L’iniziativa sta facendo discutere. Tommaso Depalma è il sindaco di Giovinazzo, in provincia di Bari. Lui, di orientamento di centro-destra, imprenditore prestato alla politica, ha deciso di raddoppiarsi lo stipendio. Una mossa a sorpresa, dal momento che era stato proprio lui, cinque anni fa, all’inizio del suo primo mandato a dimezzarsi lo stipendio, fissando la sua indennità a 1400 euro al mese. Ora, invece, percepirà la somma di 2788 euro lordi.
La spiegazione del provvedimento è disarmante: «Lo faccio per aiutare i più poveri – ha detto Depalma -. Ho capito che la burocrazia impedisce al welfare di funzionare e così mi è capitato di pagare di persona visite oculistiche a bambini, acquistare medicine e carne per chi non può permetterselo. Migliorare i servizi sociali è difficile e complesso, preferisco velocizzare tutto».
Le opposizioni lo accusano di aggirare l’ostacolo. L’operazione, infatti, nonostante l’apparente buona fede del primo cittadino ha attirato diverse critiche: qualcuno lo ha accusato di aver preso un provvedimento che favorisce il clientelismo, di comportarsi come se il comune fosse il suo giardino di casa. Tuttavia, quella del sindaco di Giovinazzo non è un’iniziativa sporadica: molte amministrazioni, di qualsiasi orientamento politico, sfruttano il proprio gettone o la propria indennità per metterla al servizio della comunità.
C’è chi, ad esempio, acquista materiali per piccole operazioni di rifinitura nelle strade del paese che amministra o per altri interventi di pubblica utilità. Certo, una cosa ben diversa rispetto al pagamento di visite oculistiche o di spese per i singoli cittadini. Fatto sta che episodi come quello del sindaco di Giovinazzo mettono in luce l’annoso problema delle lungaggini burocratiche made in Italy. Meglio un uovo oggi che una gallina domani? Forse. Ma chi controlla la buona fede del controllore?