Università: il concorso di Storia Economica dove vincono i candidati peggiori
26/03/2014 di Alberto Sofia
Stimati all’estero per le pubblicazioni scientifiche e il loro valore, bocciati dalle commissioni italiane. Il mancato superamento degli esami di abilitazione scientifica per l’accesso all’insegnamento accademico di Storia economica da parte di alcuni candidati dal curriculum eccellente ha creato sconcerto. Non soltanto nel nostro Paese. Con tanto di lettera di protesta firmata da dodici economisti di fama mondiale, compreso il premio nobel Douglass North, arrivata sulle scrivanie del governo e della ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini. A raccontarlo è stato un articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera, dove si spiegano le perplessità dei luminari per la bocciatura al concorso di «tre colleghi di grande valore»: Mark Dincecco della University of Michigan, Alessandro Nuvolari della Sant’Anna di Pisa e Giovanni Vecchi dell’Università romana di Tor Vergata.
LE PROTESTE DEGLI ECONOMISTI PER LE BOCCIATURE ECCELLENTI – Rizzo ha raccontato lo stupore per la bocciatura di tre studiosi considerati di valore eccellente, come dimostrano curriculum e pubblicazioni. Tanto che diversi esperti e professori hanno pensato di scrivere all’esecutivo e al dicastero per esprimere tutti i loro dubbi, schierandosi a favore degli esclusi “di lusso”. Non soltanto il già citato premio Nobel. La lettera di protesta è stata firmata anche dal professore di storia economica alla London School of Economics, Stephen Broadberry, da Jeffrey Williamson, già capo del dipartimento di Economia ad Harvard, fino ai docenti della Oxford University Jane Humphries e Kevin O’Rourke. Sergio Rizzo ha spiegato:
«Costoro», scrivono i dodici luminari, «sono ben noti fuori dall’Italia per le loro pubblicazioni, gli interventi a conferenze e seminari, gli articoli per importanti riviste e la collaborazione a progetti di ricerca internazionali». A nessuno di questi, stigmatizzano, «è stato attribuito il titolo di professore di prima fascia e sarebbe un terribile peccato se ciò impedisse loro la completa realizzazione dei programmi di ricerca: la storia economica ne risulterebbe impoverita».
Ma non solo. A lasciare perplessi gli economisti di fama mondiale è stato un secondo «aspetto inquietante» dell’esito delle selezioni per l’accesso all’insegnamento universitario di Storia economica. Se Dincecco, Nuvolari e Vecchi sono stati esclusi, a superare l’esame sono stati invece «candidati con un curriculum di ricerca assai limitato in termini di pubblicazioni internazionali». La lettera si conclude con l’avvertimento degli economisti: «Non è la direzione verso cui la storia economica italiana deve andare se vuole garantirsi il posto che le spetta all’avanguardia della ricerca nel nostro campo».
LE PROTESTE – Dopo la bocciatura delle commissioni italiane, i tre studiosi dovranno per ora trovare soluzioni alternative: Rizzo ha ricordato come Dincecco, che aveva intenzione di tornare in Italia, resterà quindi in America. Al contrario, Nuvolari continuerà forse a dirigere il dottorato di ricerca in storia economica alla sant’Anna di Pisa. Mentre Vecchi ha ricevuto un’offerta dalla Spagna. Con un articolo su Lavoce.info, sono stati invece Pierangelo Toninelli, Gianni Toniolo e Vera Zamagni a spiegare in un articolo dal titolo eloquente («Concorso di storia economica: vinca il peggiore!») come siano emersi risultati “sconcertanti” nella lista dei promossi e bocciati nei corcorsi per l’abilitazione all’insegnamento universitario per professori ordinari (detti di prima fascia) e associati (seconda fascia): «Resta ancora molto da fare per la diffusione di una cultura della valutazione rigorosa del merito», hanno spiegato. I dati riportati sono chiari: se tra i promossi c’è chi ha avuto in tutto anche soltanto 10 citazioni, al contrario sono stati considerati «non idonei a ricoprire il ruolo di professore ordinario studiosi citati 280, 349 e 664 volte». In particolare, per Dincecco, Vecchi e Nuvolari si contano rispettivamente 211, 336 e 661 citazioni. Cifre invidiate e superiori anche rispetto a quelle dei membri della commissione che li ha esaminati, bocciandoli. Senza dimenticare le pubblicazioni. E i criteri utilizzati per le selezioni? Su Lavoce.info non mancano i dubbi:
«I suoi criptici verbali non consentono un’adeguata comprensione dei criteri adottati per “promuovere” o “bocciare” i singoli candidati. Una cosa però è chiara: contrariamente a una prassi internazionale consolidata e a quanto fatto dalla maggior parte delle altre commissioni, quella di storia economica non ha preso in considerazione lavori a più mani nei quali non fosse indicata la parte attribuibile a ciascun autore»
Scegliendo di non prendere in esame lavori con più autori, sono così «stati esclusi dalla valutazione articoli pubblicati sulle migliori riviste internazionali». Il motivo? «La ragione principale sta, probabilmente, nella qualità scientifica media della commissione» – hanno spiegato su Lavoce.info – dove parte dei membri (tre su cinque) avevano poche citazioni (una trentina). Tanto che «forte era il rischio, puntualmente concretizzato, che prevalessero orientamenti e criteri valutativi fortemente divergenti dalle raccomandazioni dell’Anvur». Così da escludere studiosi come Dincecco, Nuvolari e Vecchi, molto stimati fuori dal nostro Paese. Altro che “merito” e denunce per “la fuga dei cervelli”. Soltanto retorica, considerata la vicenda raccontata da Sergio Rizzo.