Tap: il gasdotto che spaventa il Salento
12/03/2014 di Maghdi Abo Abia
Probabilmente la popolazione della costa adriatica della provincia di Lecce ricorderà questo 2014 per molto tempo. Tutta colpa dell’erosione della costa della Marina di Melendugno che ha portato le autorità a decidere per la chiusura al pubblico di 13 chilometri di spiagge e scogliere per paura che possano franare le falesie in una zona che, incidentalmente, dovrebbe essere interessata dall’approdo del gasdotto Tap, Trans Adriatic Pipeline.
L’ORDINANZA DELLA CAPITANERIA DI PORTO – Parliamo di due storie diverse che si trovano però a correre in parallelo a causa della condivisione di un litorale, quello della Marina di Melendugno, che appare così interessato da due fenomeni distinti che rischiano di mettere in pericolo la tranquillità e la praticabilità dell’area, a poche settimane dall’inizio della stagione balneare. La Capitaneria di Porto di Otranto il sei marzo 2014, con l’ordinanza 22, ha disposto la chiusura di 13 chilometri di costa salentina a causa del rischio crolli e frane. Nello specifico, sono state chiuse le spiagge di Torre Sant’Andrea, Torre dell’Orso, Marina di Roca, Li Marangi nella Marina di San Foca, Fontanelle nella Marina di San Foca, San Basilio nella Marina di San Foca e Torre Specchia Ruggeri.
LA SORPRESA DEL SINDACO DI MELENDUGNO – L’ordinanza non ha un limite temporale tanto che la Capitaneria ha specificato la necessità di « garantire i prioritari interessi correlati alla sicurezza della navigazione ed alla salvaguardia della vita umana in mare, con riferimento alle situazioni di sfaldamento dei costoni rocciosi che possono interessare, anche potenzialmente, i prospicienti specchi acquei». In sostanza, vengono giù scogliere e falesie e questo non garantisce la sicurezza di bagnanti e naviganti. La decisione, severa, ha scatenato la preoccupazione del sindaco di Melendugno, Marco Potì, secondo cui la decisione è troppo severa e rischia di creare allarmismi ingiustificati in periodo cruciale nella prenotazione della vacanze estive.
PERDITE PER 10 MILIONI DI EURO? – Il Quotidiano di Puglia, intervistando il sindaco Potì, ha ricordato che la Regione ha istituito un Piano delle coste, con il sindaco che ha ricordato come Melendugno abbia dato mandato tempo fa ad un pool di tecnici che hanno redatto il piano comunale delle coste confermando come la parte analitica sia di fatto completata. Ora manca la fase programmatica ma il primo cittadino ha ricordato poi che il piano delle coste è un’attività complessa che deve coinvolgere gli operatori. Operatori che, come ripreso dal Corriere del Mezzogiorno, hanno già quantificato il danno economico causato dall’ordinanza, pari a circa 10 milioni di euro, valutazione data per difetto. Nella fascia costiera interessata compaiono cinque lidi e una dozzina tra hotel, residence, ristoranti e multiproprietà. E già si contano le prime disdette.
I CINQUE MILIONI OFFERTI DA TAP – Ma questo cosa c’entra con il gasdotto Tap? L’ordinanza della Capitaneria di Porto di Otranto, ha continuato Potì, riguarda solo il litorale di Melendugno e per questo ha chiesto una sospensive dell’ordinanza per capire dove sono le criticità e dove invece la balneazione e l’accesso sono consentiti. Ed arrivando a Tap, il primo cittadino della località salentina ha espresso il proprio fastidio alla scoperta di un’offerta da parte della società di cinque milioni di euro per mettere a posto il litorale:
«Tap la deve smettere di approfittare di situazioni così delicate. Lo hanno fatto lo scorso anno per il crollo della falesia a Sant’Andrea, li esorto a non continuare con questo tipo di provocazione. Non si approfitta dei problemi di una comunità per entrare nel dibattito con proposte inaccettabili e non gradite. Se ho bisogno di aiuto per gestire il mio Comune, lo chiedo alla Regione, allo Stato, alla Comunità Europea. Tap è pregata di non ripetere simili offerte»
IL PROGETTO – E veniamo a questo punto al progetto Tap. La Trans Adriatic Pipeline nel proprio sito spiega che il progetto prevede la realizzazione di un metanodotto d’importazione di gas naturale dal Mar Caspio all’Europa per una lunghezza di 870 chilometri e l’approdo a San Foca, marina di Melendugno, località premiata come tutta la marina con la bandiera blu europea. E di questi 870 chilometri, saranno solo 8,2 che interesseranno direttamente il territorio italiano con un approdo sulla terraferma. Il progetto è stato scelto dal produttore di gas, il consorzio dell’Azerbaijan Shah Deniz che sfrutterà l’omonimo giacimento come il migliore per il trasporto del gas naturale verso l’Italia. Il gasdotto verrebbe interrato di un metro e mezzo con i progettisti che aprono ad ogni possibilità di discussione con la popolazione locale.
NESSUN NESSO TRA LE DUE COSE – Popolazione locale che non sembra però molto convinta di voler avere un gasdotto nel suo territorio. Il Paese nuovo riporta l’opinione di Ecodem che parla di sciacallaggio da parte di Tap per via dell’offerta di cinque milioni di euro per rimettere in sesto il litorale di Melendugno. Il coordinatore provinciale Mario Tagliaferro ha ricordato che non c’è nesso tra la decisione della Capitaneria di porto di Otranto ed il gasdotto ma che l’ordinanza conferma come il territorio sia fragile e quanto sia importante far valere la tutela ambientale e paesaggistica. In attesa della procedura di Via analizzata a livello ministeriale, è opportuno notare che Regione Puglia ha espresso la sua contrarietà al progetto specie per quanto riguarda l’approdo a San Foca. Tuttavia il parere non risulta vincolante, anche se potrebbe influenzare le valutazioni di Roma.
I PROBLEMI RELATIVI ALL’APPRODO – Ma, come spiega il Fatto Quotidiano, la decisione della Regione, la seconda dopo il parere negativo del 10 settembre 2012, non fa altro che rimescolare le carte dando a Tap la possibilità di modificare il proprio approdo verso un’altra località. Ma la stessa società aveva escluso gli approdi brindisini di Cerano, Posidonia e Torchiarolo, con il risultato che si rischia l’apparentamento con Igi Poseidon in quel di Otranto. Opzione quest’ultima esclusa dal vicepresidente di Confindustria, Alessandro Laterza che, come riporta il Sole 24 Ore, sostiene come l’infrastruttura debba rimanere in Puglia anche per non mettere in pericolo un investimento da 40 miliardi di euro, finanziato dall’Unione Europea che lo ritiene un’infrastruttura strategica e siglato con Grecia, Albania ed appunto Italia. Ed è in Italia che il gas verrà allacciato alla rete attraverso un terminale di ricezione, unico manufatto visibile all’estero secondo Tap oltre ad una piccola cabina d’intercettazione.