Vincenzo Nibali, chi è il dominatore del Tour de France

Vincenzo Nibali. O Nibalì, come lo chiamano i francesi. Comunque, la maglia gialla che sta riportando l’Italia in vetta al Tour de France sedici anni dopo Marco Pantani. Vincenzo Nibali, da Messina, classe 1984, capitano della Astana, è l’uomo pronto a conquistare la centounesima edizione della corsa a tappe ciclistica più famosa del mondo.

(Lapresse-AP Photo/Christophe Ena)
(Lapresse-AP Photo/Christophe Ena)

VINCENZO NIBALI, UNA CORSA IN SOLITARIA – Nonostante questo, la corsa del siciliano non appare per quella che è, ovvero la cavalcata trionfale di un atleta che dopo la vittoria della Vuelta nel 2010, il terzo posto al Tour nel 2012, la vittoria del Giro d’Italia nel 2013 e la prestazione di quest’anno. Tutta colpa dell’assenza dei principali uomini di classifica e favoriti della corsa, Chris Froome, ritiratosi nella quinta tappa a causa della frattura di un polso ed Alberto Contador, che ha abbandonato la corsa nella tappa con arrivo alla Planche des Belle-filles dopo una caduta lungo la discesa prima del Platzerwel a causa di una frattura alla tibia. Assenze pesanti che hanno cambiato la percezione nel successo dell’italiano. Italiano che come vedremo in passato ha battuto entrambi, sgonfiando in anticipo ogni polemica sulla questione.

 

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VINCENZO NIBALI, LE INSINUAZIONI DEGLI AVVERSARI – Italiano che ha dovuto difendersi anche dalle insinuazioni degli addetti ai lavori. All’arrivo a Risoul della quattordicesima tappa, quella caratterizzata dalla presenza dell’Izoard, vinta dallo slovacco Majka, Gq ricorda come Oleg Tinkoff, patron dell’omonima squadra, abbia detto che senza la caduta oggi sarebbe Contador in giallo. Nibali ha risposto: «Capisco il suo entusiasmo e Alberto è un grande campione. Ma io ero già in vantaggio su di lui prima che si ritirasse». A coloro che ricordavano l’assenza del madrileno e di Fromme, Nibali ha detto: «Li ho sempre battuti, negli scontri diretti. Ce la saremmo giocata in tre, ma io sto benissimo».

VINCENZO NIBALI, L’OMBRA EVOCATA DEL DOPING – Qualcuno ha buttato lì anche il doping. È stato chiesto a Nibali se avesse mai lavorato con il dottor Michele Ferrari, bandito come ricorda Il Giornale dal mondo del ciclismo per doping. La maglia gialla ha risposto di aver querelato le persone che avevano sparso questa voce, ovvero Ivano Fanini, titolare di una piccola formazione di terza divisione, che un giornalista italiano di Repubblica:

«Queste due persone sostenevano che io avessi al mio fianco come preparatore Ferrari, quando io invece non l’ho mai né incontrato né tantomeno conosciuto. Sostenevano addirittura di essere in possesso di materiale fotografico che documentavano quanto andavano in giro dicendo o scrivendo: così presi posizione e decisi di querelarli entrambi. Sapete come è andata a finire? Che mi hanno chiesto entrambi, dopo avermi scritto una lettera di scuse, di ritirare la querela»

VINCENZO NIBALI, IL RAPPORTO CON L’ASTANA – Dura la vita di Vincenzo Nibali, sgridato dall’Astana e dal suo direttore sportivo, Alexandre Vinokourov, che a fine aprile hanno inviato al ciclista italiano una lettera di richiamo per scarso rendimento a causa di mancati piazzamenti nelle classiche delle Ardenne. E dire che con la squadra kazaka, che gli garantisce quattro milioni di euro l’anno fino al 2016, ha vinto una Tirreno-Adriatico, chiudendo davanti a Froome e Contador, vincendo il Giro del Trentino davanti a Bradley Wiggins, un Giro d’Italia, un secondo posto alla Vuelta, un quarto posto al Mondiale e la vittoria al trofeo Melinda, con la quale si laurea campione italiano per la prima volta in carriera.

VINCENZO NIBALI, L’IMMENSITÀ DELL’ATLETA – A 30 anni arriva alla vetta nell’ombra, senza i clamori del pubblico e degli sponsor, emozionando per quel suo stile pacato ma deciso, che emerge sia dalle parole sia dal modo che ha di stare in bicicletta. Solido e senza fronzoli. Un campione che sta dando nuovo lustro al ciclismo italiano come forse solo Marco Pantani è riuscito a fare negli ultimi 20 anni. E che nonostante tutto non riesce ad essere considerato come dovrebbe. Ma forse proprio questa è la forza che l’ha spinto ad arrivare più in alto di tutti. Silenzio, lavoro e conquista, così come fa un cacciatore con la preda. E da domenica, con la vittoria nei tra grandi giri, sarà ufficialmente un Can-Nibali. Ed il ciclismo sarà costretto a dargli il tributo che meritano i grandi, che in silenzio arrivano in alto grazie al talento ed al duro lavoro. Un piccolo inciso. Se vincesse il Tour, entrerebbe nella cerchia ristretta di quelli che almeno una volta hanno vinto le tre principali corse a tappe: Jacques Anquetil, Felice Gimondi, Eddy Merckx, Bernard Hinault, Alberto Contador.

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