Weimar, quando la crisi distrugge la democrazia

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La Germania democratica uscita dalla prima guerra mondiale fu distrutta dalla recessione economica, dal collasso delle banche e dall'incapacità di unirsi dei partiti che si opponevano al nazismo

Crisi economica perenne, disoccupazione di massa, povertà sempre più diffusa, collasso del sistema politico, ingovernabilità del paese. E poi la risoluzione dei problemi peggiore di tutti i mali appena citati, ovvero l’avvento della più feroce dittatura della storia, il nazismo. La Repubblica di Weimar è ancora un oggi un monito per la crisi della società europea, ed uno scenario sempre più simile alla situazione attuale che stiamo vivendo.



L’INIZIO E’ LA FINE – Le cause della caduta di Weimar sono molteplici, ma è ovvio che la sua stessa nascita fu maledetta dall’approccio sbagliato con il quale fu trattata la Germania, uscita sconfitta dalla prima guerra mondiale. All’epoca Francia e Inghilterra imposero durissime condizioni all’unica Nazione rimasta in piedi dopo il conflitto, visto lo smembramento dell’Impero austro-ungarico. La Germania fu condannata a pagare 132 miliardi di marchi oro alle Nazioni vincitrici, così come dovette cedere moltissimi territori tedeschi. L’Alsazia e la Lorena tornarono alla Francia, l’antica provincia prussiana fu data alla rinascente Polonia, così tutti i territori coloniali furono ceduti. Ancora più umilianti furono gli articoli 227 e 231 del Trattato di Versailles, che sostanzialmente condannavano la Nazione tedesca come unica responsabile dell’enorme eccidio appena finito. Un giovane delegato ai lavori della Conferenza di Pace, John Maynard Keynes, inviato dal ministero del Tesoro britannico, scrisse un libro diventato poi celeberrimo, “Le conseguenze economiche della pace”. Keynes criticò aspramente l’esito di Versailles, evidenziando le durissime, e troppo punitive, condizioni imposte alla Germania, ed evidenziò come la Conferenza avrebbe dovuto lanciare un programma di rilancio economico per diffondere benessere dopo le sofferenze degli anni di conflitto. Keynes abbandonò la Conferenza di Versailles dato che nessuna delle sue proposte fu accolta, e il suo libro ha assunto negli anni successivi un tono profetico che lo rende ancora oggi molto rilevante.

Le bare dei leader spartachisti Rosa Luxembourg e Karl Liebknecht

FERITA MAI RIMARGINATA – Nonostante l’umiliazione subita a Versailles, la Germania uscì dalla prima guerra mondiale introducendo molta più democrazia nelle sue istituzioni. Lo Stato prussiano fu sostanzialmente cancellato, e a Weimar nacque la prima Costituzione veramente democratica del paese. La transizione fu però molto difficile. Dall’inizio della guerra l’Impero tedesco era sostanzialmente retto dall’esercito, e quando la guerra finì, con la fuga del Kaiser Guglielmo II nei Paesi Bassi, l’auspicata trasformazione in monarchia parlamentare naufragò. In Germania scoppiò la rivoluzione, proclamata dalle forze di sinistra, e i poteri del Cancelliere dell’Imperatore passarono al socialdemocratico Friedrich Ebert. La rivoluzione, scoppiata nelle maggiori città tedesche con la nascita di consigli del popolo che sostituivano le precedenti istituzioni, fu subito bloccata con il patto stretto tra Ebert e l’esercito. I socialdemocratici non volevano instaurare per via rivoluzionaria una Repubblica socialista, e questo provocò una frattura con gli spartachisti di Rosa Luxemburg, che volevano imporre anche sul suolo tedesco il modello sovietico. La fondazione del partito comunista tedesco aggravò la spaccatura con la socialdemocrazia di Ebert, e negli scontri di piazza morirono i leader spartachisti Rosa Luxembrug e Karl Liebknecht, a pochi giorni dalle prime elezioni per l’Assemblea che ha l’incarico di scrivere la nuova Costituzione. I continui moti di piazza in tutta la Germania e in particolare nella capitale Berlino  consigliano ai neo eletti di svolgere i loro lavori in un’altra città. La scelta cade su Weimar dopo che altre sedi dei lavori dell’Assemblea costituente come Norimberga, Jena e Bayreuth vengono scartate. Viene eletto subito il nuovo presidente della Repubblica, Friedrich Ebert, l’uomo che per paura della rivoluzione preferì allearsi con le forze borghesi invece che con le masse operaie, una frattura mai ricomposta negli anni successivi. Il primo cancelliere della nuova Repubblica è un altro leader socialdemocratico, Philipp Scheidemann, che forma un governo appoggiato, oltre che dal suo partito, da cattolici di centro e democratici, le forze che costituiranno la maggioranza di Weimar. La Repubblica però parte molto impopolare, soprattutto per la sollevazione contro l’esito della Conferenza di Pace di Versailles. Il politico che firma materialmente il Trattato, Mathias Erxberger, così come uno dei ministri degli Esteri dell’epoca, Walter Rathenau, vengono uccisi poco dopo la sua entrata in vigore.



