Tutta la mafia a Roma e nel Lazio

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Cosa nostra, 'ndrangheta e camorra nella Capitale e nelle province circostanti. La cronologia dei fatti di cronaca e delle indagini nelle relazioni del ministro dell'Interno

Non sorprendano le ultime inchieste e i fatti di cronaca sulla criminalità organizzata a Roma e nel Lazio. Mafia siciliana, ‘ndrangheta e camorra hanno esteso da decenni il loro raggio d’azione alle regioni del centro e del nord Italia. Ed anche la Capitale, il suo hinterland e le province circostanti si sono rivelate terreno appetibile per coltivare nuovi affari illeciti. Lo rivelano le relazioni che ogni sei mesi il ministro dell’Interno presenta al Parlamento, relative all’attività svolta e ai risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, attraverso le quali è possible tracciare una precisa cronologia delle infiltrazioni nell’economia regionale di clan e famiglie legati ai più pericolosi gruppi malavitosi.



 



 

GENNAIO-GIUGNO 2008 – Nel primo semestre del 2008, ad esempio, si rivela a Roma l’attività dei sodalizi criminali calabresi Alvaro-Palamara, Bonavota e Fiarè, operanti in particolare nel settore della ristorazione e degli appalti. La camorra – rivelano i documenti del Viminale – risulta attiva nel campo del riciclaggio e dell’usura. Nella provicia di Frosinone, a Cassino, vengono colti segnali di operatività di un gruppo di origine campana nell’importazione di autoveicoli da paesi Ue ricorrendo alle cosiddette ‘truffe carosello’, grazie a ‘società cartiere’ realizzate appositamente per evadere l’Iva comunitaria. A Latina (soprattutto a Formia e Minturno) emerge la presenza della famiglia casertana dei Bardellino, come pure di figure criminali altramente specializzate legate agli Schiavone e agli Iovine di Casal di Principe, patria del clan dei Casalesi.



LUGLIO-DICEMBRE 2008 – Nel secondo semestre del 2008 viene poi confermata la presenza nel territorio di Roma e provincia di soggetti legati a Cosa nostra, che negli anni hanno trovato sinergia con gruppi criminali locali. In particolare, si segnalano nel litorale sud personaggi interessati ad operazioni di reimpiego di capitali e al traffico di stupefacenti gestito insieme a pregiudicari della zona. Si rivela la presenza di referenti dei Rinzivillo e degli Emanuello, famiglie di Gela, operanti nel campo dell’acquisizione di appalti subappalti o rami d’azienda, come pure della fornitura della manodopera a basso costo. Si segnala poi la presenza di famiglie trapanesi interessate all’acquisto di attività commerciali e relazioni tra circuiti camorristici e mafiosi nel campo dell’ortofrutta. Per quanto riguarda la ‘ndrangheta emerge una crescente pervasività nel settore edilizio, con il tentativo di inserirsi nelle procedure di gara per l’acquisizione di appalti e sub appalti di piccola entità, ma anche nel settore commerciale, nella ristorazione , mediante l’acquisizione di quote societarie di bar, ristoranti e rivendite di tabacchi. Si rivela in particolare la presenza di rappresentanti delle cosche Alvaro, Palamara, Bonavota e Fiarè, e di altri personaggi di orgine calabrese ufficialmente senza reddito o fittiziamente occupati impegnati in alcuni settori imprenditoriali, a volte attraverso prestanome. La presenza criminale calabrese viene confermata all’omicidio avvenuto il primo ottobre a San Cesareo, Roma, di Domenico Marsetti, 32enne di Sinopoli, Reggio Calabria, principale indiziato dell’omicidio di Domenico Cutrì, genero del boss Carmine Alvaro (avvenuto a Sinopoli nel settembre 2008). L’espisodio denota l’estrema efficienza della ‘ndrina di scovare un fuggitivo riparatosi in una regione ben lontana dal paese di origine. Il 28 marzo , a Cisterna di Latina, viene raggiunto da numerosi colpi di pistola Alessandro Cascone, di Gragnano, Napoli, affiliato al clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia. I tre componenti de gruppo di fuoco, arrestati, risultano collegati ad un esponente di spicco della cosca Mancuso, del vibonese. La camorra – rileva la Dia – continua ad agire in maniera silente, senza ricorrere ad eclatanti atti criminali. Nel basso Lazio risultano operanti diversi sodalizi riconducibili al cartello dei Casalesi. Nel luglio 2008 alcuni affiliati alla famiglia Giuliano di Forcella, Napoli, vengono arrestati nel quartiere esquilino della Capitale. Sul litorale nord (in special modo nei comuni di Ladispoli, Cerveteri, Santa Marinella e Civitavecchia) si riscontra poi la presenza di alcune ramificazioni dei gruppi camorristici Gallo, Misso, Mazzarella e Veneruso, attivi nel traffico di stupefacenti. L’alleanza Misso-mazzarella manifesta segnali di infiltrazione nelle dinamiche commerciali del porto di Civitavecchia. Nella provincia di Frosinone si segnala l’attività di gruppi criminali casertani. A Latina risultano ancora operativi, nelle zone di Formia, Minturno e Fondi, e in tutta l’area pontina, esponenti della famiglia Bardellino e altri pregiudicati legati alle famiglie Schiavone e Iovine.

