenza per la Cina. Frattanto arriva il giovane cinese Ciu Ci Ciao (Tomas Milian), che l’autista Bombolo conduce al ristorante dove si trova il maître Vincenzo (Enzo Cannavale). Intanto la scena si sposta in una località nei pressi di Roma, dove l’ispettore di polizia Nico Girardi (Tomas Milian) con la moglie sta costruendo una casetta definita abusiva dal vigile comunale mandato a controllare. Alla sera nel ristorante affollato un fotografo ritrae gli avventori, rilasciando uno scontrino; alla chiusura del locale Ciu Ci Ciao, il maître Vincenzo e Bombolo vedono che ad un tavolo è rimasto un cliente; quando si avvicinano però si accorgono che è morto. Spaventati, pensano di caricarlo sull’auto e, trovato in tasca l’indirizzo, lo portano nella sua abitazione in Viale Carso. La polizia inizia le indagini affidate all’ispettore Girardi, che ha una gamba ingessata.



Il cane di Mustafà

Dritta dritta da Squadra antitruffa forse la battuta più irriverente dell’intera filmografia di Tomas Milian, a Roma oramai è sulla bocca di tutti; dall’uscita del film in poi il “cane di Mustafà” è diventata una celebrità assoluta…
Il maresciallo Nico Giraldi (Tomas Milian) della questura romana, indaga, coadiuvato da un flemmatico detective inglese su una colossale truffa ordita ai danni dei Lloyd di Londra da una misteriosa gang. Disseminata di cadaveri, i furfanti eliminano ogni possibile testimone – la pista seguita dal maresciallo lo conduce anche a San Francisco dove egli può finalmente mettere le mani su uno dei truffatori. Al suo arrivo a Roma, ammanettato, anche costui verrà ucciso, ma Giraldi avrà ormai abbastanza prove per risalire al capo della gang e arrestarlo.

Io il pieno lo faccio di…

Ancora da Squadra antitruffa, altra scena memorabile, stavolta, badate bene, con protagonista un giovanissimo Leo Gullotta qui in una delle sue prime prove attoriali. Di mezzo ci sono delle pastiglie miracolose che fanno risparmiare benzina, ma il commissario Nico non se la beve e gliene dice quattro a Pollaroli Tarcisio detto “Er Fibbia”:

Trattoria “La pernacchia”

La banda del trucido è forse uno dei polizieschi di Stelvio Massi meno riuscito, vuoi anche per l’ingombranza attoriale di Milian ancora non in grado di reggere da solo la scena, vuoi perchè alcune sequenze risultano parecchio grossolanete, ma a cosa è certa, la scena dei milanesi alla trattoria “La pernacchia”, ripresa poi dal cantautore romano Piotta nel suo cd Supercafone, è entrata di diritto nella storia del cinema e della comicità romana. A bilanciare il film il commissario interpretato dall’attore frances Luc Merenda e il cattivo, il siciliano Belli interpretato da Franco Citti.
Subentrato al commissario Taddei, ucciso da un bandito, nella carica di capo dell'”Antirapine”, il commissario Ghini (Luc Merenda)pesca e consegna alla giustizia l’assassino del collega. Intanto, un altro pericoloso delinquente, il siciliano Belli (Franco Citti), che si propone di rapinare due rappresentanti di gioielli, si fa prestare dal romano “Monnezza” (Tomas Milian l’autista indispensabile al “colpo”, il giovane “Ranocchia”. Fallita la prima volta, la rapina ideata dal Belli, riesce alla seconda, ma a prezzo di una strage. Compiuto il colpo Belli uccide “Ranocchia”, attirandosi contro stavolta, non solo Ghini, ma anche “Monnezza” e la sua banda. Insieme, pur agendo separatamente, i due riescono ad avere ragione del Belli: il commissario lo uccide; “Monnezza” si tiene il ricavato dei gioielli, che destina parte alla moglie di “Ranocchia”, parte alla propria donna e parte agli amici che lo hanno aiutato a sbarazzarsi del Belli.

