Unioni civili, ipotesi modifiche. Ma Cirinnà rivendica: «Ddl costituzionale»
19/01/2016 di Redazione
Ore 17.00 – La riunione dei senatori dem, spiegano fonti Pd a Giornalettismo, è stata di fatto interlocutoria. «È stato un incontro pacato, con interventi sul merito. I punti di confronto nel gruppo restano due: quello sulla necessità di ritoccare gli articoli 2 e 3 del testo Cirinnà, sui riferimenti che rinviano alla disciplina del matrimonio, in modo da evitare rischi di incostituzionalità. E quello dell’articolo 5 sulla stepchild adoption», ha spiegato Paolo Corsini, senatore della minoranza Pd. Ma se sul primo punto si sta lavorando per presentare pochi emendamenti che riducano i rimandi agli articoli del codice civile sul matrimonio, il maggiore ostacolo resta la contrarietà dell’ala cattolica sull’adozione del figlio del partner. Non è un caso che i “ribelli” Lepri, Fattorini e Di Giorgi in assemblea abbiano rilanciato la sostituzione della norma con l’affido rafforzato.
Al contrario i senatori favorevoli a mantenere la norma insistono per mantenere intatto l’articolo 5, avvertendo sui rischi di cancellare la norma. «Trovo sbagliata l’idea di stralciare la step child adoption», spiega a Giornalettismo la senatrice Camilla Fabbri. Altri avvertono: «A forza di compromessi al ribasso, si rischia di creare un mostro giuridico e che il testo venga poi effettivamente bocciato dalla Corte», spiegano da Palazzo Madama. Non senza ricordare come già nel programma di Italia Bene Comune, così come in quello di Renzi, la stepchild fosse compresa. E come l’istituto giuridico sia già previsto dal 1983 per le coppie eterosessuali. «La stepchild è già sancita dai tribunali dei minori in Italia: impensabile una legge che contraddica queste sentenze», ha spiegato Rosa Filippin durante la riunione. Tra le possibili mediazioni c’è quella di bilanciare con un rafforzamento del divieto dell’utero in affetto, oppure con la limitazione dell’adozione ai soli bambini già nati prima della formazione della coppia omosessuale. Ma una mediazione ancora non c’è. «Ci rivedremo il 26 e credo che un compromesso si possa trovare nel partito. Non esistono testi intoccabili. Si voterà? Si può dare un indirizzo, ma ricordiamo che Renzi ha già chiarito che ci sarà libertà di coscienza» , ha aggiunto Corsini.
Ore 14.00 – Terminata l’assemblea dei senatori Pd. Martedì 26 ci sarà un’altra assemblea che dovrebbe terminare con un voto sul ddl, anche se – va ribadito – su alcuni punti, comprese le adozioni, resterà libertà di coscienza. Al termine del vertice dem è stata Monica Cirinnà a rivendicare: «La riunione è andata bene, il Pd non è diviso. E il testo che andrà in Aula è quello. Non si cambia nulla sui diritti, si può fare qualcosa per spiegare meglio. Resta aperto il nodo dell’articolo 5 (quello sulla stepchild adoption, ndr) sulla quale c’è qualche posizione per l’affido rafforzato, ma arriveremo a una mediazione. C’è un clima troppo positivo per non avere dei buoni frutti», ha spiegato la senatrice.
Poi, intervistata da Corriere.it, ha ribadito: «Il mio ddl è costituzionale e si farà grazie al mio cattivo carattere e grazie alla volontà di tutto il Pd». Eppure, ha ammesso, i rischi del voto segreto non mancano. In particolare sulla tepchild adoption, ha aggiunto, è possibile che in Aula si registri lo «sgambetto al governo Renzi». Sul rischio di condizionamenti sul lavoro parlamentare per la concomitanza (il 30 gennaio) del Family Day, Cirinnà ha provato a esorcizzare i fantasmi: «La piazza fa la piazza, il Parlamento il Parlamento. E la piazza non può fermare il lavoro del Parlamento»
Ore 13.00 – L’assemblea di oggi non si dovrebbe concludere con un voto, con ogni probabilità. Dopo l’intervento di Zanda, si sono iscritti a parlare 20 senatori. La prossima settimana, il 26 gennaio, è prevista una nuova riunione del gruppo dei senatori PD, alla vigilia dell’approdo in aula del ddl Cirinnà.
