Tutti contro Uber

27/05/2014 di Maghdi Abo Abia

Perché i tassisti italiani, e non solo, hanno dichiarato guerra ad Uber? Il servizio, che consente di prenotare un’automobile con autista, nato nel 2009 a San Francisco, se da un lato incontra il favore degli utenti dall’altro crea nervosismo e lamentele nel mondo delle auto pubbliche che accusano i nuovi arrivati di portare via loro clienti grazie alle nuove tecnologie che aggirerebbero la legge.

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COS’È UBER – Uber consente attraverso un’app giudicata veloce ed intuitiva di localizzare una vettura appartenente ad un servizio NCC affiliato pagando con carta di credito. Il servizio, fondato cinque anni fa da Garrett Camp e Travis Kalanick, è presente oggi in 80 città del mondo, in Italia Milano e Roma, ed ha superato il miliardo di dollari in incassi. Il suo valore si aggira intorno ai tre miliardi e mezzo di dollari e negli ultimi mesi ha raccolto l’interesse di numerosi investitori, tra cui Google. Uber userà le auto «senza conducente» del colosso di Mountain View che a sua volta indicherà in Google Maps i mezzi a disposizione qualora si decida un itinerario.

SI PAGA CON CARTA DI CREDITO – L’app, gratuita, è scaricabile gratuitamente da iTunes e Google Play. Una volta aperta appare una mappa che visualizza la posizione dell’utente e quella della vettura più vicina. Viene calcolato il tempo d’attesa e si prenota con un click. Si paga con Carta di Credito ed è possibile lasciare un commento sul servizio. I prezzi sono mediamente superiori del 20 per cento rispetto a quelli dei taxi ma nonostante questo il servizio sta riscuotendo un successo importante specie tra i giovani e coloro che sono in grado di maneggiare le nuove tecnologie. Il successo di Uber, però, scatena il malcontento dei tassisti in tutte le città in cui il servizio è attivo.

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COSA DICE LA LEGGE ITALIANA – Secondo loro il servizio è illegale perché mette sullo stesso piano due mondi differenti, quello dei taxi e quello delle vetture NCC, regolati dalla legge 21/1992. Già un anno fa avevamo parlato delle prime schermaglie tra tassisti milanesi e Uber, azienda sbarcata nel capoluogo lombardo in quel periodo. Secondo i titolari delle auto bianche, le vetture affiliate con Uber non possono stazionare in strada nell’attesa di una chiamata ma devono rimanere in un’autorimessa, come previsto dalla legge. Invece, con l’app, è possibile per il cliente concordare un appuntamento senza che questi si debba recare fisicamente al luogo della prenotazione, e per questo viene visto come un atto illegale.

LE REAZIONI DELLA POLITICA – Questa peraltro è la posizione del Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi che al termine di un incontro istituzionale tenutosi a Milano alla presenza del Presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ha definito l’app illegale in quanto accomuna il servizio taxi, in cui si può chiamare l’auto senza vincoli, ed il servizio NCC. Queste parole hanno interrotto uno sciopero spontaneo dei tassisti durato cinque giorni che ha coinvolto centinaia di lavoratori milanesi pronti a schierarsi contro gli «abusivi» e desiderosi di ottenere le dimissioni dell’Assessore alla mobilità, Pierfrancesco Maran, accusato di non aver fatto nulla per bloccare l’avanzata di Uber.

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IL CAOS LEGATO A UBERPOP – Altrettanto illegale, secondo Roberto Maroni, è il servizio Uberpop, di prossima partenza a Milano, che prevede la possibilità di usare una vettura privata alla stregua di un car-sharing diventando una specie di «NCC per un giorno». La tariffa base è di 2 euro e 50 per la chiamata più 49 centesimi di euro per minuto di viaggio. Di questi soldi, il 20 per cento va a Uber. Uniche condizioni, la vettura deve avere meno di otto anni ed il guidatore dev’essere in possesso di patente da almeno tre anni. Per quanto riguarda invece il servizio NCC, Uber fa pagare una tariffa fissa di cinque euro più una quota variabile dettata dalla velocità del viaggio. Se la media della vettura è inferiore a 18 chilometri orari, si pagano 75 centesimi al minuto. Se è maggiore la spesa diventa di 1 euro e 70 a chilometro, con una tariffa minima di dieci euro.

I MOTIVI DELLA PROTESTA DEI TASSISTI MILANESI – E come dicevamo, la novità ha creato nervosismo tra i tassisti milanesi che si sentono come accerchiati dalle politiche dell’assessorato competente. In città esistono sei servizi diversi di car-sharing, Car2go, Enjoy, Guidami-Atm, E-vai, Twist, EQ-Sharing. Servizi da un lato comodi per la cittadinanza ma dall’altro giudicati pericolosi dai tassisti che grazie alle app, al pagamento con carta di credito ed a tesserine magnetiche, vedono potenziali clienti prendere le auto e partire verso la loro destinazione senza neanche preoccuparsi per i parcheggi, dato che le società pagano annualmente una quota forfettaria che copre le soste in tutta la città, tutti timori che esprimemmo già lo scorso gennaio. A queste aziende vanno aggiunte Uber e la sua versione low-cost Uberpop. Ed ecco spiegata l’irritazione dei tassisti milanesi.

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LE PROTESTE IN FRANCIA – In Italia la legge è molto chiara. Per usufruire di un servizio di noleggio con conducente bisogna recarsi fisicamente in una rimessa mentre i taxi stazionano in un luogo pubblico. L’app però cancella questa distinzione e questo ha fatto si che nelle notti milanesi si siano moltiplicati i raid ai danni di autisti o tassisti con tanto di risse tra sostenitori delle parti all’esterno dei locali della movida. Ma il caso milanese non è certo l’unico. I tassisti parigini sono da molti mesi sul piede di guerra nei confronti di Uber. I motivi? Gli stessi di Milano. Taxistory ci parla della decisione del consiglio di Stato francese, datata 6 febbraio 2014, in cui si decideva di sospendere il provvedimento dell’esecutivo a protezione dei taxi rispetto alla concorrenza dei servizi su internet che prevedeva un intervallo tra chiamata ed arrivo di almeno 15 minuti. 

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