Tutti gli uomini (e le donne) di Roberto Maroni

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A pochi mesi dalla conquista di Palazzo Lombardia, il segretario leghista ha inserito in molti dei posti chiave uomini di sua spiccata fiducia scatenando le ire sia del Pdl che si è visto travalicato nella stesura di nomine chiave sia del Pd che evoca il periodo di Formigoni

«Maroni non può governare la Regione come se fosse via Bellerio». Con queste parole il consigliere regionale lombardo in quota al Pdl Stefano Carugo ha lanciato l’attacco, lo scorso 28 giugno, contro certe nomine da parte del presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni ritenute troppo “di parte”.



UN PROBLEMA DI NOMINE – Parole forti che vengono ricalcate da Enrico Marcora, già candidato alla Regione contro Formigoni nel 2005 ed oggi rappresentante del Centro Popolare Lombardo che, in relazione ad alcuni articoli apparsi nei giorni scorsi sulla stampa, ha dichiarato: Le ultime notizie relative a incarichi professionali non legati alla meritocrazia presagiscono nuvole in arrivo sul tema dell`ufficio comunicazione in Regione Lombardia. Credo che sia doveroso in un momento in cui i cittadini si trovano in grave crisi economica che i soldi pubblici siano spesi con la dovuta oculatezza. E’ necessario che quanto prima venga posta un’interrogazione in Consiglio regionale, sarebbe incredibile che dopo neanche 100 giorni di amministrazione Maroni si presentino situazioni non del tutto chiare». Quindi ci sarebbe un problema di nomine in Regione. Maroni avrebbe messo molti fedelissimi ai posti di comando “colonizzando” Palazzo Lombardia. L’accusa è chiara. Cerchiamo di far luce su quelli che sono stati gli ultimi due mesi di governo leghista.



LA QUESTIONE ABELLI – Il caso è scoppiato, come ci ricorda il Corriere della Sera, in occasione delle nomine degli enti regionali. Il 27 giugno Palazzo Lombardia ha dato il via ad un’infornata di nomine, con Maroni che ha espresso riserve sugli incarichi proposti dal Pdl a due “fedelissimi” del movimento, Loris Zaffra e Giancarlo Abelli. Nessuno dei due ha però avuto soddisfazione, visto che il primo, che doveva essere nominato a capo di Arpa Lombardia, è stato sostituito dallo stesso suo gruppo consiliare con Bruno Simini, ex assessore della giunta Moratti, quindi di Milano. Abelli invece doveva essere destinato all’Ersaf, l’Ente regionale per i servizi all’agricoltura. La sua nomina è stata però “congelata” dallo stesso Maroni che, parole sue, nel suo stop ha chiesto un «segnale di discontinuità. Voglio persone che rappresentino il futuro e, con tutto il rispetto per la storia dei singoli e sul nome di Abelli, c’è solo una differenza di opinione ma su tutti gli altri è andata benissimo».

Il vicepresidente della Regione Lombardia Mario Mantovani (Pdl)

NIENTE RICOLLOCAZIONI – Il capogruppo del Pd in consiglio comunale, Alessandro Alfieri, all’epoca andò contro la Giunta spiegando che le nomine relative ad Arpa ed Ersaf dovevano essere assegnate a persone dal curriculum affidabile «non certo -parole sue- da ex assessori in cerca di una ricollocazione. Vale per Bruno Simini come per Giancarlo Abelli». Fabio Pizzul, sempre del Pd, ha continuato dicendo che rispetto alla gestione Formigoni non è cambiato niente, riferendosi a nomine ritenute “particolari”. Ed a proposito di nomine, è giusto ricordare che il 27 giugno la Regione ha reso Massimo Garavaglia, leghista, nuovo capo di Finlombarda e presidente del Consiglio di Sorveglianza di Lombardia Informatica. Paolo Besozzi, già numero due di Serravalle, è entrato nel CdA di Infrastrutture Lombarde con probabile sistemazione al vertice. Infine Giancarlo Pola va a guidare Eupolis.



L’EX PREFETTO LOMBARDI ALL’ALER – Qualche giorno prima, per l’esattezza il 17 giugno, la Regione ha comunicato sul suo sito che l’ex prefetto di Milano, Gian Valerio Lombardi, sarebbe stato il nuovo commissario straordinario dell’Aler di Milano, ovvero le aziende lombarde per l’edilizia residenziale e pubblica. Maroni nello spiegare la nomina ha detto che questa, così come le altre, «non sono oggetto di spartizione tra i partiti, ma sono stati scelti per competenze e curriculum». L’Espresso però aggiunge che Lombardi è un personaggio molto vicino a Silvio Berlusconi e che in vacanza «andava nei villaggi extralusso di Salvatore Ligresti», Ligresti che ha intrattenuto rapporti con il figlio di Lombardi, Stefano, di professione avvocato. Un rapporto tanto forte che i Ligresti erano presenti al matrimonio di Lombardi Jr.

L’ex Prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi (primo da destra) con Salvatore Ligresti (secondo da sinistra)

LE COMPENSAZIONI PDL – Ma niente spartizioni, solo curriculum. Torniamo a parlare della vicenda Ersaf. Secondo La Provincia di Varese al posto di Giancarlo Abelli -persona che non rappresentava una discontinuità secondo Maroni- è stata nominata al vertice Elisabetta Pallavicini, qualificata come “formigoniana” e già presidente di Arpa Lombardia. Alla Triennale di Milano ci andato invece David Bevilacqua, amministratore delegato di Cisco e, si dice, nelle mira di Silvio Berlusconi per un rilancio di Forza Italia. E poi c’è Davide Doni, si dice fedelissimo di Mario Mantovani, vicepresidente della Regione, che va a guidare il concorso di bonifica est Ticino Villoresi dopo essere stato responsabile delle pubbliche relazioni della bocciofila di Arconate ed aver maturato un’esperienza nel consiglio d’amministrazione della Coop Altomilanese. 

