«Temiamo uno strascico di repliche anche forti». A dirlo all’Adnkronos è il sismologo dell’Ingv Andrea Tertulliani.
«Questo sisma di magnitudo 6.0 non sarà l’unico sussulto della terra in quest’area perché l’esperienza ci dice che, in situazioni come questa, è possibile uno strascico di repliche anche forti» spiega il ricercatore dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia. Tertulliani però invita a non fare «allarmismi perché repliche di scosse conseguenti un terremoto di questa portata è un fenomeno prevedibile e diffuso». -L’area, evidenzia il sismologo, «è un’area Appenninica dove incidono faglie sismogenetiche simili a quelle che hanno già fatto registrare nei secoli scorsi terremoti imponenti». Dunque, continua il primo ricercatore dell’Ingv, scosse come questa che ha colpito il Centro Italia «sono state già registrate nei decenni passati e riteniamo che altre ne verranno».
«Già nel 1639 in quest’area è stato registrato un sisma ‘gemello’ al terremoto verificatosi questa notte». In quell’anno, spiega, «furono registrate scosse della stessa entità, a dimostrazione che stiamo parlando di una zona ad altissimo rischio sismico» aggiunge il primo ricercatore dell’Istituto Nazionale di geofisica e Vulcanologia.
Al momento sono state registrate numerose repliche e sono 39 gli eventi sismici localizzati di magnitudo pari o maggiore di 3.0 dopo la grande scossa di magnitudo 6.0 delle 3.36. I più forti sono avvenuti nella zona di Norcia (PG) con magnitudo 5.1 e 5.4, alle 04:32 e alle 04:33, rispettivamente. Questi i dati in mano a INGV. La zona interessata dalle repliche (aftershocks), che in prima approssimazione rappresenta l’estensione della faglia attivata, è pari a circa 25 km ed è allineata in senso NNO – SSE. Questa dimensione è coerente con un terremoto di magnitudo 6. La mappa di scuotimento più forte, calcolata con i dati delle reti accelerometriche dell’Ingv e del Dipartimento della Protezione Civile, indica uno scuotimento del terreno relativamente più alto nella zona Nord-Occidentale. I valori di picco pIù alti registrati sono pari a circa il 45% di g alla stazione della Rete Accelerometrica Nazionale di Arquata del Tronto, a 11 km dall’epicentro.