Venezia 73 – I Magnifici 7: Denzel Washington, Chris Pratt e il regista Antoine Fuqua presentano il film
12/09/2016 di Thomas Cardinali

“I Magnifici 7” di Antoine Fuqua, remake dello storico film del 1960 diretto da John Sturges, chiude il Festival di Venezia 2016. Leggi le parole dell’incontro stampa con gli attori protagonisti Denzel Washington e Chris Pratt e il regista Antoine Fuqua e guarda le foto.

Chris Pratt, nel film vediamo che la moglie di Matt Bomer salva la vita di Denzel. Lei crede al potere delle donne in grado di salvare gli uomini?
Chris Pratt: “Se guardiamo bene ci sono tre uomini la cui vita viene salvata dalle donne. Il fatto è evidenziato dal fatto che il personaggio di Haley ha un grosso momento alla fine. Lei non è decisamente una donna in pericolo. I Magnifici 7 è una storia ormai antica rivisitata con un punto di vista più moderno”.
Antoine Fuqua, com’è stato riportare sullo schermo un film così importante nella storia del cinema?
Antoine Fuqua: “Non è stato volontario il riproporlo in una versione contemporanea. Abbiamo ripreso la storia originale de “I Sette Samurai,” che è comunque sempre attuale per via del terrorismo e della prepotenza. Il film mostra come si abbia bisogno di persone che vengano a servire e ad aiutare”.
Credo che sia il primo western per Denzel, al di là del fascino per la storia c’era un desiderio personale di fare questo genere? Ci sono dei titoli italiani che la hanno influenzata nella sua formazione?
Denzel Washington: “Mio padre era un ministro della chiesa. Io sono cresciuto in quel contesto e non potevo andare al cinema. Io non sono cresciuto guardando i western. Non sono mai andato al cinema, quando ero piccolo ho giocato a cowboy ed indiani e non ricordo neppure quali fossi tra i due, ma non era un sogno. Vedere un uomo nero con un vestito e il cappello nero giocare con le pistole era divertente. Ci hanno anche pagato per giocare”. (Risate in sala).
Chris Pratt: “Il cibo era anche buono”. (Risate)
Chris eri affascinato dal genere western?
Chris Pratt: “Tutti i bambini sognano di essere nel “wild west”. Il cinema italiano con Sergio Leone è il massimo, lui è il re degli spaghetti western. Sono film fantastici che non ho visto da bambino, ma li ho recuperati negli ultimi sette anni. Quindi è il sogno di un bambino di 31 anni”.
Antoine Fuqua, quali sono i western che ti hanno influenzato?
Antoine Fuqua: “Kurosawa è stato un’ispirazione, ma Sergio Leone ha cambiato il western. Lui ha trasformato il buono nel cattivo lasciandolo anche senza nome. Questo ha cambiato tutto. Lui e il suo western erano più veritieri. Ha avuto un’enorme influenza su di me. Quando sono andato a New York e ho chiesto a Denzel di fare Chisolm gli ho fatto vedere una sceneggiatura di Sergio Leone. Lui è un maestro”.
Siete riuscire a caratterizzare i personaggi senza dare dettagli sul passato, quanto per voi è stato importante avere un background su di loro? Fuqua, può fare un commento su Billy e Goodnight?
Denzel Washington: “Un attore dovrebbe avere un background per il suo personaggio, ma come diceva Antoine in questo caso non ce n’è stata la necessità. Ad esempio nel film g Tony Scott (“Man on Fire” ndr) c’era il bisogno di conoscerli per sapere che neanche Dio avrebbe perdonato quei personaggi”.
Chris Pratt: “Non è importante sapere il viaggio, ma dove si va. Approfondire il personaggio con un background potrebbe essere d’ aiuto, ma in questo modo il viaggio è più divertente e per svolgerlo devi mettere molta passione nel tuo lavoro”.
Antoine Fuqua: “Il rapporto tra Billy e Goodnight è molto strano. Avevano bisogno l’uno dell’altro. Si sono aiutati in modo reciproco e Billy dava a Goodnight oppio da fumare, anche se non si è mai visto”.
Quando lei interpreta il ruolo di un cattivo o di un buono come cambia il suo lavoro? Si stacca dal personaggio o porta qualcosa della sua personalità?
Denzel Washington: “Non c’è bisogno di uccidere nessuno per essere un assassino (risate ndr). Nella scuola di recitazione ti insegnano ad amare il tuo personaggio, che sia buono o cattivo. In questo caso è chi è dall’altra parte della pistola a dirlo. Tornando a Sergio Leone nessuno è totalmente buono o cattivo. Tutti noi sette abbiamo un passato variegato”.
