Le due americane: «Ci avevano detto di stare attente agli sconosciuti, non ai carabinieri»
09/09/2017 di Redazione
Le due studentesse americane avevano partecipato a un incontro in Questura appena arrivate a Firenze: «Ci hanno detto di stare attente alle regole, di non bere e non passeggiare da sole di notte in luoghi isolati e soprattutto di non fare l’autostop agli sconosciuti. Ma quei carabinieri non sono sconosciuti, sono friends, amici». Per questo la notte tra mercoledì e giovedì, quando uscite barcollanti dalla discoteca Flo di piazzale Michelangelo a Firenze, le due ragazze hanno accettato un passaggi dai due carabinieri, indagati ora per violenza sessuale contro di loro.
LE DUE STUDENTESSE AMERICANE: «AVEVAMO BEVUTO TROPPO, I CARABINIERI SONO STATI GENTILI E ABBIAMO ACCETTATO IL PASSAGGIO»
«Non stavamo bene, avevamo bevuto troppo», avrebbero ammesso al poliziotto che ha raccolto la loro denuncia, riferisce il Corriere della Sera. Barcollano, cercano un taxi, una delle due tira fuori lo smartphone e chiama il servizio. È allora che arriva la gazzella dei carabinieri: i due militari in divisa si offrono di dar loro un passaggio. Le due studentesse americane, in Italia da un paio di mesi per studiare arte e design, accettano, perché è notte (sono circa le 2.30), hanno bevuto troppo e una delle due ha anche fumato uno spinello. Ma soprattutto perché non hanno paura dei carabinieri, come dovrebbe essere. «Sono gentili, ci accompagnano a casa», spiegano le due ragazze.
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PINOTTI: «LE ACCUSE DELLE STUDENTESSE AMERICANE POTREBBERO ESSERE FONDATE»
La gazzella le riporta a casa, in pieno centro a Firenze. Un passaggio documentato dalle immagini delle videocamere di sicurezza. Quelle della zona dove abitano le studentesse americane, riprendono l’auto dei carabinieri passare in andata e poi andare via dopo 23 minuti. Cosa sia successo in quel lasso di tempo le ragazze lo raccontano poco dopo ai sanitari e ai poliziotti. Un racconto che è ancora da verificare, ma che la ministra della Difesa Pinotti ha fatto sapere che potrebbe essere vero: «Gli accertamenti sono ancora in corso ma risulta una qualche fondatezza rispetto alle accuse che vengono mosse. Si tratterebbe, e il condizionale è d’obbligo, di un episodio gravissimo. Lo stupro è sempre grave, ma è di gravità inaudita se commesso da carabinieri in uniforme».
UNA VIOLENTATA IN ASCENSORE, L’ALTRA SULLE SCALE: LE GRAVI ACCUSE DELLE DUE STUDENTESSE AMERICANE
Il racconto delle studentesse americane si fa tragico, una volta arrivate sotto casa. I due carabinieri si sarebbero offerte di accompagnarle (pare che abbiano chiamato in centrale per avvertire che si fermavano per fare un controllo). Le due ragazze barcollano, hanno bevuto troppo, una delle due è meno cosciente dell’altra. I militari le sorreggono: la studentessa che sta peggio sceglie di prendere l’ascensore. «L’uomo in divisa entra con me e quando la porta si chiude mi violenta. Si avvicina, mi mette le mani addosso, è un rapporto completo, che subisco perché non ho la forza di reagire. Non riesco a gridare, non chiedo aiuto. Dura pochi minuti. Terribili», è quanto il Corriere della Sera riferisce che lei abbia raccontato dopo in Questura. L’amica sale le scale, si ferma a un tratto appoggiandosi al muro di un pianerottolo. E qui – racconta – l’altro carabinieri avrebbe abusato di lei. Entrate in casa sono sotto choc: a soccorrerle la coinquilina, che avverte la polizia.
TRACCE BIOLOGICHE COMPATIBILI CON RAPPORTO SESSUALE NELL’ANDRONE DEL PALAZZO DELLE STUDENTESSE AMERICANE
I due carabinieri iscritti da ieri sul registro degli indagati hanno ammesso – pare – con i loro superiori di aver riaccompagnato le due studentesse americane a casa, ma hanno negato che ci sia stato alcun rapporto sessuale con loro. I rilievi della scientifica nel palazzo dove vivono le due ragazze confermano che ci siano tracce biologiche compatibili con un rapporto sessuale nell’androne. Resta ora da attendere l’esame del dna per capire se portano ai due militari.
Foto copertina: ANSA