Wonder Woman – Recensione: Il film dal gusto vintage con Gal Gadot punto di svolta per la DC

Gal Gadot è Wonder Woman nello stand alone sulle sue origini, leggi la recensione in anteprima del film di Patty Jenkins!

 
La stagione calda del cinema sta volgendo al termine e Wonder Woman rappresenta forse l’ultimo film da box-office con una Gal Gadot che si dimostra azzeccata per il ruolo. La DC è indietro a livello di universo cinematografico rispetto alla Marvel, ma sta provando a recuperare e in questo caso prova a farlo con un film volutamente dal gusto vintage, con degli effetti speciali stile anni ’90 che piaceranno ai fan più nostalgici mentre meno a chi ama a quelli più recenti. Il cast può contare anche su Chris Pine, una sempre splendida Robin Wright e sull’ex lupo mannaro di Harry Potter David Thewlis.
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I film precedenti della DC come Batman V Superman erano visivamente spettacolari in alcuni passaggi, ma peccavano in sceneggiature arzigogolate mentre Wonder Woman ha il pregio di essere semplice e lineare. Forse fin troppo, con una romantica love story che abbiamo già visto e rivisto in centinaia di altri film tra cui ad esempio in una struttura molto simile ne “Il primo vendicatore” targato Marvel. La prima parte sembra una puntata di Xena – Principessa guerriera perché Wonder Woman tutto sembra meno che una divinità, ma proprio una principessa in cui le bambine possano riconoscersi in un periodo in cui va di moda combattere per l’emancipazione femminile. In questa prima parte però bisogna fare i complimenti alle splendide location nostrane della Costiera Amalfitana, Matera e del litorale pugliese segno di come le grandi produzione apprezzino il nostro paese.
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Il problema può essere proprio questo che nel tentativo di allinearsi ai rivali Disney la DC rinuncia a quelle atmosfere tanto dark che l’hanno da sempre caratterizzata. È un pregio saper riconoscere i propri errori, come nel caso della sopracitata scrittura del film ma bisogna anche non snaturarsi come è sembrato in alcuni passaggi del cinecomic con protagonista Gal Gadot.  Wonder Woman cresce durante il film partendo come una bambina e arrivando a grandi consapevolezze su cosa muova il mondo, ma anche qui siamo davanti ad una banalità eccessiva. Il rapporto tra Diana Prince e Steve Trevor si rafforza durante il viaggio verso il fronte per porre fine alle terribili minacce portate avanti da Generale Erich Ludendorff e dal dottor Poison, con un gruppo di amici tutti diversi tra loro anche qui in un elemento del gruppo tante volte riproposto.
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La sua innocenza va a scontrarsi con la crudeltà del mondo, ma avrebbe potuto farlo meglio magari con qualche colpo di scena o snodi narrative più interessanti. Tutto molto scontato, ma che comunque fila con quasi due ore e mezza per una durata decisamente importante e che proprio per questo avrebbe potuto rendere migliore omaggio alle origini di Wonder Woman. Robin Wright  (la abbiamo intervistata a Cannes) interpreta al meglio il suo personaggio e la fase di addestramento, ma esce di scena troppo presto. Patty Jenkins costruisce il film attorno alla figura di Gal Gadot, ma l’attrice comunque non ha quello spessore in grado di catalizzare l’attenzione in un one woman show efficace al 100%. Nel finale la CGI e gli effetti speciali sono troppo vecchio stile, con specie la computer grafica che delude molto. Wonder Woman era attesissimo e segna una svolta per l’universo DC, ma c’è bisogno a partire da Justice League di un ulteriore e decisivo passo avanti perché il potenziale per fare passi in avanti rispetto ai concorrenti per i cinecomic c’è.
 

Valutazione finale

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