Antoine Fuqua: “Sergio Leone ha cambiato il cinema e senza di lui non avremmo avuto questo. Sergio parlava italiano, ma venivano da tutto il mondo per lavorare con lui. Non era questione di buoni o cattivi, non era quello l’importante. Lui studiava i film di Kurosawa ed avevano entrambi la stessa idea. La cosa importante era il comportamento dei Sette Samurai. Non sapevamo nulla di loro. Non sai nulla di questi uomini ma ti piacciono per quello che fanno”.
Nei western è spesso importante la musica. Voi avete avuto una delle ultime colonne sonore di James Horner prima della morte, com’è stato lavorare con lui?
Antoine Fuqua: “James, dopo aver letto la sceneggiatura, ha composto per ironia del destino sette canzoni. Lasciandoci questo regalo in redità e siamo onorati di aver lavorato con lui. A Toronto due sere fa c’era anche la figlia che mi ha detto come il padre per lei fosse magia. James Horner era magico”.
Chris Pratt, Faaraday è un eroe? Chi è il suo eroe?
Chris Pratt: “C’è l’opportunità di chiedere la redenzione. Faraday può riscattarsi e proteggere quello che fa. Mio fratello era un ufficiale della polizia, chi si sacrifica per il suo paese o comunità sono eroi”.
Che tipo di preparazione richiede un western? Per Chris è più facile avere a che fare con i procioni, i cavalli o i dinosauri?
Chris Pratt: “Dovevamo imparare ad andare a cavallo e questi sono decisamente più pericolosi dei dinosauri animati. Ho dovuto imparare lentamente ad andare a cavallo. Ho trattato i cavalli come si tratta una moto. Il mio approccio a questo aspetto del ruolo era con una certa apprensione. Lavorare con le pistole e fare i trucchi con le carte mi ha costretto a fare molta preparazione”.
Ne I Magnifici 7 sono tutti bianchi, qui invece ci sono molte varietà etniche. Ha voluto fare un film più realistico?
Antoine Fuqua: “Si” (Risate).
Denzel Washington:” Il nostro film rispecchia di più il mondo del 1874. C’erano neri, asiatici, bianchi e messicani. È una rappresentazione più onesta del mondo. Noi parliamo del west perché qualcuno ha iniziato a farlo, ma era la frontiera in realtà. Nella frontiera c’era più uguaglianza rispetto al sud”.
Il film è puro intrattenimento o ha un sotto testo politico?
Antoine Fuqua: “È intrattenimento. Tu puoi farlo anche politico, ho imparato lavorando con Denzel e Chris che “la gente porta tutto quello che sta nella vita nella sala cinematografica”. Se questa è la tua interpretazione va bene. Ma noi lo facciamo per entertainment”. Se ti commuovono e ti infiammano per la politica va benissimo”.
I tuoi film sono conosciuti per l’azione, qui il look è più classico e lento.
Antoine Fuqua: “Io amo i western proprio per questo. L’idea di un western è quella indicata dallo stile. C’è un grosso spazio aperto e il cielo. Leone ha visto il west e lui lo immaginava così. Il west era il sogno. Il paesaggio doveva rappresentare la promessa di un sogno. Abbiamo utilizzato per questo il 35mm fino ad arrivare a un 50mm. Lo abbiamo mantenuto classico, l’ho girato simile a Training Day. Non abbiamo però utilizzato elicotteri e go pro”.
Quando hai rivisto Kurosawa, che ha vinto il Leone d’Argento a Venezia, ci puoi parlare di Kurosawa?
Antoine Fuqua: “Samurai vuol dire servire, quando ho letto la sceneggiatura esitavo perché io adoro i Sette Samurai. La storia era uguale con lo stesso DNA. Il mio primo commento al produttore MGM è stato far morire della gente, perché effettivamente il sacrificio ultimo è il prezzo del riscatto. Io a quel punto ho capito il formato del film”.
Il personaggio di Denzel è interessante per l’integrità morale. Sono sue per la sua carriera e vanno al di là dell’essere attore. Il lavoro del cinema è una missione personale, come lavora su questo aspetto della propria morale?
Denzel Washington: “Grazie, cerco di iniziare la giornata pregando in ginocchio chiedendo perdono per quel che ho fatto di male. Questa è una piattaforma. Dico sempre ad Antoine che una persona dovrebbe prendere da un film è quello che porta un film. Io so quello in cui io credo. Cerco di essere così nei miei personaggi”.