Il Viaggio di Fanny: la recensione, in fuga dall’antisemitismo
22/01/2017 di Redazione
Il viaggio di Fanny, ispirato alla vera storia di Fanny Ben-Ami che a soli tredici anni conduce le sue sorelle e tanti piccoli bambini in una fuga disperata per evitare di finire nei campi di concentramento.
Il viaggio di Fanny, è la splendida storia vera adattata per lo schermo di Fanny Ben-Ami che nel 1943, a soli 13 anni, riuscì assieme a un gruppo di bambini ebrei come lei a scappare da una delle colonie francesi situate nella zona della Francia dove vigeva il regime collaborazionista di Vichy. Nel momento in cui i rastrellamenti nazisti presero ad intensificarsi, Fanny e tanti altri piccoli bambini dovranno cercare di fuggire in Svizzera superando sia i controlli dei nazisti sia dei gendarmi francesi collaborazionisti, in questa disperata fuga persero per sempre i loro accompagnatori adulti, i quali difatti verranno arrestati.
L’intenso film di Lola Doillon che ha vinto l’ultimo Giffoni Film Festival uscirà in sala solo il 26 e 27 gennaio per la Lucky Red, in occasione della Giornata della Memoria,e lo consigliamo caldamente anche i più giovani, perché la regista compie un vero miracolo nell’accostare il dramma alla tenerezza dei bambini che no potrà non coinvolgere. Paradossalmente è un film per famiglie, perché la storia di questa ragazzina con la sua forza d’animo viene resa perfettamente dalla bravissima regista francese Lola Doillon.
Fanny è interpretata dalla giovanissima Léonie Souchaud che riesce a coinvolgere fin da subito assieme a tutti i bambini, lo spettatore. L’eroica impresa di cercare di portare in salvo, senza l’aiuto degli adulti che verranno arrestati dai nazisti durante il viaggio, porta ad un prova incredibile di empatia nel lungometraggio. La regista Lola Doillon, che si era già cimentata con gli adolescenti nel suo primo film (Es toi, t’es sur qui ?) riesce perfettamente a trasmettere l’ansia e la paura di queste piccole anime e la crescita della giovane Fanny, che suo malgrado dovrà diventare subito adulta affrontando pericoli sempre più grandi, inclusi i proiettili dei nazisti.
Nella storia de Il viaggio di Fanny troviamo un’altra figura cruciale rappresentata dalla direttrice della colonia Madam Forman, interpretata da Cécile De France, la quale fa di tutto per mettere in salvo i bambini ebrei. La sua figura è ispirata a due donne Nicole Weil-Salon e Lotte Schwarz che si impegnarono senza sosta nel proteggere i minori durante la guerra attraverso l’organizzazione dell’OSE (Ouvre des Secours aux Enfants), in particolare la prima Nicole Weil-Salon morirà ad Auschwitz, dopo essere stata lì deportata con un gruppo di bambini che non abbandonerà fin dentro le camere a gas.
La vera Fanny ha deciso solamente nel 2011 di raccontare questa incredibile storia attraverso un libro destinato ai ragazzi. Dopo alcuni dubbi è rimasta molto soddisfatta della riduzione cinematografica e ha dichiarato: “Ero irrequieta e ribelle perché quello che vivevamo era ingiusto”, racconta. “I miei genitori non sono mai tornati dai campi, nonostante me lo avessero promesso. In tutti quegli anni ero arrabbiata con gli adulti. Mi dicevo: ‘Non mi avrete mai e non toccherete neanche i bambini!'”. ”Il libro è un messaggio contro l’antisemitismo e l’odio, un odio che oggi vediamo ritornare in molti paesi. Desidero che il mio messaggio venga compreso, affinché alcune cose non si ripetano. Viviamo in un’epoca molto fragile, da ogni parte si levano voci che ricordano moltissimo quelle che si sentivano allora. Questo è molto pericoloso, anche per coloro che non sono ebrei. Perché dopo gli ebrei, andranno in cerca di altri bersagli”.
Se pensiamo a tutti i minori non accompagnati che giungono ogni giorno nel nostro paese o alla frontiere degli stati Europei, forse comprendiamo che Il viaggio di Fanny non è mai terminato e per questo bisogna sempre ricordare ed aiutare chi ha perso tutto, ma non la voglia di continuare a vivere e lottare e per un mondo più giusto, Fanny è l’esempio più luminoso nel buio della storia umana.
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