Referendum autonomia, il «doge» Zaia alla conquista dell’Italia (e della Lega)

Tutti provano a salire sul carro (o meglio, sulla gondola) del vincitore. Ma non c’è dubbio che il vero trionfatore all’indomani del referendum per l’autonomia in Lombardia e Veneto sia proprio Luca Zaia, il governatore di quest’ultima regione, un vero e proprio «doge», amato dal territorio e rispettato dagli avversari politici. Non la Lega Nord nel suo complesso (che, anzi, deve prendere atto dell’ascesa del suo esponente veneto), non il presidente della Lombardia Roberto Maroni (che si è mostrato tiepido per tutta la campagna elettorale), non il Movimento 5 Stelle che – in queste ore – sta gridando alla vittoria della consultazione popolare.

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ZAIA VINCITORE, SUL REFERENDUM AUTONOMIA HA BATTUTO TUTTI

Vincitore meno che mai è il Partito Democratico che, nonostante tutto, sta provando a rivendicare il suo apporto fondamentale (e quello di alcuni sindaci come Giorgio Gori) al raggiungimento del risultato finale. Vincitore a metà è il centro-destra che ha definito questa tornata elettorale come «la prova della sua tenuta».

La copertina virtuale di questo referendum per l’autonomia, insomma, è proprio quella del governatore Zaia, che ha condotto una campagna aggressiva in questi ultimi mesi, che ci ha messo la faccia quando c’era da criticare il governo per alcune scelte in merito alla divisione dei costi (e delle responsabilità) per l’organizzazione della giornata elettorale. È stato lui a parlare di big-bang (alle urne si è recato il 57,2% dei veneti, il 98% dei quali ha votato sì), è stato lui a chiedere espressamente i 9/10 delle tasse al governo italiano, è stato lui a proporsi come interlocutore del primo ministro Paolo Gentiloni.

ZAIA VINCITORE, È LUI L’ALTER EGO DI SALVINI

«Nelle ultime 48 ore – ha detto Zaia in conferenza stampa – ci arrivavano le fatture dal ministero, ma è storia passata. Il Veneto è disponibile al dialogo col governo e a diventare laboratorio dell’autonomia». Un laboratorio che lui stesso guiderà per altri tre anni e che sarà senz’altro il trampolino di lancio per proporre un vero e proprio alter ego interno al partito di cui fa parte: una nuova Lega fatta di puristi del settentrionalismo e libera dalle aperture salviniane. Un modello che, al nord, tira molto di più.

(FOTO ANSA/RICCARDO GREGOLIN)

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