I MUSICISTI POLITICI – Il Fatto Quotidiano poi ci parla di Giovanni Daverio, direttore generale dell’assessorato alla famiglia della Regione Lombardia e già direttore generale dell’Asl di Varese. Come spiega il sito istituzionale, Daverio vanta «una lunga esperienza di lavoro nell’area del welfare con ruoli di direzione in diverse Istituzioni locali e nazionali». Incidentalmente Daverio è anche un musicista della band “Distretto 51”, quella di Maroni. Un rapporto forte, nato nel 1981 e che ha visto l’impiego di Daverio anche nel corso della reggenza di Maroni al ministero del Welfare. Un altro membro della band, il chitarrista Giuseppe Rossi, è oggi a capo del polo ospedaliero di Lodi. Ed ecco che il “gruppo sanità Varese”, come viene chiamato dal Fatto, si è trovato, insieme al gruppo sanità Milano, la gestione del servizio sanitario regionale, dal valore di 23,3 miliardi di euro.

LA CONSULENZA DI DARIO GALLI – Ed ancora. Repubblica il 27 luglio 2013 ci riferisce della nomina di Dario Galli, ex presidente leghista della provincia di Varese, a presidente per lo sviluppo di «di progetti speciali a livello macroregionale». Il tutto, come riferisce il gruppo consiliare lombardo del Pd, ad un costo di 50 mila euro. Alessandro Alfieri ha voluto dare una sua lettura della questione: «Sembra che per lo sviluppo dell’improbabile macroregione occorra un superconsulente. O forse, più probabilmente, Maroni ha voluto risarcire l’ eclettico Galli, evidentemente esperto di aerei come di architettura istituzionale, per una mancata nomina ad assessore». Dal canto suo lo staff di Maroni ha replicato spiegando che la Regione ha facoltà di nominare fino a cinque consulenti per progetti “prioritari” e che il compenso di 50 mila euro è stato ridotto della metà rispetto a quello che puo’ raggiungere, ovvero 150 mila euro.

PATRIZIA CARRARINI ED IL CONTRATTO DA DIRIGENTE – Bontà sua, quindi? Chissà. Ed a proposito di soldi, il Fatto Quotidiano ci parla anche di Andrea Gibelli, direttore generale della Presidenza e segretario generale in Regione anche se, a quanto pare, sarebbe privo di esperienze in ambito amministrativo. Il tutto al costo di 363.186 mila euro l’anno. Ed ora torniamo alle accuse di Marcora. Davide Vecchi sul Fatto Quotidiano fa il nome di Patrizia Carrarini, ragazza a cui venne affidata la comunicazione elettorale di Maroni e che ideò lo slogan “La Lombardia in testa” e che dopo la vittoria è stata assunta proprio in Regione. Meritocrazia? A prima vista si. Poi si scopre che la ragazza è stata posizionata a capo della comunicazione, con un contratto da dirigente, da Isabella Votino, della quale scrivemmo, nei mesi scorsi, che si sarebbe presa la Lega dopo essere stata la “badante” di Maroni.

MARITO & MOGLIE – Una nuova Rosi Mauro, quindi? Nel dubbio sembra che la sezione “media” del Partito sia in mano sua. L’Inkiesta la chiama addirittura “La Zarina”. Una donna che praticamente ha in mano tutto, visto che Maroni di lei ebbe a dire: «Di lei mi fido ciecamente, mi dà dei consigli, a volte non li ascolto, ma poi ha sempre ragione lei». Ed avrà avuto ragione anche nell’insediamento di Giacomo Ciriello, 35 anni di Benevento come la Votino, nata a Montesarchio, e diventato capo della segreteria del governatore. E poi c’è un amico della coppia Votino – Maroni. Parliamo di Domenico Aiello, legale di fiducia del leader di quelli che sono stati i “barbari sognanti” e marito di Anna Tavano, oggi direttore generale dell’assessoato Infrastrutture.

LA FINE DI NADIA DAGRADA – La presenza di Maroni rappresenta quindi un qualcosa di utile per qualcuno. Prendiamo ad esempio Dario Galli. Già deputato per due legislature, dovette lasciare spazio all’astro nascente della politica varesina, ovvero quel Marco Reguzzoni che venne poi bistrattato da Maroni con parole quasi canzonatorie («ma come si fa ad essere invidiosi di uno di Busto Arsizio?»). Galli divenne presidente della provincia di Varese e poi fece il grande salto entrando nel CdA di Finmeccanica. Non è andata bene invece a Nadia Dagrada, intercettata con Belsito in relazione ai fondi a disposizione della famiglia Bossi e trasferita per questo a Reggio Emilia anche se vive coi genitori a Milano.

Roberto Maroni con Isabella Votino

UNA VERA DISCONTINUITÀ? – Per concludere torniamo alle parole di Stefano Carugo: «Maroni non può governare la Regione come se fosse via Bellerio». Intendiamoci. La politica non è certamente limpida e spesso è necessario mantenere in vita un’importante rete di conoscenze se si vuole restare a galla. E’ altrettanto vero che ad ogni elezione i vincitori scelgono i propri collaboratori. Succede anche negli Usa con il Plumbook, ovvero il libro stampato dopo ogni elezione presidenziale che illustra quali sono le posizioni vacanti. Tuttavia fa specie notare come certe nomine siano legate al Presidente. Maroni auspicava una discontinuità rispetto al passato. Al momento invece l’unico gesto davvero discontinuo sembra quello di Giancarlo Abelli. E’ vero, questa è la politica, bellezza. Ma la perplessità resta. (Photocredit Lapresse)