Vigili urbani, si allarga il giro di “mazzette”
03/09/2014 di Alessio Barbati
ROMA – La procura vuole vederci chiaro sul caso “mazzette” ai vigili urbani e apre un’inchiesta per accertare che casi come quelli di Piazza Margana non si verifichino più. Il vigile Luciano Di Cosmo era stato arrestato qualche mese fa per aver chiesto duemila euro ad un gioielliere, proprio in via Margana. Il commerciante stava ristrutturando il negozio e l’agente lasciò intendere che in caso di mancato pagamento sarebbero scattate sanzioni salatissime. «Con ogni probabilità non è stato un caso isolato», aveva scritto il gip Elvira Tamburelli, che ne aveva siglato l’arresto per tentata concussione, spiegando come le indagini fossero ancora in corso per verificare l’assenza di altre persone coinvolte.
IL SEQUESTRO – Il sospetto che i vigili corrotti fossero più d’uno ha portato i Carabinieri di via In Selci ad effettuare un blitz negli uffici della sezione edilizia della polizia locale in via della Greca. Le pratiche finite sul banco degli inquirenti sarebbero almeno una decina e il caso potrebbe vedere più caschi bianchi coinvolti. Nel frattempo dal comando di via della Greca arriva il “no comment” ritenendo che qualsiasi domanda sulle indagini sia “fuori luogo” e rischierebbe di “intralciare il lavoro della magistratura”.
CORSI E RICORSI – Una storia già sentita quella dei vigili disonesti, che forti della loro funzione arrotondano lo stipendio a spese dei commercianti. A ricordare i precedenti è Il Messaggero. Il primo caso risale al 2011 quando i fratelli Bernabei, dell’omonima azienda, denunciarono quattro vigili per concussione. Secondo l’accusa, scrive Michela Allegri, “ in combutta con un geometra che realizzò ad arte un abuso edilizio nei locali in ristrutturazione dei Bernabei, i vigili pretesero soldi per chiudere un occhio”. Qualche mese prima dell’arresto di Di Cosmo due agenti erano finiti in manette per aver obbligato un commerciante a pagare una tangente in cambio del silenzio su una sanzione della Asl. Il Messaggero riporta che “il gip aveva definito quell’ennesimo episodio di concussione «un fatto di ordinaria amministrazione, di cui vi sono repliche in quantità nella città». Poche righe dopo, il magistrato era arrivato a descrivere uno degli arrestati come un vero e proprio «protettore, l’equivalente del riscossore del pizzo nell’estremo meridione d’Italia»”.
“PIU’ VIGILI URBANI” – Ma perché la maggior parte dei casi di corruzione si verifica nel centro storico? Lo abbiamo chiesto al Vice Capogruppo del Pd Livio Ricciardelli “Nel primo municipio questo tipo di illeciti è all’ordine del giorno, perché ospita l’ottanta per cento delle attività commerciali e quindi è normale che questi reati siano più frequenti qui che altrove”.
Cosa può fare la politica per evitare che situazioni di questo tipo continuino a verificarsi? “Alla base del problema c’è un rapporto traviato tra il numero dei vigili presenti sul territorio e quelli d’ufficio. Qualsiasi intervento va accompagnato da un riordino del corpo di polizia municipale per ristabilire le giuste quote tra le due categorie.”
Una situazione familiare… “Lo stesso problema infatti si verifica nell’Atac, dove per ogni conducente ci sono quattro persone in ufficio”
Quindi? “Quindi abbiamo bisogno di più vigili presenti sul territorio a discapito del lavoro d’ufficio. Con più controlli si ottiene il duplice effetto di vigilanza sugli illeciti, sia da parte dei commercianti, sia da parte dei vigili”.
(Photo Credit: Getty Images)