Vi presento Toni Erdmann: l’incontro con la regista Maren Ade, “tutto merito di Austin Powers”

 

Abbiamo incontrato la regista Maren Ade in occasione del suo tour, prima della notte degli Oscar per presentare il suo ultimo film, vincitore di innumerevoli premi : Vi presento Toni Erdmann
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La regista Maren Ade.

Non  pensiamo alla Germania con umorismo e non è solo una cosa italiana perché c’è la recensione del Los Angeles Time che dice “già pensare ad una commedia tedesca non è facile, ambientarla a Bucarest poi”.  Come ha lavorato sull’umorismo e l’imbarazzo?
Maren Ade :“Noi tedeschi l’umorismo lo abbiamo, forse ci capita di nasconderlo. È insito nel personaggio di questo padre che lo utilizza per nascondere se stesso e in altre occasioni per liberare dell’aggressività. Quando abbiamo lavorato con gli attori abbiamo cercato di connotarlo. Diventa una commedia perché Winfried è disperato, ha raggiunto un vicolo cieco con la figlia e cerca un ultima forma di comunicazione, un ultima spiaggia. È vero anche che il personaggio di Ines non è esente da umorismo. Quando lei ha il suo spazio per poterlo esprimere. Ci sono emozioni che non vengono rivelate fino in fondo, c’è una parte più complessa che è nascosta in ognuno di noi. Ci sono i rapporti gerarchici e altri fattori che fanno si che non ci sentiamo a nostro agio”.
A Cannes ha avuto un’ovazione il film durante la cover della canzone, la più fragorosa.
Maren Ade: “Non avevo idea di aver rotto un taboo a Cannes con una commedia, ogni regista sogna di partecipare ad un festival del genere in concorso. Non ho avuto minimamente tempo per avere delle aspettative. Il lunedì prima ero ancora al mixaggio e il sabato c’era la prima e da Cannes mi chiedevano il film per la proiezione. Non immaginavo tante risate e divertimento, anche perché con una così lunga post produzione per me il film era pesante e malinconico e pensavo “smettetela di ridire! ”. Sono felicissima perché è stato venduto in molti territori”.
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A Cannes il film era dato da molti critici come vincente, poi in realtà questo non è accaduto mentre agli EFA ha avuto un riconoscimento ingombrante. Pensa che sia un film sostanzialmente europeo e potrebbe avere più difficoltà agli Oscar?
Maren Ade: “Devo dire che tutti questi premi e la recente esperienza ai Golden Globes mi hanno permesso di incontrare tante persone. L’elemento della competizione culturale non è così importante, non esiste un miglior film. C’è un rapporto di osmosi con gli altri colleghi, poi è chiaro che il consenso può arrivare da un gruppo ampio o più piccolo come la giuria di un Festival. Non credo esistano elementi chiave tranne la fortuna, credo che il mio film se fosse andato in un altro Festival avrebbe avuto lo stesso destino perché non siamo in borsa. Il film al Festival di New York è stato presentato con una piccola proiezione che è andata molto bene”.
 
Questo è il tuo terzo film e ne hai fatti uno ogni 7 anni un po’ come Terrence Malick. Su Rotten Tomatoes Toni Erdman ha il 94% di giudizi positivi.
Maren Ade: “Per me è un film drammatico con inserti comici, visto che si gioca molto sugli sguardi “.
Ma aveva pensato a qualche taglio sulla durata di 162 minuti?
Maren Ade: “È vero che per la durata ero pronta alle reazioni di durata eccessiva, ho cercato in tutti i modi di ridurlo e ho scoperto che accorciandolo la sensazione era che fosse ancora più lungo e perdeva il grado di complessità. Il film deve lasciare libertà allo spettatore di passeggiare all’ interno della storia. Per me era importante che ci fossero dei momenti prima e dopo le gag nel contesto dell’economia del film. Anche la scena dove dipingono le uova accorciandola diminuivo l’intensità nel momento in cui canta. Era comunque una sensazione di lunghezza e ho lasciato il tempo migliore a mio giudizio”.
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Ci sono la generazione del padre e della figlia molto opposte, lo scontro è sul lavoro. La scena meravigliosa è quella del party nudi. Era volontario questo confronto? Perché la Romania?
Maren Ade: “La ricerca che ho dovuto fare per il lavoro di Ines è stata lunga e ho incontrato molte donne, più svolgevo la mia ricerca e più mi rendevo conto che la mia decisione avrebbe avuto un impatto politico sul significato del film. Sono partita in un viaggio per scoprire le persone della mia generazione e ho incontrato il nemico conoscendolo meglio. Erano donne con varie mansioni, che avevano studiato economia e avevano optato per un settore disumano e ne erano consapevoli. Il lavoro di un tagliatore di teste è disumano, ma ho capito la loro posizione e li è nata Ines con due facce. La prima è come sceglie di gestire la sua vita a livello professionale e personale, il secondo è la responsabilità rispetto al lavoro che fa come consulente e dà la risposta che danno tutti “è molto più importante salvare un’impresa rispetto ai posti di lavoro”. Il film solleva tutte queste domande perché non c’è una risposta. Per me era importante che fossero presenti, il ruolo del consulente viene spesso adottato dalle persone della mia generazione. In qualche modo questo avvalersi e dare la mansione dell’outsourcing è anche dar via la responsabilità. Il capitalismo ha invaso la Romania in modo grave e sono aspetti visibili, mi interessava anche l’aspetto gerarchico tra paesi di serie A e B ed esiste anche sulle società su scala minore. Conoscendo e amando il cinema rumeno mi era già familiare Bucarest”.
Come ha deciso il tema e se è biografico il rapporto padre-figlia? E quali sono i suoi riferimenti cinematografici?
Maren Ade: “Di famiglia ne abbiamo soltanto una e il riferimento è obbligato, anche io ho un padre con i denti finti e con un senso dell’umorismo. Quando da ragazzina a 20 anni avevo collaborato all’uscita del primo film di Austin Powers,  avevo ricevuto una finta dentiera che gli ho regalato e lui la usava in diverse situazioni, una volta c’è anche andato dal dentista. Ho avuto un padre che nella vita è uscito dai panni normali, ed ha piccolissimo ruolo nel film dove fa il preside della scuola. Per quanto riguarda i riferimenti cinematografici non ho una cinefilia eccessiva e vedo molti generi, mi piacciono anche il teatro e leggere i libri. Sicuramente i classici europei, ma per questo non è stato facile trovare ispirazioni. Paradossalmente ho visto molte volte La Dolce Vita per l’idea della festa che inizia e non finisce mai. Mi sono ispirata ad Andy Kaufman se avete visto il film Man on the Moon capireste”.
 