Ore 12.30 – In casa teo-dem, però, Lepri, Fattorini e gli altri senatori Pd “ribelli” insistono sul no alla stepchild adoption: «Ci convince poco l’attuale formulazione. Questo sarà il terreno su cui trovare una mediazione. Non ci convince perché non si limita a tutelare i bambini già esistenti ma introduce la possibilità che si vengano procurati in un modo assolutamente illegittimo, quello della maternità surrogata. Questa è una cosa gravissima», ha attaccato Emma Fattorini. Tradotto, tra i senatori cattolici la convinzione è che l’adozione del figlio del partner nasconda il ricorsa alla gestazione per altri, lo spauracchio dell’«utero in affitto».
Ci convince poco – ha ribadito la senatrice del Pd – la formulazione attuale dello stepchild, questo sarà il terreno su cui trovare una mediazione. Non ci convince perché non si limita a tutelare i bambini già esistenti ma introduce la possibilità che si vengano procurati in un modo assolutamente illegittimo, quello della maternità surrogata. Questa è una cosa gravissima.
Ore 12.00 – Monica Cirinnà, la senatrice dem che ha dato il nome alla proposta sulle Unioni Civili, rivendica il provvedimento, chiudendo alle proposte di modifica: «Non c’è alcuna equiparazione con il matrimonio e non c’è niente da cambiare nel testo», è convinta. Già intervistata da Repubblica, Cirinnà aveva sottolineato come l’articolo 2 della legge non crei sovrapposizioni con il matrimonio: «Per specificare il fatto che persino i riti sono diversi, per l’unione civile sono escluse tutte quelle pratiche di natura simbolica che esistono per il matrimonio». Tradotto, non ci sono nemmeno le pubblicazioni per le coppie omosessuali che contrarranno un’unione civile. «Per il rito matrimoniale il sindaco deve leggere gli articoli del codice civile sul matrimonio. Mentre nell’unione civile il sindaco si riferirà esclusivamente alle norme contenute nella legge. Sull’uso del cognome: nell’unione civile è una opzione». E sulla sentenza della Consulta del 2010, Cirinnà ha rivendicato di averla tenuta in considerazione: «La Corte mi chiede di sbrigarmi a riconoscere queste coppie e aggancia il riconoscimento all’articolo 2 della Carta e non certo al 29. Ho recepito in commissione l’emendamento di Lepri, Fattorini, altri cattolici e anche Ndc, per specificare che si tratta di formazioni sociali specifiche».
Aggiornamento, ore 11.30 – In corso la riunione a Palazzo Madama dei senatori Pd sulle Unioni Civili. Si cerca una mediazione con l’ala di circa 30 senatori cattolici dem critici sulla stepchild adoption. Ad aprire gli interventi, il presidente Zanda: «C’è un ritardo da colmare con responsabilità», ha rivendicato il capogruppo.