Una banconota da 100 miliardi di marchi

IPERINFLAZIONE, GERME NAZISTA – Le sollevazioni sul suolo tedesco sono continue, e il governo è subito stremato dall’impossibilità di ripagare le sanzioni belliche. Già durante la guerra l’inflazione era cresciuta in modo preoccupante. Per pagare gli enormi costi del conflitto, il governo tedesco comincia a fare a stampare più banconote, per evitare di soccombere alle troppe spese che non è più in grado di affrontare. Questa inflazione, a partire dal 1922, comincia rapidamente ad aggravarsi. Prima si paga pane, latte e patate con alcune migliaia di marchi, poi si passa ai milioni, per infine arrivare a miliardi e addirittura a migliaia di miliardi di marchi. Gli operai vengono pagati ogni giorno, dal ufficio paga corrono subito verso il mercato per spendere tutto e subito, perché un’ora più tardi i prezzi potevano essere già raddoppiati e il giorno dopo le stesse banconote non valevano più nulla. 200 fabbriche di carta stampano, giorno e notte, nuove banconote, francobolli e altri valori con sopra delle cifre sempre più astronomiche. Alla fine del 1923, la giovane Repubblica di Weimar ha appena 4 anni. In questi 4 anni ha visto 2 tentativi di colpo di stato, centinaia di omicidi politici, un’inflazione senza precedenti nella storia e un conseguente esaurimento dell’economia. Il paese è profondamente lacerato e le forme di lotta politica a destra e a sinistra si stanno deteriorando. Per molti le conquiste della democrazia non contano più nulla, anche perché economicamente si sta peggio che prima della guerra. Tra i tentati colpi di Stato falliti c’è il famoso putsch della birreria di Monaco di Baviera tentato dal leader di un nuovo partito, Adolf Hitler. L’ex caporale dell’esercito austriaco e i suoi fedeli nazisti vengono arrestati dopo il loro tentativo di sovvertire l’ordine democratico, e Hitler sfrutta la detenzione per scrivere il suo pamphlet “Mein Kampf”, il manifesto del programma nazionalsocialista.



RINASCITA RUGGENTE – Quando il collasso sembra imminente la giovane Repubblica tedesca si riprende. Arriva il governo il popolare Gustav Stresemann, che pone l’enfasi su nuove relazioni sociali ed internazionali. Dopo l’occupazione della Ruhr da parte delle truppe francesi si arriva al Patto di Locarno, che suggella l’avvio di una fase di pace globale. I due principali architetti della nuova intesa, il ministro degli Esteri francese Aristide Briand e lo stesso Stresemman, vengono insigniti del premio Nobel per la pace. L’economia si riprende grazie all’introduzione di una nuova moneta, il Rentenmark, che circolava a fianco del vecchio marco imperiale. La differenza tra le due valute era la copertura. Il Rentenmark si basava sull’ipoteca statale dei beni dei proprietari tedeschi, mentre il Reichsmark era invece coperto dai possedimenti statali. La nuova moneta fu introdotta anche per placare una situazione sociale ormai esplosiva, visto che sempre più commercianti si rifiutavano di accettare beni pagati con una divisa ormai priva di valore. Stresemann sanò i conti pubblici e si rifiutò di stampare nuova moneta, mentre gli aiuti finanziari dal mondo anglosassone permisero una repentina ripresa dell’industria tedesca. Grazie anche al nuovo clima permesso dal boom economico Berlino divenne la capitale mondiale dell’arte e della cultura. ono gli anni dei film di Fritz Lang e di Murnau, del teatro di Brecht, della pittura di Klee e Kandinsky. Sono gli anni in cui si affermano scrittori come Thomas Mann, Alfred Döblin, Herman Hesse, Erich Maria Remarque, Elias Canetti, filosofi come Martin Heidegger, sociologi come Max Weber. La cultura di Weimar diventa un mito nei salotti di Parigi o di Praga. Nasce l’espressionismo, la “Nuova oggettività”, artisti come George Groz mettono alla berlina il potere, nasce la più originale scuola artistica del ‘900, la Bauhaus. Si insegna architettura, scultura, pittura, fotografia, design. Il suo fondatore è Gropius, un architetto che ha una visione socialdemocratica della società e mira a valorizzare il lavoro e la manualità degli artigiani. La scuola viene fondata nel ’19 a Weimar e nel ’25 si trasferisce a Dessau. Tra i suoi insegnanti, Klee, Kandinskij, van der Rohe. Sullo sfondo di questa rinascita però c’è un evento che avrà gravide conseguenze. Nelle prime elezioni presidenziali del 1925 vince uno dei protagonisti della guerra, il maresciallo Paul von Hindenburg.

