Il botta e risposta tra Putin e Obama sulla crisi in Crimea

Tramonta il sole su un’altra giornata piena di tensione, in Crimea come nel resto dell’Ucraina. Una giornata iniziata con una conferenza stampa di Putin, che ha fatto il punto con i giornalisti sulla questione e proseguita con l’arrivo a Kiev del segretario di Stato americano John Kerry e con l’annuncio, da parte del premier ucraino ad interim Arseniy Yatsenyuk, dei primi «timidi contatti» con la leadership russa per risolvere la crisi in Crimea.

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Il presidente russo Putin alla conferenza stampa di oggi a Mosca (Getty Images)

LA CONFERENZA STAMPA DI PUTIN: «IN UCRAINA GOLPE ARMATO» – «In Ucraina c’è stato un golpe armato» così questa mattina, dalla sua residenza di campagna di Novo-Ogaryovo, alle porte di Mosca, il presidente russo Vladimir Putin ha parlato di quanto accaduto nelle ultime settimane in Ucraina. Nel corso del suo lungo incontro con la stampa, Putin ha spiegato che la Russia riconoscerà il nuovo governo ucraino, ma non il presidente ad interim, Turchynov. Fino alle elezioni di maggio, per Mosca il presidente legittimo resta il deposto Yanukovych, anche se Putin ha detto senza mezzi termini che non avrebbe avuto «nessun avvenire politico in Ucraina».

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«RICORSO ALLA FORZA NON NECESSARIO. MA RESTA UN’OPZIONE» – E il presidente russo ha poi contrattaccato le azioni Washington: oggi gli Stati Uniti hanno fatto sapere di aver avviato la procedura per imporre sanzioni a Mosca, ma Putin ha replicato smentendo annessioni o sostegni alla secessione della Crimea: sulla penisola ucraina ribelle – ha assicurato – operano le «forze locali di auto-difesa» e non le truppe russe. Alternando toni ironici a quelli più minacciosi, il presidente russo ha chiosato: «Ci sono un sacco di uniformi che si assomigliano. Il ricorso alla forza «per ora non è necessario», ha proseguito Putin, ma «resta un’opzione», una «estrema risorsa» a cui ricorrere. E non soltanto in Crimea, ha insinuato il presidente russo: perché si potrebbe «ricorrere alla forza» anche nelle altre regioni russofone dell’Ucraina orientale. Le sanzioni minacciate dall’occidente non sembrano spaventare il capo del Cremlino, che avverte: «Tutte le minacce nei confronti della Russia sono nocive e controproducenti». Anche quelle relative a un possibile boicottaggio dei partner occidentali sui preparativi in vista del G8 di Sochi. La posizione di Putin è chiara: Mosca è pronta a ospitarlo ma chi non vuole andarci «non ha alcun bisogno di recarvisi».

L’ORDINE DEL RIENTRO DELLE TRUPPE – Nel frattempo, dalla capitale russa arriva l’ordine del ritiro di tutte le truppe che fino a ieri erano impegnate nella maxi-esercitazione militare che durava dallo scorso 26 febbraio: i soldati rientreranno nelle loro basi permanenti, compresi quelli già schierati al confine con l’Ucraina.

 

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OBAMA: «LE PAROLE DI PUTIN NON INGANNANO NESSUNO» – Dagli Stati Uniti arrivano le parole di Obama, che replica duramente ai punti espressi da Putin nella conferenza stampa di Stamane. Per il presidente statunitense, le parole di Putin sulla Crimea «non ingannano nessuno». Obama ha ribadito che l’invasione russa non è un segnale di forza ma il segno che Mosca continua ad ingerire negli affari dei Paesi vicini. Nonostante questo, Obama ritiene che la Russia abbia ancora l’opportunità di aiutare la comunità internazionale a stabilizzare la situazione nella penisola ucraina. E, parallelamente alle sanzioni contro Mosca, gli Stati Uniti si mobilitano per stanziare un pacchetti di aiuti a favore di Kiev: un miliardo di dollari e garanzie in caso dovessero saltare gli accordi energetici con la Russia.

JOHN KERRY A KIEV – Nel pomeriggio di oggi, a Kiev è atterrato il segretario di Stato americano, John Kerry, che ha ribadito come Obama non stia cercando in alcun modo lo scontro con la Russia, ma che quest’ultima rischia «l’isolamento diplomatico, economico e politico» qualora decidesse di invadere la Crimea. Dalla capitale ucraina, Kerry ha parlato anche degli ucraini di piazza Maidan: «uomini coraggiosi – li ha definiti – scesi in piazza contro la tirannia e per chiedere democrazia, ma gli sono stati mandati contro dei cecchini che li hanno abbattuti uno dopo l’altro».

L’UCRAINA UN PRETESTO PER LA TERZA GUERRA MONDIALE? – Ma la crisi in Crimea continua a far paura: Natalia Vitrenko, presidente del Partito Socialista progressista ucraino, ha parlato con i giornalisti italiani a margine di un convegno sull’Ucraina organizzato a Firenze. Il timore è duplice: «Spero che l’Ucraina non diventi un pretesto per la terza guerra mondiale e che si eviti anche la guerra civile in Ucraina – ha detto la Vitrenko -Tra 26 giorni in Crimea ci sarà il referendum. L’articolo 5 della Costituzione ucraina dice che è il popolo che governa, perciò deve essere il referendum a decidere il destino della Crimea. Sono convinta – ha aggiunto – che tutto il popolo della Crimea voterà per l’autonomia. I neo-fascisti che ora hanno preso il potere in Ucraina dovranno piegarsi alla decisione del popolo di essere autonomo. Ovviamente gli accordi con la Russia vengono rispettati perché Putin ha il dovere di proteggere i cittadini russi, che in Crimea sono la maggioranza, e le basi militari». Vitrenko ha poi auspicato che «ci sia la buona volontà di tutti per non arrivare a un’escalation e all’aggressione del Paese».

(Photocredit: Getty Images)

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