GENNAIO-GIUGNO 2009 – Il traffico di stupefacenti si conferma vero motore delle dinamiche macrocriminali del Lazio e dell’area romana in particolare nel primo semestre del 2009. Sul litorale sud, ad esempio, risultano attivi i Triassi, ad Ostia, propaggine della mafia agrigentina, i Cuntrera-Caruana, inseritisi in numerose attività commerciali, ed i Fasciani, dediti al traffico di droga. I gruppi criminali legati a Cosa nostra si dimostrano ancora una volta in sinergia con gruppi locali. A nord della Capitale, in particolare a Civitavecchia emergono ancora presenze delle famiglie gelesi Rinzivillo ed Emmanuello, interessate soprattutto all’acquisizione di subappalti e alla fornitura di manodopera per il lavori della Centrale di Torvaianica Nord. Nella provincia di Latina, dove gli affari criminali sono prevalentemente controllati dai Casalesi, si riscontrano pure presenze di famiglie trapanesi e gelesi. Non mancano agguati e arresti eccellenti. Il 4 giugno 2009 in ocalità Acilia, Roma, viene ucciso con due colpi di arma da fuoco al volto Emidio Salomone, pluripregiudicato già legato alla Banda della Magliana, considerato correlato a molteplici realtà malavitose, sia camorristiche che mafiose, quali i Carnovale-Colafigli-Senese ed i Caruana-Cuntrera-Triassi. L’11 gennaio, nel popoloso quartiere romano di Montesacro, viene arrestato Candeloro Parrello, esponente di spicco della ‘ndrangheta, inserito nell’elenco dei 100 latitanti più pericolosi. L’11 febbraio a Civita Castellana, Viterbo, finisce invece in manette un appartenente al gruppo calabrese Bonavota. In altre parole il Lazio si conferma luogo d’interesse per la latitanza di boss e affiliati. I gruppi ‘ndranghetisti intanto manifestano interesse, oltre che per i tradizionali comparti dell’edilizia e degli appalti, anche per il trasporto, lo stoccaggio e la commerializzazione dei prodotti ortofrutticoli. Il Mercato Ortofrutticolo di Fondi, nodo di primarie interesse del settore, si rivela centro d’affari dei gruppi criminali campani e della cosca reggina dei Tripodo. Le operazioni Sud Pontino e Astura della Dia di Roma evidenziano l’interesse del gruppo criminale a monopolizzare il settore mediante condotte estorsive e intimidatorie. L’indagine Damasco dei Carabinieri di latina rivela l’interesse della ‘ndrangheta verso la gestione dei locali notturni ubicati a Terracina e San Felice Circero, l’acquisizione di appaleti nel settore delle pulizia industriali e delle onoranze funebri, talvolta con il supporto di personaggi della politica locale e di funzionari e dipendenti del comune di Fondi. Nelle province di Roma, Latina e Frosinone il traffico di droga dei gruppi calabresi si sviluppa in stretta contiguità con la criminalità locale. Per quanto riguarda la camorra, una forte presenza della criminalità campana a Roma viene svelata dalle operazioni antidrodg denominate Orchidea, Nuovo Impero e Puma 2007. Il 6 aprile viene arrestato a Trastevere il boss latitante Giuseppe Sarno, ritenuto vertice del clan di Ponticelli. Sul litorale romano, dove era stato assassinato Salomone, si registrano presenze invece degli Iovine, operanti nell’affare della gestione delle sale da gioco e nella ristorazione. Nel mese di marzo, nell’ambito di un operazione denominata Leone, viene poi arrestato insieme ad altre tre persone un appartenente alla famiglia Giuliano di Forcella. Con l’operazione Ca-Morra condotta dai Carabinieri di Roma e Frosinone finiscono in manette 40 persone che operavano tra Roma, Frosinone e Latina per conto delle famiglie Schiavone di Casal di Principe e Belforte di Marcianise. Il sodalizio era dedito alle estorsioni, al riciclaggio e alla commissione di truffe intercomunitarie nel commercio illegale di vetture, e guidato da Gennaro De Angelis, parente del boss Sandokan. A Formia, oltre ai Bardellino, si rivela infine la presenza delle famiglie camorristiche Schiavone, Mallardo e Del Vecchio.

