Spiegate al Preside della scuola di Rozzano che il Natale non è laico
27/11/2015 di Marco Esposito
In Italia anche il Natale può diventare un problema, un motivo di discussione o di polemica politica. La «colpa» è di un preside di Rozzano, Marco Parma, che ha in qualche modo bandito le canzone religiose dal concerto di Natale, che è diventato il concerto d’Inverno. Il preside si era opposto alla richiesta di inserire alcuni canti più “natalizi” nelle canzoni da far suonare ai ragazzi. Sarebbe potuto essere motivo d’imbarazzo per qualcuno, per alcuni bambini di religione musulmana, o comunque di religione non cattolica. «Prediligo momenti che possano essere condivisi da tutti i ragazzi», ha sentenziato.
Il preside di Rozzano sbaglia. E sbaglia per vari motivi. Il primo e più macroscopico è che il Natale è una festa religiosa. E’ una festa che – purtroppo – in Italia è diventata più commerciale che altro, ma è una festa religiosa. Non è la festa di “Papà Natale che fa i regali“, ma si festeggia la nascita di Gesù, di Dio che decide di farsi uomo. Insomma, pensare di trattare “laicamente” il Natale, è come pensare – ci perdonerete il paragone un po’ blasfemo – di guardare un derby cittadino convinti che il risultato del campo non cambi gli umori di nessuno, perché vince una squadra della città.
Pertanto, pensare di trattare il Natale come una festa non religiosa è quantomeno poco intelligente. È come se pensassimo di dare un significato non religioso al Ramadan.
Inoltre, non va dimenticato che non si deve mai rinnegare quello che si è. L’Italia è un paese a stragrande maggioranza cattolico, dove tutte le festività religiose, e tutti i credo religiosi – devono essere rispettati, e a tutti i credenti deve essere dato modo di praticare la propria religione. E questo in Italia accade, anche se deve e può essere fatto molto per permettere a costoro di attuare in pieno il loro diritto.
Ma questo diritto di altri, non può e non deve diventare un qualcosa per cancellare i nostri simboli, le nostre feste e le nostre tradizioni. Essere un paese laico non significa cancellare le feste religiose tradizionali, ma saper accogliere quelle diverse, quelle provenienti da altre culture. Cancellare quello che siamo, per scolorire tutti insieme è la soluzione sbagliata per risolvere un problema molto più complesso.