SR-71 Blackbird, lo spione dei record

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Aereo dalle prestazioni inarrivabili, potrebbe avere un erede ancora più performante, anche se considerato uno strumento ormai superato dai satelliti

Lo SR-71 Blackbird é andato definitivamente in pensione nel 1998, piegato dall’età e dalle mutate esigenze strategiche, ma da qualche tempo si parla di dargli un erede, molto più performante.



L’AEREO DEI RECORD – Nel 1976 un SR-71 ha strappato il record di volo in altitudine (25,929 m), un limite superato prima e dopo da altri aerei, ma mai in volo sostenuto. Lo stesso giorno un suo gemello ha conquistato il record assoluto di velocità (3,529.6 km/h), circa mach 3,3. Nel 1971 un esemplare aveva volato per oltre 24.000 km in 10 ore a mezza dimostrando che il mezzo poteva volare a lungo a velocità supersoniche rimanendo affidabile, ma l’aereo detiene anche il record di velocità su una “rotta riconosciuta”, stabilito nel 1974 volando da New York a Londra e coprendo i 5.646 km che le separano in un’ora e 54 minuti a una media di 2,310.353 km/h, compreso il rallentamento necessario al rifornimento in volo, perché il mezzo aveva un’autonomia di volo supersonico di soli 90 minuti, dopo i quali doveva trovare un rifornimento. Il Concorde ci metteva un’ora in più e, per fare un altro paragone, oggi un Boeing 747 ci mette più di sei ore.



GLI AEREI-SPIA – Successore dell’U-2, è stato prodotto e mantenuto dal 1964 al 1989, quando è stato mandato in pensione per una prima volta a seguito del taglio del relativo capitolo di bilancio, ma poi è rientrato in servizio fino al 1998, quando sotto la presidenza Clinton gli esemplari rimasti dei 32 prodotti sono stati destinati ai musei americani. L’aereo era un biposto disegnato per portare due piloti in missione di ricognizione, per la quale il mezzo era imbottito di sensori e telecamere e progettato per minimizzare la sua impronta radar, espediente che serviva più a sperare di passare inosservati che come strategia difensiva, che invece contava fondamentalmente sulla possibilità di accelerare fino a seminare qualsiasi missile o intercettore avversario.

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UNA MACCHINA ESTREMA – Prestazioni ottenute grazie all’impiego da parte di Lockheed delle tecnologie e dei materiali più avanzati per l’epoca. L’85% della struttura dell’aereo era costruita in titanio e molte parti erano realizzate in materiali compositi per far fronte alle forze e alle temperature alle quali avrebbe dovuto resistere in volo, quando la superficie esterna superava spesso i 260. La superficie delle ali era corrugata, un espediente che serviva a fornire una maggiore resistenza meccanica, ma anche alle deformazioni provocate dall’aumento delle temperature. Deformazioni tali che al decollo le parti del telaio dell’aereo combaciavano a malapena e che persino il sistema di alimentazione perdeva carburante sulla pista, per l’impossibilità di costruire un sistema di tenuta efficace a tutte le temperature. Per questo gli SR-71 decollavano, si lanciavano ad alta velocità per scaldarsi ed erano riforniti in volo prima di partire per le loro missioni.

UNA PALLA DI FUOCO – I piloti erano dotati di tute pressurizzate speciali che permettevano loro di respirare e che permettevano di sopravvivere allo shock termico di un’eventuale espulsione d’emergenza a velocità superiore a Mach 3, ma questo non bastava e allora la cabina era dotata di un sistema di raffreddamento di grande capacità è potenza che proteggeva piloti e strumenti da un calore che sul lato interno dell’abitacolo raggiungeva i 120° sui vetri scaldati dall’attrito dell’aria. Problemi ancora maggiori dovettero essere risolti per i motori e la scelta del carburante perché a quelle velocità la meccanica e la dinamica dei fluidi e il comportamento dei gas cambiano notevolmente, così come cambiano il comportamento dei metalli e della struttura stessa dei mezzi, comunque sottoposti a sollecitazioni meccaniche fortissime.

I LIMITI – I Blackbird tramontarono come strumento strategico molto prima di essere pensionati per anzianità, la logica del loro accantonamento è stata quella di preferirgli i satelliti, anche se poi il loro richiamo in azione fu dovuto proprio al riconoscimento del fatto che si trattasse di una conclusione errata. I satelliti hanno infatti il difetto di passare sulla zona interessante a periodi fissi, spesso conosciuti da chi a terra ha qualcosa da nascondere, senza considerare che certe ricognizioni potrebbero essere necessarie prima del relativo passaggio del satellite. Gli SR-71 sono stati usati principalmente per missioni sul Vietnam e poi sull’URSS, ma la speranza che potessero risultare invisibili ai radar si rivelò vana, tanto che si sa che i piloti svedesi furono in grado d’individuarli quando passavano sul Baltico nonostante sfoggiassero anche pesanti contromisure elettroniche. Dalla fine dell’Unione Sovietica sono stati usati solo sulla Serbia e la loro utilità è evaporata.

CI RIPENSANO – Fatto sta che nelle menti dei comandi strategici qualche nostalgia per un mezzo del genere ci dev’essere, perché da tempo si parla di un progetto della Lockheed per un un SR-72 (questa la sigla girata finora) che dovrebbe addirittura raddoppiare le già clamorose prestazioni del predecessore, arrivando alla ipersonica velocità di Mach 6 e per di più portando anche un carico bellico. Si tratta di una vera e propria piattaforma di ricerca che pare comprenda anche mezzi senza pilota, che in effetti in missioni caratterizzate dal compimento di rotte precise e prevedibilmente non turbate da imprevisti meteo o nemici. Volare a velocità ipersonica, convenzionalmente fissata oltre i Mach 5 comporta un intero set di problemi simili a quelli che hanno dovuto superare i progettisti del Blackbird, amplificati da condizioni operative ancora più estreme. Dagli anni ’60 ad oggi però la scienza dei materiali ha fatto enormi progressi e alla Lockheed dicono di aver risolto anche il problema dell’alimentazione dei motori, in particolare di come farli respirare a quelle velocità.

VINCE CHI CORRE – Resta da vedere se le idee della divisione «skunk works» della Lockheed s’incontreranno con lo spirito del bilancio del Pentagono, che di questi tempi sembra essere turbato dai tagli e che negli ultimi decenni ha investito parecchio in progetti fin troppo fantascientifici che si sono conclusi nel nulla o che si sono rivelati poco o per nulla utili, dai bombardieri invisibili agli F-22, dalle fregate invisibili agli elicotteri troppo evoluti, per non parlare dei soldi buttati nello scudo spaziale. Resta il fatto che l’evoluzione dei radar e la diffusione di sistemi più evoluti d’intercettazione sembra premiare le prestazioni sulle caratteristiche stealth, almeno nella misura in cui l’evoluzione della tecnica permette di restare qualche passo avanti alle prestazioni raggiunte dagli avversari.