Valentino Rossi, e se lo avessi fatto tu il biscottone?

VALENTINO ROSSI –

Ci ho pensato stanotte. Sono in Francia a Villerupt – in uno dei più bei festival che abbia mai frequentato, tutto dedicato al cinema italiano (la più bella rassegna sulla nostra Settima Arte è in Lorena, sì) – e ho rivisto, con più calma, la gara di Valentino Rossi. Con dei francesi, uno spagnolo e qualche italiano. E ho avuto un’illuminazione: noi sorridevamo amari, consapevoli come Rossi che il biscottone ci sarebbe stato e senza remore, lo spagnolo si vergognava, i francesi erano allibiti (e dire che andarono a un mondiale con un gol di mano). Ecco, guardando quel ragazzo che non esultava e i cugini, solitamente ferocemente felici delle nostre sconfitte, addirittura arrabbiarsi, ho capito.

LEGGI ANCHE: VALENTINO ROSSI, “ERO SICURO DEL BISCOTTONE”

Ho capito la doppia morale europea, in cui l’italiano è l’imbroglione per antonomasia, ma viene imbrogliato sempre. E che ieri solo la sfacciataggine delle azioni di ben tre piloti ha messo in imbarazzo i più.

LEGGI ANCHE: Valentino Rossi torna sul “biscottone”: «Non sarà facile dimenticare»

So che penserete che mischio troppe cose, ma sono legate, quelle più serie e quelle più frivole: la mucca pazza in Inghilterra, le Volkswagen in Germania, come il fallo di mano di Henry o il balletto a tre dei ridicolissimi centauri spagnoli per tornare al famoso biscotto eurocalcistico tra Svezia e Danimarca, sono cose che, fatte da un italiano, avrebbero suscitato indignazione folle e che invece fatte da paesi con reputazioni più civili, passano per incidenti. Eppure sono imbrogli da “soliti ignoti”. Ora, immaginate solo se Rossi avesse avuto una gomma sfondata, con una moto più lenta di Dovizioso e Iannone. E Lorenzo fosse partito ingiustamente (o almeno, concedetecelo, con una punizione troppo severa) dall’ultima fila. E i due dietro il primo lo scortassero fino all’arrivo, rischiando addirittura di cadere per evitare di andargli avanti. E immaginate Valentino Rossi che poi si bulla, dicendo “eh, eh, sono stati bravi, così il titolo è rimasto in Italia”. Basta pensare che, per quanto schifo facesse il suo insulto, per l’offesa a Zidane Materazzi è passato alla storia come il primo uomo squalificato per una provocazione verbale alla stregua di chi l’aveva aggredito fisicamente. Il contrario sarebbe successo? O l’italianità del difensore era determinante in quella punizione?

LEGGI ANCHE: JORGE LORENZO, “BRAVI MARQUEZ E PEDROSA”

Insomma Valentino, meno male. Hai perso, ma immagina se fosse successo il contrario. Sarebbero state squalificate tre generazioni di piloti che fossero italiani anche solo di seconda generazione, avresti dovuto restituire il titolo per poi fustigarti in pubblico. A loro basta un sorriso impunito di Marquez, la confessione velenosa di Lorenzo, le pudiche bugie di Pedrosa. Una recita squallida. E la colpa è anche nostra: altrove ci si unisce sotto la stessa bandiera, anche se puzza di imbroglio. Da noi si tira sul vincente di casa nostra: Rossi? Se lo è meritato, è un evasore! Rossi? Ma non avete visto, quello a Marquez era un calcio volante! Rossi? E’ stato pure squalificato per il calcioscommesse! Ah no, quello era Paolo.

LEGGI ANCHE > GLI SPAGNOLI HANNO RUBATO IL TITOLO A VALE

Allora, fateci perdere i mondiali. Insultate un campione che ha tenuto su tutto il circus di una triste MotoGp e che ha avuto in cambio un teatrino indegno. Noi e lui sappiamo che il vero campione ha il numero 46 e che Lorenzo è un pupazzo che vale un terzo del fenomeno di Tavullia. E Marquez è un mediocre presuntuoso.
Lo capirà anché Vale che 9 o 10 fan poca differenza e che ieri, con quella rimonta, è entrato nella leggenda. E forse nei cuori di tutti, come mai prima d’ora. Perché lui a Valencia ha fatto vedere cos’è un eroe sportivo; i tre porcellini, invece, squallidi come chi per strada fa il gioco delle tre carte con due compari a tenergli il gioco, hanno infangato la loro disciplina. Noi ci teniamo questa sconfitta dolorosa perché i vincitori sono vili, ma voi, fateci il piacere, smettetela di darci lezioni. Imbrogliamo come e più di voi. Ma senza la pretesa di fare i duri e puri. Inganniamo il prossimo, ma quando lo scopriamo non ci nascondiamo. Anzi, ci godiamo ad affossarci, a vedere voi, attraverso i giornali stranieri, che ci massacrate (penso ancora ai transalpini che ci prendevano in giro su Berlusconi e poi hanno subito Sarkozy e Le Pen). A organizzare gogne che poi, è vero, spesso si trasformano in processi salvatutti, ma in questo l’epidemia è comune.

Solo, Valentino, tu che rimpiangi Phillip Island (anche per spiegare un’ingiustizia cerchi lo sport, il tuo errore, non l’inganno altrui) fammi un favore. Non accettare la solidarietà di tutti. Manda a quel paese chi ti trovava ridicolo quando vaticinavi, settimane fa, il trappolone di Marquez. Non eri impazzito, né paranoico: tanto è vero che il leale Iannone, che alla fine ti ha tolto punti determinanti, lo hai rispettato fin da subito. Non perdonare chi ti ha massacrato mediaticamente quando ha visto un calcio che non c’era.
Non avere pietà.

P.S.: Rossi per uno scontro giudicato da molti normale, è partito ultimo nel gp decisivo con tanto di penalizzazione. Che pena subiranno i tre spagnoli? Lorenzo ha persino confessato il “biscottone”, ma scommettiamo che non avverrà nulla? E la Honda non si vergogna d’essere stata ancella della rivale Yamaha? Tante domande, nessuna risposta.

 

Share this article