La vera storia dei tesserini alla Camera con la declinazione di genere «voluti dalla Boldrini»
21/09/2017 di Gianmichele Laino
Oggi, Il Giornale – in prima pagina – ha parlato di una presunta rivolta da parte delle dipendenti della Camera che non avrebbero accettato la declinazione di genere sui tesserini proposta nei mesi scorsi dalla presidente Laura Boldrini. Contro la direttiva, che permetterà di utilizzare indicazioni come «consigliera», «bibliotecaria», «addetta», al posto dei classici «consigliere», «bibliotecario», «addetto», si sarebbero schierati dei sindacati interni che avrebbero addirittura offerto assistenza legale gratuita alle dipendenti se non fossero state d’accordo con la delibera.
LEGGI ANCHE > «Laura Boldrini dovrebbe essere un’eroina, invece è odiata come nessun altro leader»
TESSERINI CAMERA, LA VERA RICOSTRUZIONE
In realtà, la ricostruzione – secondo quanto riportato da fonti interne alla Camera – è parziale e scorretta. La stragrande maggioranza delle donne ha accettato la declinazione di genere riportata sul cartellino. E non si tratta assolutamente di una imposizione della presidente Boldrini che, al contrario, ha fatto diversi incontri con le lavoratrici della Camera per arrivare a definire questa soluzione.
Secondo la ricostruzione che, invece, aveva fatto Il Giornale, la Boldrini «aveva fatto entrare a viva forza il linguisticamente corretto, attraverso un ordine di servizio». E, sempre secondo il quotidiano diretto da Alessandro Sallusti, la presunta rivolta sarebbe partita da coloro che svolgono il ruolo di «segretario parlamentare» che non avrebbero gradito il passaggio al femminile «segretaria parlamentare», percepito come riduttivo della loro professionalità.
TESSERINI CAMERA, D’ACCORDO 264 DIPENDENTI SU 300
In realtà, la notizia è che solo 36 dipendenti su 300 hanno ritenuto di fare un ricorso basato sul seguente assunto: «Con la declinazione di genere si viola la privacy dell’identità sessuale della persona e l’amministrazione non può svelare l’identità sessuale». Altro che «segretario» o «segretaria», insomma. Posta nei termini del ricorso, quindi, l’iniziativa appare una chiara strumentalizzazione politica che nasconde la realtà dei fatti: la maggior parte delle lavoratrici della Camera hanno accolto positivamente un’iniziativa che è stata frutto di ampi momenti di confronto e che non è stata certo imposta dall’alto.
(FOTO: ANSA/GIUSEPPE LAMI)