“Vogliamo morire. Di fame e di sete”
18/08/2011 di Lou Del Bello
Una coppia di anziani decide di farla finita, ma trova mille ostacoli
All’età di 92 e 90 anni, Armond e Dorothy Rudolph vivevano in pessime condizioni fisiche. Armond soffriva di forti dolori da stenosi spinale, un restringimento della colonna vertebrale, mentre Dorothy era quasi completamente immobile. Entrambi soffrivano di demenza precoce, e secondo quanto racconta il figlio Neil, volevano morire.
SCEGLIERE DI MORIRE – I Rudolphs, sposati da 69 anni, decisero quindi di rifiutare cibo e acqua per porre fine alla loro vita. Pur vivendo ad Alameda, una struttura residenziale assistita a Albuquerque, decisero insieme di avere il diritto di morire volontariamente. Dopo tre giorni, la coppia mise il personale della casa di riposo a parte del proprio piano, e gli amministratori chiamarono immediatamente il 911, dichiarando un tentato suicidio. Il Villaggio di Alameda sfrattò la coppia, e il giorno dopo, i Rudolphs furono trasferiti in una casa privata, dove ancora una volta smisero di mangiare e bere. Dieci giorni dopo aver iniziato il digiuno, Armond morì e Dorothy si spense il giorno seguente. “Entrambi non volevano subire un declino lento e doloroso”, ha spiegato Neil. “Nessuno dei due voleva perdere la propria indipendenza”.
OSTACOLI DI LEGGE – Marshall Kapp, direttore della Florida State University Center per la collaborazione innovativa in Medicina e Giurisprudenza, ha detto che nello sfratto dei due anziani, dopo il loro tentativo di suicidio, hanno giocato anche questioni legali: “Le preoccupazioni di ordine legale hanno probabilmente avuto un ruolo importante nella loro decisione, insieme con il timore di ricevere cattiva pubblicità dalla vicenda”, ha detto Kapp. Anche se la famiglia firmò il consenso informato rispetto alla scelta di rifiutare cibo e bevande, Kapp sostiene che il villaggio di Alameda probabilmente temeva di essere citato in giudizio dal procuratore distrettuale o dall’agenzia di regolamentazione delle licenze di stato per negligenza. “Quasi 1 milione di americani vivono in queste strutture, ma la maggior parte non sanno che i loro diritti di fine-vita possono essere violati come è avvenuto per i miei genitori”, ha detto Neil Rudolph. “Il loro sfratto mi ha scioccato”.
ALTERNATIVA PERCORRIBILE – “Smettere di mangiare e bere è un modo pacifico e indolore di morire, e la gente in tutto il paese non sa nemmeno di potersene avvalere”, ha detto Barbara Coombs Lee, presidente di Compassion & Choices.”Si rivolgono a mezzi violenti e soffrono inutilmente, quando questo metodo è legale e sicuro, e disponibile ogni momento.” Coombs Lee ha sottolineato che gli americani che sono mentalmente in grado di prendere la decisione di porre fine alla propria vita dovrebbero avere il diritto di morire in pace e con dignità, a casa, circondati da familiari e amici. La dottoressa Joanne Lynn, direttore del Centro di Cura per anziani affetti da malattia avanzata presso l’Altarum Institute di Washington DC, sostiene che il suicidio assistito sia difficoltoso a livello di politica pubblica, per varie ragioni legali ed etiche, mentre il rifiuto di cibo e acqua è un’alternativa percorribile.
ANDARSENE CON SERENITA’ – “La maggior parte dei modi per provocare la fine della vita richiedono la partecipazione attiva di qualcun altro, ma smettere di mangiare e bere no”, ha detto Lynn. “Permettiamo alle persone di fare cose molto rischiose, e consentiamo agli adulti di rifiutare trattamenti di sostentamento vitale. Dobbiamo permettere quindi anche questa modalità ‘dolce’ di morte, che richiede meno trattamenti ed è clinicamente meno ‘impegnativa'”. Morire di fame e di sete può sembrare spaventoso per la maggior parte delle persone, ma gli specialisti spiegano che quando si è in fin di vita questo è in realtà un modo abbastanza indolore di porre fine alla vita. “La maggior parte delle persone che smettono volontariamente di mangiare, dopo molte ore non avvertono più la sensazione di fame. A volte addirittura si avverte una sensazione di euforia a causa di cambiamenti metabolici nel corpo. E così, sì, è un modo pacifico di andarsene”.