LUGLIO-DICEMBRE 2009 – Per quanto riguarda la mafia siciliana oltre agli agrigentini Triassi, propaggine dei Cuntrera-Caruana, viene segnalata nel secondo semestre del 2009 lungo il litorale sud romano, in particolare ad Ostia, la presenza del gruppo dei Fasciani, dediti al traffico di stupefacenti, più volte attinti da investigazioni dei Carabinieri. A nord, a Civitavecchia, si conferma l’attività dei gelesi Rinzivillo ed Emanuello. Nella capitale si rileva l’operatività degli Stassi, contigui alla famiglia trapanese degli Accardo, operanti nel settore della ristorazione. A Viterbo e provincia, si segnala infine la presenza di alcuni affiliati alla famiglia Santapaola di Catania. Sul fronte della criminalità organizzata calabrese le indagini sul mercato ortofrutticolo di Fondi evidenziano i meccanismi che hanno portato uno degli esponenti delle cosche reggine, grazie alla complicità di imprenditori fondani ad acquisire parte gestionale nella commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli. I Carabinieri di Latina, inoltre, mettono in luce gli interessi di consorterie reggine nell’acquisizione di appalti e servizi pubblici nell’area. Viene scoperta un’organizzazione, operante nel basso Lazio, che reinveste il provento dei delitti di usura e di traffico di stupefacenti nell’acquisizione di attività economiche, commesse pubbliche e appalti. A luglio, i Ros e Gico di Reggio Calabria, nell’ambito di indagini coordinate dalle Dda di Reggio e Roma, sottopongono a sequestro 13 attività di ristorazione ubicate a Roma e patrimoni societari riconducibili ad esponenti della cosca Alavaro-Palamara. Tra i locali sequestrati anche lo storico e centralissimo Cafè de Paris. A Viterbo e provincia, intanto, si segnala la presenza di affiliati alla cosca Mammoliti. Nel reatino si rileva l’attività di personaggi contigui alla ‘ndrina dei Morabito.  Per quanto concerne la camorra compare con forza nella Capitale il sodalizio Senere, storicamente alleato ai Moccia di Afragola, Napoli, principale referente di diversi gruppi camorristici campani nonché espicentro di imputazioni relazionali sviluppate con esponenti di vertice  della criminalità romana. L’organizzazione criminale campana estende il suo raggio d’azione alla ricettazione di preziosi, nell’ebusivo esercizio di attività finanziaria, nelle rapine, nel gioco d’azzardo e e nel mercato di autovetture. Sul litorale romano, in particolare ad Acilia, si conferma la presenza degli Iovine. In provincia di Frosinone si segnalano, infine, presenze degli Esposito di Sessa Aurunca, Caserta, dei Belforte di Marcianise, Caserta, e dei Di Lauro del quartiere napoletano di Secondigliano. A settembre vengono sequestrati a Cassini beni dal valore di 150 milioni di euro appartenenti ad una famiglia del luogo, risultata contigua alla criminalità campana e a storici personaggi della Banda della Magliana.

