Si chiama Massimo D’Alessio ed è un volontario della Protezione Civile colui che mercoledì 18 gennaio, qualche ora dopo la valanga che ha spazzato via l’Hotel Rigopiano di Farindola, ha fatto partire i soccorsi, credendo all’allarme lanciato al telefono dal ristoratore Quintino Marcella (amico e datore di lavoro di Giampiero Parete, uno dei primi sopravvissuti). Massimo lavora per una ditta di trasporti a 40 km da Pescara ed è membro della Pc dal 2008 nel gruppo ‘Volontari senza frontiere’. Ha raccontato la sua esperienza in un’intervista al quotidiano La Stampa.
«Avevo appena finito il turno, mi avevano mandato alla golena nord del fiume Pescara per monitorarne l’esondazione. Proprio per questo motivo ero passato in questura e avevo dato il cellulare. Ma non dovevo essere io a ricevere quella telefonata, è stato un errore…», ha raccontato all’inviato della Stampa a Pescara Ilario Lombardo. La telefonata che ha fatto partire i soccorsi sarebbe stata ricevuta da D’Alessio alle 18.57. «La questura aveva il mio numero per le esondazioni. È una procedura standard: al 113 lascia il proprio numero chi si trova più vicino all’emergenza. Solo che nel mio caso l’emergenza era il fiume, non una valanga in montagna a chilometri di distanza. È stato bravo Quintino a insistere». Quintino Marcella – ha continuato il volontario della Protezione Civile – «gridava, era esasperato. Gli ho detto ‘aspetta un attimo, calmati, così non capisco’. Gli chiedo il nome e il cognome e cerco di tranquillizzarlo. Gli spiego che avevo necessità di avvisare almeno chi avevo intorno, non potevo certo dirgli che partivo subito io per il Rigopiano. Metto giù e chiamo il mio capo dei Volontari senza frontiere, Angelo Ferri che si attiva immediatamente, mentre io chiamo la prefettura» e «chiamo anche la questura e i carabinieri di Penne. Le registrazioni parlano chiaro». Le ha ascoltate in questura, dove è stato chiamato come testimone. Compresa una telefonata tra la sua compagna e Parete: «Urlava che si trovava lì ma non vedeva più l’hotel». E le procedure in Prefettura? «Noi della Protezione civile non diciamo mai ‘forse’, ‘non credo’ o cose così. Noi partiamo, subito», ha concluso.
(Immagine da account Twitter del Soccorso Alpino)