Vita da spiaggia: le 7 cose che anche tu segretamente odi
13/08/2015 di Redazione
Finalmente l’estate. Le ferie, il mare, il sole, il relax. E poi ci sono loro: quei “piccoli contrattempi” che al primo giorno li sopporti, il secondo li guardi male, il terzo ti fanno sembrare attraente perfino la sala riunioni della tua azienda. Ma in fondo cosa cosa sarebbe la vita da spiaggia se non ci fossero loro?
1. Il bagnino che non ha più il fisico da vent’anni, ma che continua a fare il piacione –
Sai benissimo che lui, su quella spiaggia, ci deve stare. Non fosse altro che per una questione di sicurezza. Sei anche consapevole che il suo ruolo, mitizzato da decenni di libri, canzoni film e creature leggendarie, gli impone di comportarsi in un certo modo. Ma quando ti si avvicina, con quella pancetta che una volta celava addominali di ferro ma oggi custodisce solo quel che resta delle troppe friselle preparate dalla sua fidanzata dell’estate del 1994, rimpiangi quello che fa il comizio in metropolitana. Oltretutto quello della metropolitana, almeno, non ha quel ridicolo sguardo da matador.
2. Quella che riesce non si sa come a cambiarsi il costume bagnato in mezzo a tutti –
L’hai osservata attentamente, incantata come un topolino davanti a un pitone. Lei esce dall’acqua, cammina sulla sabbia e si sistema con grazia sull’asciugamano. Poi con gesti eleganti e noncuranti, come se si stesse sistemando i capelli bagnati, comincia a cambiarsi il bikini senza scoprire un centimetro di pelle più del necessario, né incastrarsi con i laccetti. E senza nemmeno obbligare il suo fidanzato a farle quell’orrendo telone da circo intorno con il telo mare (una cosa che, per qualche oscura ragione, infastidisce gli uomini più di un’ispezione fognaria nella zona dell’Oktoberfest). Tu, che ogni volta che ti devi cambiare il costume bagnato ti sobbarchi un’ora di coda alle cabine e finisci puntualmente per strangolarti con i lacci del costume riducendoti peggio che dopo un uragano, la osservi con odio.
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3. Il bimbo urlatore. E sua madre –
Ma anche suo padre, sua nonna e il cugino di settimo grado che vive a Sondrio e che hanno invitato per una settimana al mare perché «se no non ha abbastanza iodio». Ti senti dire, stupendoti di te stesso: «Ma no che non mi dà fastidio il bambino, signora. Gli urletti di questa cara creatura sono musica celestiale, dopo un anno passato nel traffico della città». Poi, quando la “cara creatura” supera i ventimila decibel e si trasforma in una pala eolica che alza un quintale di sabbia a ogni movimento, prendi l’iPhone, apri Google e cerchi “Club amici di Re Erode”.
4. I tormentoni estivi dall’altoparlante –
Non si può chiamare tormentone se ogni stabilimento balneare non passa quella canzone almeno 27 volte al giorno. C’è una direttiva dell’Unione Europea a riguardo. E tu, che ti scopri a canticchiarla nonostante ti vorresti strappare le corde vocali, ti ritrovi ad avere gli incubi di notte. Un enorme mostro marino che emerge dalle acque e fa una strage in spiaggia sulle note di Aserejé. (Quest’anno però gli odiatori delle spiagge sono fortunati: l’estate 2015 e un’estate senza tormentone, per cui…)
5. La sabbia –
Cerchi di impegnarti, di avere almeno un po’ di spirito di adattamento. Sei in vacanza, non vuoi stressarti. «È solo sabbia, cosa sarà mai». Ma quando torni dal bagno in mare e vedi il tuo asciugamano tutto pieno di sabbia, schizzata con noncuranza da decine di piedi strascicati ti senti partire l’embolo. È solo sabbia, sì. Sabbia rovente sotto ai piedi, sabbia nelle scarpe, sabbia sull’asciugamano, sabbia in borsa, sabbia in macchina, sabbia nella doccia di casa, sabbia in ogni orifizio del tuo corpo.
6. Quelli dell’ombrellone di fianco, con la parmigiana –
Pensi sempre che sia un cliché, uno stereotipo che in realtà non si verifica mai. Invece, ogni anno, l’allegra famigliola con il pratico frigo portatile che contiene cibo a sufficienza per sfamare il Mozambico per tre anni è la tua vicina di ombrellone.
7. L’atroce sospetto
che ti assale ogni volta che stai facendo il bagno e accanto a te si avvicina un altro essere umano. Ti guarda con un’espressione noncurante. E tu, suggestione o no, cominci a sentire l’acqua un po’ più calda.
(Photocredit copertina: KOEN SUYK/AFP/Getty Images)