GENNAIO-GIUGNO 2010 – Relativamente al primo semestre del 2010, la Dia conferma la presenza dell’influenza nella Capitale e in provincia delle famiglie siciliane Rinzivillo, Emanuello, Triassi e Cuntrera-Caruana. ed evidenzia come le organizzazioni macrocriminali presenti in Lazio, soprattutto nella provincia di Latina, siano protese a stringere alleanze per aggredire in modo sempre più stringente il tessuto economico ed imprenditoriale. Il 10 maggio si conclude l’operazione Sud Pontino, ad opera di Dia e Polizia di Stato, e che conferma le sinergie criminali, da tempo instaurate con pacifica e strutturata convivenza, tra Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, tese a monipolizzare l’attività del settore ortofrutticolo. L’operazione conduce al sequestro di beni dal valore di circa 90 milioni, consistenti in decine di aziende del settore, appartamenti, terreni, conti bancari e numerosi automezzi adibiti al trasporto. A Roma si conferma la presenza delle cosche calabresi Alvaro, Palamara, Mancuso, Bonavota e Fiarè, attive soprattutto in ambito commerciale. Le ‘ndrine dei Gallace e dei Novella invece risultano operanti nel campo degli appalti pubblici. Per quanto riguarda la camorra, invece, l’indagine Sud Pontino dimostra l’esistenza di un’alleanza, risalente da tempo, tra le famiglie mafiose siciliane dei Santapaola-Ecrolano, i clan camorristici Schiavone e Mallardo di Giugliano in Campania, ed alcune famiglie della ‘ndrangheta calabrese. La minaccia locale espressa dal sistema camorristico, attraverso le sue manifestazioni più aggressive, tende insomma ad assumere un carattere globale. Oltre ad esportare fuori regione il suo modello di controllo del tessuto sociale, specialmente attraverso le estorsioni, la camorra attiva forme di imprenditoria che inquinano in maniera sensibile l’economia legale.

LUGLIO-DICEMBRE 2010 – Nel secondo semestre del 2010 la mafia siciliana è ancora attiva soprattutto nelle province di Roma e Frosinone. La relazione del Viminale sull’operato della Dia cita anche la presenza nella regione della famiglia Bonanno. Il 16 agosto i carabinieri arrestano nella Capitale un affiliato al clan catanese dei Santapaola. L’operazione Golden Checks 2 del 9 novembre, condotta dalla Questura di Roma nelle province di Roma, Latina e Viterbo, consente di individuare un gruppo di calabresi che avevano trasferito la propria residenza  nella Capitale per aprire conti correnti ed emettere assegni falsi. L’operazione comporta l’emissione di 19 misure cautelari in carcere nei confronti di altrattanti indagati, tra cui personaggi legati ai Vrenne-Bonaventura-Corigliano, ritenuti responsabili di truffa e riciclaggio. Altre indagini confermano l’esistenza di attività di esponenti della ‘drangheta nel settore della droga e dell’usura, come affiliati ai clan dei Gallace e degli Andreacchio. L’operazione Paredra della Dda di Roma rivela attività dei sopracitati gruppi criminali con i Romagnoli di Roma. A novembre a Fondi i Carabinieri di Latina, su disposizione del tribunale, eseguono un decreto di sequestri di beni nei confronti di un imprenditore, originario della zona, legato a personaggi contigui alla ‘ndrina Bellocchio-Pesce di Rosarno, Reggio Calabria, dediti all’usura. Si complica il quadro della camorra. Nel quartiere Aurelio il 4 luglio viene ucciso Carmine Gallo, ex collaboratore di giustizia, che aveva reso nel 2004 dichiarazioni su fatti riguardanti il clan Gallo-Limelli-Vangone di Torre Annunziata, Napoli. Il 19 luglio la Polizia di Stato di Latina e Formia, nell’ambito dell’operazione Coast to Coast, esegue un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 23 persone collegate al clan Longobardi-Beneduce di Pozzuoli, Napoli, dedite al traffico di droga, estorsioni e usura. Il 6 ottobre la Squadra Mobile di Caserta esegue un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un soggetto ritenuto esponente dei Casalesi, da anni residente a Latina, responsabile di estorsione aggravata nei confronti di due imprenditori edili. Il 15 ottobre la Questura di Latina esegue un sequestro di beni di una persona ritenuta contigua alla famiglia camorristia dei Cava di Quindici, Avellino. Il 23 agosto, a Gaeta, tre persone vengono arrestate in flagranza di reato mentre tentano di spendere banconote falsificate. Tra loro un presunto appartenente alla criminalità organizzata operante nel Rione Berlingieri di Secondigliano, Napoli. Il 28 agosto – a dimostrazione dell’inquetante capacità di penetrazione della camorra nel basso Lazio – vengono infine rinvenute venti cornacchie grigie morte, poste l’una dall’altra ad una distanza regolare di 30-40 metri, nei pressi di una villetta ove era ospite Roberto Saviano.

