Trento, l’ordinanza anti-orso che prevede «ergastolo o uccisione»

25/07/2017 di Redazione

È destinata a dividere l’opinione pubblica l’ordinanza firmata ieri dal presidente della Provincia di Trento come risposta all’aggressione di un orso ai danni di un uomo avvenuta sabato scorso (fortunatamente senza gravi conseguenze). Il provvedimento prevede «monitoraggio, identificazione e rimozione» dell’animale. Gli animalisti parlano di verdetto «indegno», «agghiacciante».

 

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ANIMALISTI CONTRO L’ORDINANZA ANTI-ORSO A TRENTO: «VERDETTO INDEGNO»

Nel dettaglio l’ordinanza stabilisce che, nel caso in cui durante le operazioni di cattura dovesse emergere un atteggiamento aggressivo dell’animale tale da determinare ulteriore pericolo grave ed imminente, il personale è autorizzato alla cattura. Per la Lav la decisione del presidente Ugo Rossi riguarda una scelta tra «ergastolo o uccisione» dell’orso. In un comunicato l’associazione animalista sottolinea che nell’ordinanza si prevede la «cattura per captivazione permamente» e anche l’«abbattimento». «Si tratta – si legge nella nota – di una sentenza senza processo, emessa sulla spinta emotiva e irrazionale di un’Amministrazione provinciale che vuole pieno diritto di vita e di morte sugli orsi! Gli orsi non sono tornati in Trentino per loro volontà, ma per decisione della Provincia che ne ha fatto un vanto con tanto di pubblicità, e a spese del contribuente. Ma gli orsi veri non sono peluche né bersagli». «Il Ministro dell’Ambiente Galletti – continua la Lav – continui pure ad alzare le mani, da Daniza a oggi non c’è una gestione veramente attiva e risolutiva in materia di corretta convivenza con questi animali». Insomma, l’ordinanza è «un verdetto contro animali e contro l’ambiente».

 

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Anche il Wwf parla di «convivenza sempre possibile» con gli orsi, «con gli opportuni accorgimenti». L’associazione ambientalista ha già diffuso nelle settimane scorse un vademecum dal titolo «cosa fare se si incontra un orso». Anche l’Enpa ha bocciato ogni ipotesi di ricorso alla forza, promettendo una mobilitazione nel caso in cui la situazione «dovesse sfuggire di mano».

(In copertina una foto di archivio. Credit: Jens Büttner / dpa-Zentralbild / ZB)

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