Adolf Hitler parla al Reichstag

LA DEPRESSIONE, COLPO FINALE – Il venerdì nero che travolgerà l’economia mondiale trascinandola nell’incubo della Grande Depressione diventerà il chiodo finale sulla bara di Weimar. Tre settimane prima del collasso di Wall Street muore per colpa di ictus Gustav Stresemann, l’uomo che aveva simboleggiato la rinascita tedesca. Un decesso che annuncia la fine della giovane repubblica di Weimar, trascinata verso il basso dalla crisi economica americana. La Germania era dipendente come nessun’altra nazione dagli aiuti internazionali, cancellati dopo lo scoppio della Grande Depressione. La destra sfida l’eredità di Stresemann convocando un referendum contro il piano Young, l’ultima intesa per rendere più sostenibili le riparazioni belliche. La votazione popolare fallisce per il mancato raggiungimento del quorum, ma è la prima manifestazione della crescente popolarità di Adolf Hitler. I nazisti diventano rapidamente la forza egemone della destra tedesca, favoriti dal collasso politico che segue la grande crisi economica. La grande crisi bancaria del 1931 peggiora la situazione già disastrosa creata dalla Grande Depressione. Fallisce la Danat Bank, all’epoca la seconda banca del paese, che dichiara bancarotta a causa del fallimento della più grande impresa tessile del paese. Il crollo di Danat Bank scatenò una corsa agli sportelli di centinaia di migliaia di risparmiatori, che fu fermata solo dall’intervento governativo, che impose la chiusura degli istituti. In seguito Danat Bank fu salvata tramite la fusione con la Dresdner Bank, e il controllo passò quasi completamente allo Stato. Altri istituti come Commerzbank o Deutsche Bank registrano una netta crescita dell’intervento pubblico, che però non riuscì a risollevare l’economia. La crisi precipita e il conto sociale è salatissimo: Un terzo della popolazione è disoccupato, tanto che i senza lavoro sono oltre sei milioni, e solo 12 milioni di tedeschi hanno un lavoro regolare. Il sistema politico collassa, in una serie di inconcludenti elezioni che si susseguono a ritmo quasi più febbrile dei governi che nascono. Dopo i fallimentari governi di due esponenti dei grandi partiti di Weimar, Hermann Müller della SPD ed Heinrich Brüning del Zentrum, von Hindenburg nomina due cancellieri slegati dai partiti, von Papen e von Schleicher, esponenti della Kamarilla del presidente. Nascono allora i primi governi presidenziali, che si basano sui poteri concessi dalla Costituzione al Capo dello Stato. La crisi però si aggrava, e dopo quattordici anni nei quali sono passati 20 governi, cinque elezioni politiche in sei anni, violenza politica sulle strade soprattutto tra comunisti e nazisti con morti e feriti quasi ogni fine settimana, la democrazia entra in un’agonia irreversibile. I nazisti diventano il primo partito tedesco nel luglio del 1932, e dopo la nomina di Hitler a cancelliere ad inizio 1933, ottengono un grande successo nelle elezioni del marzo successivo, una vittoria che spiana la strada all’instaurazione della dittatura. La Repubblica di Weimar si è sostanzialmente già conclusa, e sfruttando il quadro giuridico fornito dalla Costituzione, Adolf Hitler fa approvare dal Parlamento la legge che gli concede i pieni poteri. E’ il 24 marzo del 1933, e tutti i partiti, anche quelli di ispirazione democratica che avevano governato in precedenza, votano le norme che trasformano la Germania in una dittatura. Dopo l’espulsione dal Reichtstag dei comunisti solo la Spd vota contro la  Ermächtigungsgesetz, ma il nazismo ormai ha vinto e solo una guerra mondiale lo sconfiggerà.