Lo studente che a Torino ha creato un mercato nero delle merendine rivendendole ai compagni

21/11/2016 di Redazione

Uno studente diciassettenne dell’Itis Pininfarina di Moncalieri ha scoperto di avere la stoffa del vero imprenditore. Si è messo a comprare merendine, le stesse vendute al bar della scuola, per poi rivenderle ai compagni a un prezzo più basso. Il giro di affari è diventato florido nel giro di poco tempo e i docenti, una volta accorti della iniziativa, hanno sospeso il ragazzo per dieci giorni.

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Del caso ne parla Repubblica Torino:

Tutto ciò, però, succedeva durante lo scorso anno scolastico. L’allievo del Pininfarina è stato bocciato e in parte la colpa è stata anche di quel suo traffico di merendine. Quest’anno si è ripresentato a scuola e ci è ricascato: la scorsa settimana è stato di nuovo beccato a smerciare snack. E ora la scuola deve di nuovo decidere come punirlo, con l’aggravante che il ragazzo è recidivo.

I compagni raccontano che il giovane del Pininfarina aveva anche una certa professionalità: sondava i prezzi migliori nei supermercati per massimizzare i profitti, era assai attento ai gusti della clientela. Insomma, ha un talento naturale per il marketing e di fronte a sé aveva un mercato potenziale costituito dai 1.700 allievi dell’istituto moncalierese. Però non ha fatto i conti con un parametro: le regole.
Stefano Fava, il preside del Pininfarina, è netto: «Questo è un problema di legalità. La scuola, insieme ai saperi, alle conoscenze, alle abilità, deve anche insegnare a questi ragazzi a essere cittadini e dunque a rispettare le leggi». Anche se si tratta soltanto di merendine, vendere prodotti in nero non è proprio un’attività nobile, tanto meno in un istituto superiore. Secondo il dirigente c’era poi un problema di sicurezza alimentare: «Non vogliamo inibire la sua vena imprenditoriale, ma dobbiamo pensare al benessere e alla salute dei nostri studenti. Non sappiamo da dove provenissero quelle merendine, né se fossero scadute o mal conservate. E se i nostri allievi fossero stati male? A me le famiglie consegnano ragazzi sani e si aspettano che glieli restituisca tali», evidenzia Stefano Fava.

(in copertina foto di repertorio GABRIEL BOUYS/AFP/Getty Images)

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