 

 

GENNAIO-GIUGNO 2011 – Nel primo semestre del 2011 il lavoro della Dia rivela ancora un ruolo minore della grande criminalità organizzata siciliana nel Lazio relativamente all’infiltrazione nel tessuto economico produttivo. La ‘ndrangheta si conferma invece particolarmente attiva. L’ambito privilegiato dalle organizzazioni calabresi resta il mercato degli stupefacenti. Il 19 gennaio, nel quartiere romano di Tor Tre Teste, viene ucciso con numerosi colpi di pistola, esplosi da distanza ravvicinata, all’esterno di una sala giochi, un pregiudicato calabrese domiciliato a Velletri, Roma. Il 9 marzo la Guardia di Finanza della Capitale, nel corso dell’operazione Hummer, sequestra, in Lazio, in Calabria, in Basilicata e in Toscana beni per 40 milioni di euro riconducibili alla cosca Muto di Cetraro, Cosenza. La camorra rafforza la sua presenza nella regione come prosecuzione delle attività svolte in Campania. Il 20 gennaio in un appartamento ai Parioli, viene arrestato Luigi Moccia, appartenente alla famiglia camorristica di Afragola. Dopo circa un mese, il 19 febbraio, nel quartiere Montesacro, viene catturato Emilio Tancredi, già collegato agli storici clan napoletani Alfieri e Zaza. Nell’ambito dell’operazione Orfeo dei Carabinieri del Ros il 3 maggio vengono poi raggiunti da ordinanza di custodia cautelare in carcere trentotto persone  ritenute vicine al clan camorristisco Senese, attivo nella Capitale, e alla famiglia Moccia. L’operazione smaschera un’organizzazione dedita al traffico internazionale di stupefacenti nei quartieri Appio, Tuscolano e Laurentino. L’11 maggio la Guardia di Finanza di Napoli e Roma sequestra, sia in Campania che in Lazio, appartamenti dal valore di centinaia di milioni di euro riconducibili al clan mallardo di Giugliano in Campania. Infine, l’operazione Verde Bottiglia condotta dalla Dia per il contrasto alle strutture affaristiche dei Casalesi nel basso Lazio all’ablazione di un patrimonio camorristico costituito da società, ditte individuali, immobili, autovetture e rapporti finanziari localizzati a Cassino, Aquino, Castrocielo, Frosinone, Formia e Gaeta.