Bartolo er Monzese

Forse tra i migliori film della serie Delitto a Porta romana (1980), vuoi per l’ambientazione milanese, offre spunti e gag comiche davvero meorabili: A  Milano, nel corso di una partita di calcio, il ladruncolo Bertarelli Franco, detto “Venticello” (Bombolo), riesce a sottrarre le chiavi di casa al signor Tassinelli; e, introdottosi nella stessa, sta arraffando dei valori quando sopravvengono un uomo e una donna, costringendolo a nascondersi sotto il letto. Dall’incomoda posizione riesce a notare che l’uomo ostenta una vistosa cicatrice al piede ma, quando l’uomo se ne è andato, il ladro si trova davanti al cadavere di Elena Tassinelli. Notato mentre tenta di fuggire; Venticello viene accusato di assassinio e assicurato alle carceri di San Vittore ove Bartolo il Monzese lo assedia equivocamente.
Proprio a questo punto arriva una delle scene cult, ove Tomas Milian , arrabbiato per le dichiarazioni poco esaurienti di Venticello, indagato per omicidio, proferisce le celebri parole:

Con che cosa faccio il numero?

Ancora da Delitto a porta romana, un’altra memorabile scena cult: Il commissario Nico, dovendo effettuare una telefonata si rivolge all’infermiere, rigorosamente milanese, per avele delucidazioni, il risultato, come ben sapete è è la domanda che tutti noi ci poniamo, con cosa farà il numero? E se poi glielo ingessano?

Morti voi!

Delitto sull’autostrada di Bruno Corbucci è tra i film di Milian, il più completo sia narrativamente che stilisticamente, anche quì le gag memorabili non mancano, l’attore in coppia con Bombolo, è in formissima e la sequenza del furto delle medaglie ai pugili è davvero qualcosa di memorabile.
Il commissario di polizia Nico Giraldi (Tomas Milian) questa volta si trova alle prese con un gruppetto ben organizzato di teppisti dell’autostrada, capeggiati dal loro boss che li ricompensa con grosse partite di droga per il sequestro e furto di TIR carichi di medicinali, da trasportare da una città all’altra. I camionisti complici arricchiscono velocemente e permettono a Nico, resosi per l’occasione loro collega conducente di TIR, di smascherarli dopo lungo e paziente pedinamento. Il sagace commissario però è anche un uomo; i lunghi viaggi lo metteranno a contatto con tipi di ogni genere, e anche con Anna (Viola Valentino), una fortunata cantante, della quale si invaghisce fino a concepire il disegno di abbandonare la sua famiglia per spartire con lei la sua sorte futura. Se non fosse per il casuale concorso nella sua liberazione dai loschi individui della strada, che intanto l’avevano identificato, da parte di un innocente allenatore di boxe (Bombolo) con relativi allievi, e per il provvidenziale richiamo alla realtà della famiglia da parte del figlioletto Rocki, Nico avrebbe seguito il richiamo della sirena Anna. Ma, come s’è detto, alla fine tutto si aggiusta per il meglio …

La matematica all’osteria

Direttamente da Squadra antimafia (1978), Bombolo e i suoi scagnozzi si devono spartire una refurtiva datre milioni di lire, ma ecco d’un tratto arrivare il commissario Nico Giraldi che, stufo del suo lavoro sottopagato, decise di sottrarre metà della refurtiva alla banda, con tanto di dispiacere, misto a pizze, da parte del buon Bombolo…
Scoppiata una rivolta nel carcere di Viterbo, da uno sconosciuto poliziotto viene ucciso il pregiudicato Giacomo La Rosa che entro pochi giorni sarebbe stato chiamato a deporre contro il boss mafioso Don Gerolamo Giarra (Eli Wallach). Per ordine del commissario Tozzi (Roberto Messina), suo immediato superiore, il maresciallo Nico Giraldi (Tomas Milian) finge una rapina e viene espulso dalla polizia. Evaso dalla prigione, il maresciallo-barbone si reca a New York ove, grazie all’amico Salvatore, viene assunto come cameriere nel ristorante della Little Italy ove è solito recarsi il boss con la sua corte. In occasione di una cerimonia religiosa, Nico salva la vita a don Gerolamo e viene dallo stesso assunto per indagare sull’avversario Pasquale Siragusa, mafioso di Las Vegas.