Tasi: la tassa sugli immobili e quanto si paga per la seconda casa
09/03/2014 di Redazione
La Tasi uscita dal decreto Salva Roma colpisce forte le seconde case. Il Corriere della Sera riporta oggi i calcoli sulle abitazioni secondarie e «scopre» che in alcune grandi città come Milano si arriva a pagare anche 200 euro in più rispetto all’Imu. La base di calcolo della Tasi è la medesima dell’Imu e quindi per le abitazioni si aumenta la rendita catastale originaria del 5% e si moltiplica per 160. Per il 2014 l’aliquota massima per le abitazioni principali è dello 0,25%, per gli altri immobili la Tasi sommata all’Imu può arrivare all’1,06%. Il quotidiano pubblica una tabella riassuntiva dei maggiori centri in esame con i relativi aumenti, e poi questa “classifica” delle città con minori e maggiori incrementi:
TASI: QUANTO SI PAGA PER LA SECONDA CASA – Il Corriere spiega:
Nella tabella sono presenti due voci di costo, a seconda che l’immobile debba pagare anche l’Irpef o meno. Chi negli scorsi mesi non ha seguito l’evolversi schizofrenico della legislazione fiscale sugli immobili e possiede una casa a disposizione nello stesso comune in cui possiede anche l’immobile di residenza, tra qualche settimana rischia di trovare una sgradita sorpresa quando farà i conti per il 730 o l’Unico: a partire dall’anno fiscale 2013 (e quindi in palese violazione con lo Statuto del contribuente che vieta imposte retroattive) è stato reintrodotta, sia pure ridotta al 50%, la cosiddetta Irpef fondiaria , limitatamente alle abitazioni non locate e situate nel medesimo comune in cui si ha l’abitazione principale. L’Irpef fondiaria sulle case a disposizione era stata abrogata dal decreto Salva Italia che aveva istituito l’Imu
Tasi: la tassa sulla casa e quanto si paga città per città
E fa i conti degli aumenti su Milano:
A Milano nel 2011 l’immobile A/2 del nostro esempio pagava, tra Ici e Irpef, 1.611 euro, nel 2014 rischia di pagarne 2.845 se è esente da Irpef, ma comunque con un incremento del 76,5%; se invece deve pagare anche l’imposta sui redditi il conto può salire nell’ipotesi qui considerata di un’aliquota comprensiva di addizionali del 40% fino a 3,261 euro, con un aumento nel triennio del 102,3%. Infine, va notato che se l’incremento dello 0,8 per mille andrà tutto sugli immobili diversi dall’abitazione principale a farne le spese saranno anche i proprietari di negozi, uffici, laboratori e capannoni industriali, chi dà l’abitazione in affitto e in parte anche gli inquilini: la Tasi infatti, a differenza dell’Imu, verrà pagata, in misura variabile tra il 10 e il 30% a seconda della decisione del Comune, anche da chi occupa l’alloggio
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TASI: QUANTO SI PAGA CITTA’ PER CITTA’ – Spiega sempre il quotidiano di Belpietro riguardo le detrazioni:
Nel testo che consegna ai sindaci la possibilità di aumentare ulteriormente la Tasi (ora il tetto è al 2,5 per mille per la prima casa e al 10,6, compresa l’Imu, per la seconda) fino allo 0,8 per mille per finanziare gli sconti, infatti, si prevede anche che il fondo di compensazione destinato ai Comuni (innalzato da 500 a 625 milioni) non sia più soggetto «al vincolo di destinazione del contributo alle detrazioni, inizialmente previsto dalla legge di stabilità ». In soldoni, il peso delle detrazioni sulla casa, che con la vecchia Imu (200 euro di base e 50 euro per ogni figlio) era finanziato dallo Stato, viene ora con la Tasi scaricato interamente sulle spalle dei contribuenti. Comuni e governo centrale non sborseranno un euro, mentre alcuni cittadini, attraverso l’aumento dello 0,8 per mille, finanzieranno le agevolazioni per i più fortunati.
Alla fine il conto per qualcuno sarà salato:
Senza detrazioni, secondo le stime effettuate dalla Uil Servizi territoriali, l’aliquota Tasi al 2,5 per mille porterebbe i cittadini di molte città (ad esempio Bologna, Genova eMilano) a sborsare più quattrini di quanto sia avvenuto con l’Imu. Se poi l’aliquota salisse per consentire ai sindaci di finanziare gli sconti, il sorpasso Tasi-Imu si verificherebbe in moltissimi comuni anche con le detrazioni. È il caso, ad esempio, di Milano, dove rispetto ad una Imu media sulla prima casa nel 2012 di 292 euro la Tasi al 2,9 per mille con detrazioni costerebbe in media 301 euro, quella con aliquota al 3,3 per mille (il massimo consentito dalla legge) arriverebbe invece a 358 euro. Stesso discorso per Bologna. Nel 2012 i cittadini hanno pagato in media 321 euro di Imu sull’abitazione principale. Ebbene, con aliquota al 2,9 per mille, compresi gli sconti, nel 2014 i bolognesi dovranno sborsare in media 345 euro. Se l’asticella vieneportata al 3,3 per mille glieuro diventano 410 euro.
TASI: LE DATE DI PAGAMENTO – Ci sono però altri dubbi sulla questione Tasi, segnalati sempre dal Corriere della Sera:
Il primo è appunto verificare se esiste una sorta di clausola di salvaguardia per cui la Tasi sull’abitazione principale non potrà costare più dell’Imu; il secondo riguarda l’entità della maggiorazione: l’interpretazione corrente alla vigilia era che lo 0,08% sia una sommatoria e quindi se un Comune sceglie di aumentare dello 0,08% le aliquote sulle prime case non potrà chiedere nulla in più per gli altri immobili e viceversa. Nella conferenza dopo il Consiglio dei ministri però il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio ha parlato di applicabilità sulle singole tipologie immobiliari, il che si potrebbe intendere: possibilità di incrementare dello 0,08% sia le prime case sia gli altri immobili.
Infine, le date di pagamento:
Un terza incertezza riguarda le date di pagamento: la Tasi è una dei due «bracci» dello Iuc, il tributo comunale che prevede anche il pagamento della tassa sui rifiuti, la Tari. Stando alle anticipazioni i Comuni non potranno stabilire date diverse per i due tributi; potranno chiedere il versamento in un minimo di due rate e lasciare la possibilità di effettuare il saldo entro il 16 giugno. Una conferma arriverà solo dal testo del decreto.