Stupro Rimini, dalla pm alle poliziotte: «Non è importante essere uomini o donne: abbiamo fatto il nostro lavoro»
04/09/2017 di Gianmichele Laino
Anche Matteo Renzi, in un tweet, ha voluto elogiare il coraggio delle due donne della polizia che, nella notte tra sabato e domenica, hanno arrestato Guerlin Butungu, l’unico maggiorenne nel branco degli stupri di Rimini. Ma a sentire le dichiarazioni delle dirette interessate, la questione «di genere», in questa vicenda, c’entra ben poco. Dalla stampa ai social network, c’è stato un coro unanime di approvazione circa il ruolo delle due donne poliziotte e del pubblico ministero Silvia Marzocchi che hanno portato avanti le indagini.
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STUPRO RIMINI POLIZIOTTE E PM: MA NON È UNA QUESTIONE DI GENERE
La cattura dello stupratore da parte di due donne, infatti, è stata vista come una sorta di vendetta femminile, una sorta di giusta punizione – con tanto di contrappasso – per l’orrendo crimine di cui i quattro ragazzi si sono resi protagonisti. Ma si tratta di un elemento che, a quanto pare, non è stato colto dalle dirette interessate. Anzi.
Proprio il pubblico ministero Silvia Marzocchi ha commentato in maniera piuttosto netta quanto successo: «Non ho granché da dire al riguardo, sono un pm e faccio le indagini, non mi sembra importante che si sia donna o uomo, siamo persone che fanno il proprio lavoro». Insomma, ordinaria amministrazione. Ed è questo il modo giusto di affrontare una vicenda senza dare spazio a ulteriori discriminazioni.
Insomma, le poliziotte e il pubblico ministero donna non rappresentano un «simbolo». Sono, invece, l’esempio di come debba essere condotto il proprio lavoro, del sacrificio dell’addestramento, della meticolosità delle indagini. Stupirsi del fatto che siano state loro le protagoniste della cattura degli stupratori di Rimini, non fa altro che alimentare pregiudizi e luoghi comuni.
STUPRO RIMINI POLIZIOTTE: LE PAROLE DOPO L’ARRESTO DEL QUARTO UOMO
Per questo, anche nelle loro dichiarazioni, le poliziotte e il magistrato hanno mantenuto un atteggiamento professionale e senza alcun sentimentalismo. I ragazzi autori del reato sono stati descritti con freddezza e competenza: «Lampante ed evidente la discrasia fra il loro atteggiamento, il loro modo di fare, quasi da bambini, e l’efferatezza di questo reato gravissimo, raccontato dai volti e delle parole delle vittime – hanno detto le poliziotte -. Abbiamo dato giustizia a una donna che ha sofferto moltissimo e alla trans peruviana».
(FOTO: ANSA/MANUEL MIGLIORINI)