«Di fronte a un vuoto normativo – ha spiegato Zanda – non ci possono essere ulteriori rinvii con un ritorno in Commissione. Per evitare ulteriori rinvii andremo in aula senza relatore per superare l’ostruzionismo di alcuni senatori centristi». Eppure, ha proseguito il capogruppo del Pd, «l’ostruzionismo non ha mai portato bene a chi lo ha praticato. Non produce qualità. Ritarda leggi e lavori ma non produce nulla. E l’ostruzionismo influirà in modo molto serio su gestione aula», ha avvertito il capogruppo. Zanda ha spiegato di non ricordare altre volte in cui un provvedimento è arrivato in aula «senza relatore, con il governo che non darà pareri, con un numero sconosciuto emendamenti, voti segreti e la libertà coscienza su alcuni punti molto delicati». Tradotto, per Zanda è il segno di come non manchi l’apertura al confronto e di come da parte del Pd ci sia «grande senso responsabilità e prudenza». Ma la legge va portata a casa. E sugli emendamenti dei cattolici Zanda resta critico: «Bisognerebbe sempre cercare una maggioranza attorno, non si dovrebbe presentare per mera testimonianza. Se no potrebbe essere molto pericoloso poiché se c’è il voto segreto non tutti si esprimono su merito ma spesso, più di qualcuno, strumentalizza politicamente il voto segreto. Non diamo adito a queste strumentalizzazioni politiche con i nostri emendamenti. Serve prudenza»
Gli uffici del Senato sono al lavoro per stilare una bozza di modifiche e trasformarle poi in emedamenti dopo le polemiche fra laici e cattolici in Parlamento, ma soprattutto dopo i timori del quirinale sulla costituzionalità delle norme in oggetto. L’obiettivo della maggioranza è quello di trovare una larga intesa sul riconoscimento di fatto, convincere anche le componenti più scettiche e, soprattutto, evitare di incappare in una violazione della sentenza della Corte Costituzionale con un rimando troppo diretto al matrimonio.
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UNIONI CIVILI, LE MODIFICHE AL TESTO DI LEGGE
Dunque, le correzioni: togliere la possibilità di assumere il cognome del compagno, eliminare i rimandi al codice civile sul regime patrimoniale dei coniugi, stralciare il comma che riguarda un eventuale cambio di sesso all’interno di un’unione civile. A riportare il contenuto dellla bozza con le modifiche al testo di legge è Annalisa Cuzzocrea su Repubblica:
L’articolo 1 del ddl sarebbe l’unico non intaccato, perché è quello che definisce l’unione civile una “specifica formazione sociale” differenziandola dal matrimonio. Ma già all’articolo 2 è necessario – si legge nel documento «stralciare il rinvio alla disciplina del matrimonio» eliminando, tra l’altro, il comma 6 sulla possibilità di adottare il cognome del coniuge. All’articolo 3 si propone di stralciare l’intero primo comma perché «riproduce il contenuto dell’articolo 143 del codice civile » visto che recita: «Con la costituzione dell’unione civile tra persone dello stesso sesso le parti acquisiscono gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri….». Quel che i giuristi propongono è di elencare a parte tali diritti e doveri. Mentre il comma 3 – che rimanda esplicitamente alla disciplina del regime patrimoniale tra coniugi – andrebbe sostituito con norme specifiche «sulla separazione dei beni e sulla possibilità di accedere al regime di comunione legale». Rimane intatto l’articolo 4 sui diritti successori, mentre il 6 sullo scioglimento dell’unione civile verrebbe privato del secondo comma («la sentenza di rettificazione di attribuzione di sesso determina lo scioglimento dell’unione civile fra persone dello stesso sesso»).
UNIONI CIVILI, LE CORREZIONI ALLA STEPCHILD ADOPTION
La correzioni riguardano anche la discussa stepchild adoption, l’adozione del figlio del partner. L’obiettivo in questo caso è di fare in modo che il rapporto di genitorialità sia provato ed esaminato da un giudice dopo due anni di affido. Scrive ancora Cuzzocrea su Repubblica:
L’idea è di subordinare la possibilità di adozione da parte del compagno «a un controllo da parte del giudice sulla esistenza di uno stretto legame tra adottante e adottato all’esito del biennio di affidamento». In pratica, l’adozione non scatterebbe subito dopo l’unione civile, ma sarebbe successiva a due anni di affido dopo i quali sarebbe provata l’esistenza di un vero rapporto genitoriale. L’ulteriore novità è che si cercherà di mettere mano anche alla seconda parte della legge, a cominciare dal titolo: non si chiamerà più “della convivenza”, ma “dei diritti e dei doveri dei conviventi”.
(Foto di copertina: ANSA / GIUSEPPE LAMI)