Oggi il mondo del calcio si è trasformato in uno sbuffo di sigaretta per dare gli auguri a uno dei suoi grandi maestri. Zdenek Zeman compie 70 anni e la sua è una storia di sport, di fantasia e di profonda provincia. Tutti ricordano il suo Foggia dei miracoli, tutti si divertono commentando gli atteggiamenti tattici delle sue squadre, così sbilanciate in avanti da poter segnare e subire – nella stessa partita – valanghe di gol. E poi, tutti sottolineano la sua crociata contro la Juventus, vero pallino del tecnico boemo, un marchio di fabbrica.
Una guerra fredda durata 20 anni. Dal 1998 in poi, fatta di dichiarazioni bomba e di battute al vetriolo. Zeman fu il primo a denunciare, alla fine degli anni Novanta, l’utilizzo del doping nel calcio. La polemica, in quella circostanza, riguardò anche i muscoli di Alessandro Del Piero e terminò a colpi di carte bollate. Zeman, per commentare la vicenda, disse: «Il calcio è finito in farmacia. Per vincere ad una società servono solo due persone, una esperta di farmaci e un’altra brava in matematica, che sappia far quadrare i conti».
Da allora, fu guerra aperta con la Juventus, con Luciano Moggi e con tutto ciò che la società bianconera ha rappresentato. Zeman ha più volte fatto i conti in tasca agli scudetti della Juventus, sia nel corso del caso doping (terminato con un nulla di fatto, dopo controverse vicende processuali), sia dopo Calciopoli: «La Juventus? Se è colpevole, bisogna toglierle i trofei vinti in questi anni perché non le spetterebbero»; o ancora: «Quanti sono gli scudetti della Juve? Per me sono tanti quanti sono quelli assegnati».
E poi, la rivincita personale quando incrociò i bianconeri sui campi della Serie B, le accoglienze infuocate a Torino, i fischi, le critiche. Ma per l’altra metà dei tifosi italiani, Zeman ha sempre rappresentato un punto di riferimento. Ai supporter della Juventus ricordava di «leggere le sentenze, perché chi rispetta le regole è mio amico, gli altri no», delle punizioni capolavoro di Del Piero diceva: «ha segnato perché era messa male la barriera» e non risparmiava frecciatine nemmeno a un mostro sacro come Gianluigi Buffon: «Un pronostico per la partita? No so, chiedetelo a Buffon. Io vado solo in tabaccheria, è lui quello che passa in sala scommesse».
Nessuno come lui è stato più divisivo nel calcio, amato o odiato senza mezze misure. E Zdenek Zeman, a chi faceva notare la sua partigianeria anti-juventina rispondeva semplicemente e con un mezzo sorriso: «Io non ce l’ho con la Juve, anche perché sono nato juventino. Io ce l’ho con chi ha fatto il male del calcio e quelle persone lavoravano per la Juve». E il mozzicone di sigaretta tornava a fior di labbra. Buon compleanno.
(FOTO: ANSA/CLAUDIO LATTANZIO)