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Un sito che vende la dentiera di Austin Powers. www.elliottsfancydress.co.uk

Si sente più vicina al padre o alla figlia?
Maren Ade: “Conosco entrambi molto bene anche se mi sento più vicina alla figlia,  un regista ha un livello molto elevato dell’opera che sta per compiere che a volte trascende gli individui che collaborano e il set ha delle regole non diverse dal capitalismo. Il fatto di essere una donna mi avvicina a lei perché la conosco sicuramente meglio di quanto possa conoscere un uomo”.
L’aspetto del doppio, in realtà credo che non sia tanto l’umorismo del protagonista a scardinare il capitalismo, ma proprio lo sdoppiamento che è la porta di accesso alla figlia. Toni Erdman comunica con lei meglio del padre. La figura del doppio è classica della cultura tedesca, mi chiedevo se c’era qualche opera letteraria che l’aveva ispirata.
Maren Ade: “Non mi viene in mente un riferimento letterario per la tematica del doppio, che è invece tipica del cinema e molto interessante da esplorare per interprete e regista. Nel mio caso è stato divertente, ma anche un gioco sottile di contenimento. Toni Erdmann è esuberante, ma era importante si vedesse Winfried. Peter è un bravissimo attore e doveva essere divertente vestendo i panni di un pessimo attore”.
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Come ha lavorato sugli ambienti e i costumi?
Maren Ade: “Sono molto contenta di poter parlare dei costumi e gli ambienti. Le riflessioni sono state tantissime, se voi vedeste Peter  non lo riconoscereste mai. Per dargli quella polo ha provato 50 magliette diverse. I set sono stati quasi interamente costruiti apposta per il film, per esempio la piscina esisteva ma abbiamo costruito il contorno. Io utilizzo luci naturali per i piani sequenza e volevo che ci fossero varie angolazioni di macchina ed il tutto in un film con molti primi piani e con senso realistico. Era importante che il lavoro fatto non si vedesse, noi abbiamo utilizzato 1500 comparse nel film che non vediamo quasi mai, ma c’erano. Una prima parrucca utilizzata per i provini e anche i denti i finti, naturalmente quella è stata una bruttissima parrucca e non l’avremmo mai e poi mai utilizzata. Ne abbiamo cercate altre e ne abbiamo fatta costruire una simile a quella. Quando Toni appare nel bar all’aperto ero convinta di usare la replica e a una certa mi avevano detto quanto mancava l’altra parrucca e a quel punto l’abbiamo recuperata”.
In quali paesi è uscito il film e ha già avuto incontri con il pubblico americano?
Maren Ade: “Il film è andato molto bene in Germania, nei paesi Scandinavi ed in Francia. Sono stata al New york film Festival e io stessa sono rimasta sorpresa dall’universalità del film”.
Sono già arrivate richieste per dei remake
Maren Ade: “Sinceramente sì, siamo già in trattative avanzate con delle case di produzione negli Stati Uniti per il remake in lingua inglese”.
Vi regaliamo il link con una delle scene più belle film la canzone di Greatest Love of All reinterpretata dalla figlia Ines (Sandra Huller).

 
 

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