LUGLIO-DICEMBRE 2011 – Si conferma nel secondo semestre del 2011 la presenza in Lazio di attività del caln Ercolano di Catania, alleato dei Casalesi per il controllo degli affari del settore ortofrutticolo, della famiglia Triassi, presente lungo il litorale sud e a Ostia. Quattro siciliani vengono arrestati il 14 novembre nell’ambito di un operazione della Dia compiuta congiuntamente alla Squadra Mobile di Caserta. Gli arrestati vengono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso, illecita concorrenza con minaccia o violenza e trasferimento fraudolento di valori. Nuovi omicidi e ferimenti, intanto, confermano l’esistenza di contrasti tra gruppi criminali calabresi riferivili al controllo delle piazze di spaccio di droga e alla gestione di alcune sale da gioco nella Capitale. Sul fronte della lotta alla ‘ndrangheta il 3 agosto la Guardia di Finanza di Tivoli arresta, nell’ambito dell’operazione Lady Milly, sei persone componenti un sodalizio criminale dedito al commercio di stupefacenti, in diretto contatto con un’organizzazione di soggetti di origine calabrese. A capo del gruppo criminale è stato scoperto un noto pregiudicato. Il giorno seguente i Carabinieri del Nucleo Investigativo arrestano in flagranza di reato un calabrese, originario di Gioia Tauro, Reggio Calabria, in possesso di circa 50 kg di cocaina. Il 5 luglio 2011, a Roma, Ardea, Formello e Fiumicino, la Dia di Roma esegue una misura di prevenzione a carattere patrimoniale nei confronti di due componenti di un gruppo delinquenziale calbrese. Uno di essi, pregiudicato, residente ad Ardea, Roma, era in passato considerato vicino alla cosca Gallico. I beni posti sotto sequestro ammontano a circa 20 milioni di euro. La robusta presenza camorristica nella Capitale, nel frusinate, in provincia di Latina e, in particolare, nel sud pontino, si manifesta ancora a fine 2011 attraverso l’efficace infiltrazione nel tessuto economico, il mirato reinvestimento delle risorse finanziarie acquisite illecitamente nel settore immobiliare, nella ristorazione e nella gestione degli esercizi commerciali, e, infine, attraverso la scelta mirata di Roma come località di latitanza di esponenti di spicco dell’organizzazione criminale. Il 23 luglio nel quartiere tiburtino viene arrestato dalla Polizia di Stato il latitante Emilio Esposito, appartenente alla famiglia camorristica denominata ‘clan dei mozzoni’, originaria della zona di Sessa Aurunca, Caserta, e responsabile di estorsione aggravata. A Latina e provincia vengono raggiunti da provvedimenti di obbligo di soggiorno nel comune di residenza  e da misure autelari affiliati al clan Di Lauro e ai Casalesi. A Frosinone e provincia, infine, si conferma la presenza di gruppi autoctoni che fanno riferimento a clan napoletani e casertani.

GENNAIO-GIUGNO 2012 – La mafia siciliana e le altre grandi organizzazioni criminali operano ancora attraverso la consueta ‘strategia della sommersione’, con metodi meno pervasivi rispetto alla regione di origine. Per quanto concerne i gruppi siciliani il 18 aprile 2012, nell’ambito dell’organizzazione Plata 2009, i Carabinieri eseguono un provvedimento restrittivo nei confronti di 32 persone, ritenute responsabili di associalzione per deliquere finalizzata allo spaccio di cocaina e hashish, operante nel quartiere Trullo di Roma. Il clan era capeggiato da un pluripregiudicato di Partanna, Trapani, da tempo residente nella Capitale, e già inserito in contesti criminale dediti al traffico internazionale di stupefacenti. Infine, le continue indagini dell’operazione Sud Pontino relativa al controllo del mercato ortofrutticolo di Fondi, hanno condotto all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di sei persone appartenenti ad organizzazioni operanti in Campnia e in Sicilia, con ruolo di vertice nel sodalizio casertano dei Casalesi e in Cosa nostra. Sul fronte della ‘ndrangheta si rileva un decreto di confisca, emesso il 22 giugno, nei confronti di un imprenditore romano interessato alla conduzione di numerose aziende operanti in diversi ambiti. Il 22 febbraio viene arrestato dalla Squadra Mobile di Roma un latitante di Taurianova, Reggio Calabria, che aveva trovato rifugio presso l’abitazione di un noto pregiudicato calabrese. Il 5 giugno viene eseguito un decreto di sequestro nei confronti della cosca Alvaro di Sinopoli, Reggio Calabria, di beni del valore di 3,5 milioni di euro. Per quanto concerne la camorra, invece, la città di Roma – rileva la Dia – sembra essere diventata un luogo di dimora privilegiato. Nel primo semestre del 2012 vsi segnala che il clan Pagnozzi intrattiene rapporti con gli alleati dei clan Moccia e Cava ma anche con esponenti della criminalità romana ritenuti contigui al clan napoletano Senese. Sul litorale nord si attestano alcuni epigoni del clan Gionta e Gallo di Torre Annunziata e presenze riconducibili ai Mazzarella e al vecchio clan Giuliano. Sul litorale sud si rilevano presente del clan Moccia. Nel sud pontino i Mallardo di Giugliano in Campania sono impegnati in investimenti finanziari con il contributo di soggetti impenditoriali dei quali è stato accertato il coinvolgimento. Nel frusinate, infine, operano sia affiliati ai Casalesi che ai clan napoletani.